Siamo a Fox Glacier, un minuscolo paesino sulle Alpi neozelandesi che vive di turismo, come gran parte dei paesini di montagna. Si trova ai piedi del ghiacciaio Fox e offre escursioni sul ghiacciaio con tutti i mezzi possibili oltre all’opportunità di immergersi nelle numerose sorgenti di acqua calda che sono presenti nell’area.
Siamo nella camera di un motel. Uno di quelli che piacciono a noi. Cucina grande in comune, così come spazi ricreativi comuni; persone da ogni parte del mondo che va e viene.
Ci siamo svegliati prestissimo nella nostra stanza di Christchurch. La navetta ci aspetta alle 8:30 nel centro della città che si trova a circa 7 chilometri da noi. Solita colazione abbondante e in sella.
È decisamente freddino. Arriviamo alla stazione degli autobus in anticipo. Il mezzo, un pulmino Mercedes bianco arriva puntuale. Ci porterà fino a Greymount, dove dovremo prendere un altro mezzo per arrivare a Fox Glacier.
Avevamo avvisato che avremmo avuto quattro bici al seguito, ma quando vediamo montare il portabiciclette al pulmino, capiamo che se non diamo una mano al buon autista non ce la faremo mai. Gli spiego che non c’è modo di infilare quattro bici nel suo trabiccolo. Ridistribuiamo le valigie presenti nel portabagagli e ci infiliamo due bici. Le altre due nel trabiccolo. Ora possiamo partire.
Il viaggio è confortevole e lo trascorriamo guardando il panorama. Il pulmino effettua più soste. In una caffetteria a cui ci fermiamo lungo la strada c’è un Kea, un pappagallo locale che figura tra le specie protette della Nuova Zelanda. Zampetta tra i tavoli di un locale in cerca di cibo.
Prossima fermata direttamente Greymount, sulla west coast. Il tempo di comprare un po’ di provviste per i prossimi giorni in cui saremo isolati, smontare le bici e saliamo sul pullman che finalmente ci porterà a Fox Glacier.
Il viaggio dura circa tre ore e mezza. Dopo circa un’ora il pullman si ferma a Hokitika. Pensiamo che debba salire qualcuno, invece l’autista ci fa scendere tutti dandoci appuntamento dopo un’ora. Probabilmente un accordo tra la compagnia e il paesino per far girare l’economia, una cosa mai vista.
Arriviamo a Fox Glacier. Il paese è decisamente bruttino. Scarichiamo e rimontiamo le bici prima di andare al nostro motel. Ad attenderci la signora della reception. Un’anziana signora, simile nell’aspetto a Mrs Doubtfire che è impegnata a farsi il colore ai capelli. È molto gentile e, oltre a darci le indicazioni su tutte le aree comuni della struttura, ci suggerisce di coprire bene le biciclette, per ripararle dal kea. Il kea è chiamato il clown di montagna per sua indole giocosa e per l’abitudine di strappare le gomma dalle ruote, selle e manopole delle bici, probabilmente al solo scopo di divertirsi.
Copriamo bene le biciclette con dei teli, prima di andare in camera. Una spesa al vicino supermercato e ci immergiamo nella cucina multietnica del motel. Facce e odori di spezie di ogni tipo e di ogni parte del pianeta. Dalle insalate con l’avogado consumate con una fetta di pane imburrata, alle polpette, fino agli stufati o ad un audace teglia con salsicce, lenticchie, tantissima cipolla e tantissimo aglio che stanno cucinando una coppia di ragazzi seduti in un angolo. Sarei curioso di assaggiare tutto, o quasi.
Consumiamo la nostra cena in questo meraviglioso spazio comune dove si mescolano etnie e culture diverse e c’è ne andiamo a letto. Domani ci attendono oltre settanta chilometri.