Siamo a Trani nella parrocchia di Santa Chiara. Fuori è appena passato un temporale, breve ma intenso. Abbiamo avuto il tempo di togliere il bucato appena steso e ripararci nel piccolo bar mantenuto dai ragazzi dell’oratorio.
Ci svegliamo al campeggio dei camper a Zapponeta. Siamo decisame i primi. Alle 5 e mezza ero fuori dalla tenda, seguito a breve distanza da Micky; dopo poco i bimbi. Oltre ad essere stata una notte caldissima e appiccicosa si sono verificati nell’ordine i seguenti fenomeni, conosciuti come le piaghe di Zapponeta: il karaoke fino all’una di notte in un villaggio vicino, la discoteca all’aperto fino alle quattro, la pompa di calore di un camper che ci ha tenuto compagnia con il suo ronzio, l’invasione delle formiche che, per tutta la notte, dormendo nella verandina, mi sono trovato addosso.
Abbiamo dormito decisamente poco, ma siamo piuttosto pimpanti. Colazione, carico bici, saluto al tuttofare del campeggio e partiamo.
Riprendiamo la strada delle saline in direzione sud. Dopo poco lasciamo la provincia di Foggia ed entriamo nella provincia di Barletta-Andria-Trani. Alla nostra destra la riserva naturale Salina di Margherita di Savoia. Le saline, con i suoi venti chilometri di lunghezza e cinque di larghezza sono le più grandi d’Europa e le seconde nel mondo. Utilizzate già dai normanni hanno reso il territorio prezioso sin dall’antichità.
Siamo affascinati dalle vasche naturali con l’acqua rosa, affiancate da montagne di sale, ma ancor di più dai fenicotteri rosa, che sono sempre belli da vedere.
Arriviamo a Margherita di Savoia, un tempo chiamata Saline di Barletta, città che deve L sia fortuna alla saline, oggi anche centro termale e balneare. Ci fermiamo per una seconda colazione, dato che i bimbi hanno bisogno di mangiare piuttosto spesso. Una ciambella con la crema è quello che gli serve per ripartire di slancio.
Ripartiamo e pochi metri dopo ci fermiamo in una piazza con una fontanina. Un ragazzo si avvicina per guardare le bici raccontandoci di averne venduta una tre giorni prima ad una ragazza toscana. Ricordo che, quando abbiamo dormito a Buonalbergo, Fernanda ci ha raccontato che tre giorni prima di noi si era fermata una ragazza toscana di nome Beatrice. Chiedo notizie sulla ragazza a cui ha venduto la bici e….. il caso vuole che si Beatrice.
La cerco su Facebook e le scrivo che abbiamo sentito parlare di lei due volte nel giro di tre giorni e che stiamo facendo il solito percorso.
Ci risponde che le farebbe piacere incontrarci e pedalare un pomeriggio insieme. Lei è più avanti di noi…. chissà se riusciremo ad incontrarci.
Ci rimettiamo in sella e non ci fermiamo più fino a Barletta, città della disfida, che ha assunto questo appellativo per una scontro combattuta tra undici cavalieri francesi e undici cavalieri spagnoli nel 1502.
È l’ora di pranzo e, mentre attraversiamo il centro, un panificio lungo la strada ci sembra provvidenziale. Oltre al pane e alle focacce ha degli ottimi primi: trofie pomodoro e olive per Micky e per il Miche, tortellini pomodoro, mozzarella e parmigiano per Dudu e per me.
Non manca il tempo per la prima foratura del viaggio. Micky ha la ruota posteriore a terra. Con un lavoro di squadra facciamo presto, complice un gommista a pochi metri da noi, che facendomi utilizzare il compressore, mi risparmia di gonfiare la ruota con la mia mini pompa e fare una sudata.
Prima di ripartire chiamo la parrocchia di Santa Cristina a Trani che offre ospitalità ai pellegrini. Ci risponde don Alessandro, il parroco della parrocchia, che si dimostra gentile e disponibile. Ci chiede di inviargli una foto dei documenti e delle credenziali, dopodiché ci risponde che ci ospiterà.
Mancano una quindicina di chilometri a Trani che percorriamo su uno stradone dritto e trafficato. Lungo il tragitto degli alberi di fico ci regalano dei frutti dolcissimi che mangiamo con soddisfazione.
Entriamo a Trani attraversando la zona industriale, dove la maggior parte delle aziende è legata alla lavorazione della famosa pietra di Trani, una roccia, color crema chiaro, che si estrae nelle cave dell’area.
Arriviamo alla chiesa di Santa Cristina, dove don Alessandro ci sta aspettando. È un parroco giovane, vitale e pieno di entusiasmo. È arrivato più volte a Santiago seguendo diversi cammini: il francese, il portoghese, il primitivo e l’inglese.
La sua parrocchia è frequentata da numerosi ragazzi e bambini ai quali don Alessandro ha dato spazi per ritrovarsi e giocare. Pensiamo che i preti dovrebbero essere tutti così.
Sistemiamo le nostre cose e usciamo a piedi per visitare il centro, costruito in pietra di Trani. Visitiamo la splendida cattedrale affacciata sul mare, in stile romanico pugliese, costruita a partire da poco dopo l’anno mille. Saliamo nel suo campanile alto oltre sessanta metri; dall’alto si gode di una vista meravigliosa.
La storia di Trani si incrocia con quella dei templari, che si imbarcavano dal porto della città per recarsi in Terra Santa, e che nella città hanno eretto la chiesa di Ognissanti.
Dopo un giro in centro e una spesa torniamo in parrocchia. Cena a base di pollo al girarrosto, pomodori e stracciatella, qualche giro ad un gioco da tavolo e poi a letto.