Varsavia, una città apparentemente grigia e insignificante, che ci ha conquistato con la vivacità delle sue piazze, ricche di musicisti e artisti di strada, con l’ordine e la pulizia, con il verde e le piste ciclabili.
È il giorno della partenza e la sveglia è assassina, 4:40. Ieri sera abbiamo trafficato fino a tardi tra suddivisione dei bagagli e preparazione bici. Ci alziamo come soldatini per l’eccitazione da partenza.
Il volo è alle 8:50. Noi di abitudine ci presentiamo in aeroporto almeno tre ore prima perché dobbiamo fare il check-in al desk e abbiamo quattro bagagli oversize da gestire.
Oggi scorre tutto liscio e senza code.
Ci imbarchiamo lasciando Roma sotto una pioggia insistente. Il volo ci ha riservato qualche turbolenza, ma alle 11:15, puntuali siamo a Varsavia.
Ci mettiamo in un angolo dell’aeroporto a montare le bici e a suddividere i bagagli nelle varie sacche. Quest’anno il mio già pesante bagaglio si arricchisce della tenda quattro posti che posiziono legata al manubrio. Posizione perfetta, se non fosse che mi rende complicato cambiare i rapporti.
Uscendo dall’aeroporto ci rendiamo conto che l’aria è frizzante. Altra temperatura rispetto a Roma, tant’è che abbiamo freddino.
Nei dodici chilometri che separano il nostro ostello dall’aeroporto ci sembra di essere capitati in una città triste, forse condizionati dagli stereotipi dei polacchi, tipo Kripstak e Petrektek di Zelig.
Una prima impressione sicuramente sbagliata. Avvicinandoci alla città, tra parchi ben tenuti e piste ciclabili sempre più trafficate ci rendiamo conto di essere in una città moderna e vivace. Teenager con i capelli colorati che si spostano in skateboard, universitari che studiano al parco, persone che si spostano in monopattino elettrico.
Prima di visitare Varsavia decidiamo di lasciare i bagagli in ostello, al secondo piano di un grande palazzo in posizione piuttosto centrale.
Sono le tre del pomeriggio e non abbiamo ancora pranzato. Fortunatamente vicino all’ostello c’è un grande supermercato: pollo allo spiedo ben caldo, vari tipi di pane, pesche e mirtilli per la modica cifra di otto euro. Consumiamo il nostro pranzo nella cucina dell’ostello e usciamo.
La temperatura ci richiede una maglia termica a maniche lunghe sotto la t-shirt.
Visitiamo prima la city di Varsavia, con grattacieli e centri commerciali enormi. Bella da girare, ma non ci scalda il cuore. Entriamo poi nella città vecchia. Sappiamo che Varsavia è stata quasi completamente distrutta dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, ma il centro storico è stato ben restaurato.
Avvicinandoci al centro storico la nostra attenzione è richiamata da un gruppo di ragazzi in abito tradizionale che aspetta l’autobus.
Arriviamo nel centro. Casette tutte colorate si affacciano su piazze piene di vita. Artisti di strada sembrano sfidarsi a chi richiama più persone. Ci sono i cantanti, i musicisti, i maghi, i mimi e un povero Winnie the Pooh che non guarda nessuno.
Giriamo senza una meta per il centro affascinati da tutto: gli edifici, il castello, le persone. Ci accorgiamo che è ora di cena. Ci fermiamo in un ristorante nella piazza principale; vogliamo mangiare qualcosa di tipico. Due piatti di Pierongi (ravioli cotti al vapore ripieni di varie cose), uno salato e uno dolce, tre tazze di zuppa calda (ideale vista la temperatura): pollo, barbabietola rossa e carne, e due tortine buone da levare il fiato: una di mele con una salsa di vaniglia e una di cioccolato e amarene.
Soddisfatti possiamo concludere la nostra prima giornata. Da domani si inizia a fare sul serio 😊.
Comments
1 commentoGiovannella
Ago 3, 2019Bravo Ale,viaggiamo con voi attraverso i tuoi occhi e le tue battute riflessioni