Continuando il nostro percorso lungo la via Egnazia ci siamo fermati a Bitola, Pelagonia al tempo dell’impero romano, che ne fece la capitale della omonima repubblica, dopo aver suddiviso in quattro la Macedonia.
Bitola è situata nella regione della Pelagonia, che si estende tra Grecia e Macedonia del Nord, a soli 15 chilometri dalla frontiera.
Ci svegliamo presto nella campagna di Resen, apparecchiamo nel giardino e, dopo una bella colazione in compagnia di un cane che si mette a cuccia accanto a noi, partiamo.
Dobbiamo superare un altro valico, anche se, partendo da un altitudine maggiore, non saliremo tanto quanto ieri.
Dopo un breve tratto di strada statale imbocchiamo subito un vecchio sentiero nel mezzo ai boschi, in parte sterrato, in parte lastricato, in parte asfaltato.
Finalmente siamo soli. Ci godiamo la natura e la pedalata senza l’ansia di auto o camion; ogni tanto incontriamo qualche trattore.
Arriviamo alla fine della lunga salita. A quota 1200 metri c’è una chiesetta ortodossa. È chiusa, ma dispone di un bel giardino con le panchine ed una fontana, il luogo ideale per una sosta. Panini per Dudu e il Miche frutta per gli adulti.
La temperatura è fresca, ma piacevole. Un po’ di relax per godere del sole che fa capolino tra le nuvole ed è già ora di ripartire. Si sta alzando un vento che non promette niente di buono. Indossiamo la giacca a vento prima di affrontare la lunga discesa che ci porterà a Bitola. Intanto, da dove siamo saliti noi, arriva una coppia di ragazzi con le biciclette. Sono due berlinesi anche loro diretti a Istanbul. Due chiacchiere e li lasciamo a godersi panchine e giardino.
Scendiamo tra i boschi che gradualmente diventano campagna. Incontriamo le prime case: l’orto, qualche albero da frutto, il cane che ci abbaia al passaggio e il trattore parcheggiato sulla strada come fosse un’utilitaria.
Mancano circa quindici chilometri a Bitola quando arrivano i primi schizzi che ben presto si trasformano in un diluvio. Non ci sono posti nei quali poter cercare riparo, quindi l’unica opzione è pedalare il più velocemente possibile verso quella che sarà la nostra casa per la notte. Qualche minuto e siamo già zuppi. Le mani e le gambe sono gelate. Contiamo i chilometri.
Finalmente entriamo in città. Per strada scorrono fiumi d’acqua che, paradossalmente, al nostro passaggio ci bagnano i piedi riscaldandoli. Le persone che ci guardano con uno sguardo che varia dall’incredulo, alla pietà, al divertito. Arriviamo a casa. Fortunatamente una email ci fornisce istruzioni dettagliate su come entrare. Siamo all’asciutto.
La casa, un appartamento al secondo piano di un condominio residenziale a pochi passi dal centro, è bellissima: arredi nuovi e moderni, ambienti luminosi e pochi oggetti senza senso in giro.
Portiamo le bici su per le scale e senza che tocchino il pavimento le posizioniamo nella grande terrazza. Ora possiamo fare una doccia calda e scaldarci un attimo, mentre fuori, come uno scherzo del tempo, smette di piovere. Ne approfittiamo per uscire e visitare Bitola.
Da casa nostra per raggiungere il centro attraversiamo il mercato ortofrutticolo. Esso dice sempre molto su come vive una popolazione. Colori, odori, voci e rumori. Tutto bello.
Costeggiamo ora il lungo fiume prima di arrivare in Piazza Magnolia, la piazza principale della città. Due moschee, così come l’immancabile torre dell’orologio del XIV secolo ricordano la lunga dominazione ottomana.
Al centro della piazza una statua equestre celebra i natali nobili della città. A meno di due chilometri da Bitola, infatti, ci sono i resti di Heraclea Lyncestis, una delle più famose città antiche macedoni, fondata nella metà del IV secolo A. C. da Filippo II di Macedonia, padre di Alessandro Magno.
La nostra visita prosegue lungo la Shirok Sokak, la strada principale. Tra gli edifici di rilevanza architettonica più vecchi dei Balcani, un tempo sede dei vari consolati, sorgono bar, ristoranti e negozi di ogni genere impreziosisti talvolta da bellissimi murales.
La strada è affollatissima. Chi è seduto ai tavolini davanti ad un gelato o un pezzo di dolce, chi cammina avanti e indietro guardando le vetrine. Decine di cani con una targhetta attaccata all’orecchio dormono o passeggiano lungo la strada. Non sono aggressivi e si fanno accarezzare, ma è una cosa davvero curiosa.
Ultima cena macedone da Korzo, un ristorante lungo la Shirok Sok che offre i soliti piatti tipici a base di carne.
Poi torniamo nel nostro lussuoso appartamento. Domani lasceremo la Macedonia del Nord a favore della Grecia, nella regione della Macedonia.
Il contenzioso tra i due paesi per il nome Macedonia , che ha creato più di qualche tensione, si è risolto nel 2022 quando la Repubblica di Macedonia ha accettato di cambiare nome. Da allora si chiama Macedonia del Nord.