Siamo a Oualidia una cittadina sulla costa atlantica dell’Africa fondata da El Oualid, un sultano della dinastia Saadiap, vissuto nel XV secolo. Alloggiamo in una casetta piccola, ma carina con una bella terrazza dalla quale si vede l’oceano.
Ci svegliamo a El Jadida saliamo in terrazza per fare colazione. La casa è praticamente attaccata alle mura della vecchia Città Portoghese, soltanto che da sotto è difficile rendercene conto. Da una lato della terrazza si vede l’oceano, mentre dall’altro i tetti sgangherati delle altre abitazioni.
Spremuta di arance, caffellatte e pancake con marmellata.
Salutiamo la signora e partiamo.
Usciamo dalla città e, poco dopo, enormi stabilimenti industriali ci separano dall’oceano. Stiamo attraversando il complesso industriale di Jorf Lasfar, uno dei più grandi del Marocco che ci accompagnerà per diversi chilometri. Qui lavorano i fosfati e i derivati per la produzione di fertilizzanti (lasciamo a carico del lettore curioso gli approfondimenti sulla provenienza delle materie prime). L’odore dell’aria è acre e in bocca abbiamo uno strano sapore; non sappiamo cosa sia, ma sicuramente niente di buono.
È il tratto di strada più brutto che abbiamo incontrato finora.
Finalmente rivediamo l’oceano. Per altri chilometri non c’è niente. Terreno incolto e quasi nessuna traccia umana né animale.
Ci fermiamo a Sidi Abed, un piccolo paese lungo la strada. È quasi ora di pranzo. Tajine di manzo per Niccolò e di pesce per me. Michelangelo e Micky un panino con pollo. Per tutti tè alla menta.
A farci compagnia un gattino nero con tre zampe che abbiamo chiamato “tre cilindri”. Michelangelo, il gattaro del Marocco, condivide la mia tajine di pesce con tre cilindri, raggiunto ormai da altri due gattini piccolissimi.
Riprendiamo la strada; ora il paesaggio è rurale. È un viaggio indietro nel tempo di duecento anni. Il mulo è il mezzo di trasporto e da lavoro più utilizzato. Bellissimi campi, ora di cavolfiori, ora di carote, delimitati da muretti a secco e palizzate di canne, ci separano dal mare. Il paesaggio è meraviglioso. Le persone impegnate nei campi, a costruire palizzate o a portare le verdure sul dorso ai muli si fermano per chiamarci, salutarci, farci un inchino. È meraviglioso. Noi ricambiamo calorosamente.
Entriamo a Oualidia famosa per l’ostricoltura. Nella sua laguna, c’è l’allevamento di ostriche più grande del Marocco.
La nostra casa è una delle prime del paese. Un appartamento al terzo piano di scale ripidissime. Alla modica cifra di 186 Dirham, poco più di 18 euro abbiamo una casetta modesta, ma carina.
Il tempo di sistemare i bagagli e usciamo.
Facciamo una camminata fin nel centro città, ma benché sia una località turistica ci sembra che abbia poco da offrire. Prima di rientrare la spesa per la cena. Uova, zucchine e pomodori, anche se, una cosa tanto semplice quanto far capire che vogliamo le uova è un’impresa.
Torniamo a casa circondati da bambini curiosi che escono dalle scuole con i quali cerchiamo di comunicare.
Doccia, cena e a letto, stanchi ma appagati dalla giornata.