È ferragosto. Ci svegliamo come al solito alle sette. La coppietta di fidanzati nella stanza accanto sta ancora dormendo.
Cercando di fare meno rumore possibile facciamo colazione e prepariamo le bici. Come prima cosa dobbiamo trovare una farmacia per Michelangelo che ha una infezione ad un dito della mano.
La farmacia è in Corso Garibaldi, la strada principale nel centro di Benevento.
Pedalando verso il centro si vedono terrazzi addobbati con bandiere gialle e rosse e una strega al centro che ci ricordano la promozione del Benevento nella serie A di calcio.
Arriviamo nel centro; è carino, ordinato e pulito. Gli edifici, contemporanei e i resti delle costruzioni medievali e romane non stonano insieme e condividono una ristretta area in modo piacevole alla vista.
La farmacia di turno è in piazza Santa Sofia, una bella piazza con un chiesa del IV secolo che ricorda quando Benevento era sotto la dominazione longobarda. Di fronte alla chiesa una fontana e il campanile sulle cui pareti, oltre a delle scritte antiche, sono fissate delle tavole marmoree che ricordano l’estensione del Sannio antico e del Ducato di Benevento.
Per il dito del Miche una pomata a base di gentamicina, dopodiché ci regaliamo una seconda colazione al bar della piazza. Ciambella zuccherata per il Miche, pasticciotto alla crema per Dudu, cappuccino per Micky e un caffè freddo per me, che bevo chiacchierando di pellegrinaggi con il barista e il prete di Santa Sofia.
Riprendiamo le bici. Uscendo dalla città sfiliamo accanto all’arco di Traiano, eretto per celebrare la costruzione della via Traiana, che accorciava la strada per arrivare a Brindisi, rispetto alla tradizionale via Appia.
Ora la strada inizia a salire, ci aspettano venticinque chilometri di salita sul ripido fianco del monte San Silvestro e la giornata è già caldissima. Lungo i venticinque chilometri un solo bar dove fermarci per un po’ di ristoro, poi dobbiamo accontentarci di qualche sosta all’ombra di un albero per far rifiatare il Miche. Il paesaggio e prevalentemente agricolo. Campi coltivati a pomodori, vigne o tabacco oppure campi gialli dal fieno che è stato già tagliato.
Arriviamo a Buonalbergo intorno alle tre del pomeriggio. Il paesino, piccolo, con le case costruite in pietra è pressoché deserto. Noi siamo diretti alla “Casa del Pellegrino”, una struttura accreditata presso l’associazione delle vie francigene, che, a fronte di un costo contenuto, ospita i pellegrini lungo il loro cammino.
Ad attenderci Antonio e Fernanda, che ci mostrano dove dormiremo. È una vecchia casa in pietra, disposta su due piani, appartenuta alla nonna di Fernanda. Come le vecchie case ha le scale ripidissime e,salendo, occorre stare attenti a non sbattere la testa. L’arredamento è contadino, semplice e funzionale; la cucina, oltre ai fornelli, ha una madia per fare il pane e una credenza per i piatti e le provviste.
Antonio e Fernanda ci propongono di cenare insieme; la cena sarà a base dei prodotti coltivati da Antonio nei suoi campi. Accettiamo di buon grado e ci diamo appuntamento per le otto.
Dopo aver lavato e steso il bucato ci concediamo la prima mezza giornata di riposo e una lunga doccia.
Arriviamo alle otto senza rendersene conto. Antonio e Fernanda sono puntuali con la cena. Per tutti pasta al pomodoro; la salsa è preparata con la conserva di pomodoro che Fernanda fa per tutto l’anno. A seguire insalata di pomodori, cipolle e sedano, pasta della pizza fritta e condita con salsa di pomodoro e formaggio, frittelle di pasta di pizza con lo zucchero e per concludere della frutta fresca. Tutto ottimo e abbondante.
È ora di andare a dormire. Oggi è stata una tappa breve, ma impegnativa e domani ci attendono settanta chilometri.