Siamo a Trpanj in due stanze comunicanti dell’hotel Faraon, al termine di una giornata dedicata in gran parte ai trasferimenti. Non abbiamo ancora iniziato a pedalare seriamente, limitandoci per ora, a fare i vacanzieri.
La sveglia suona impietosamente alle 4 in punto. La festa non deve essere finita da molto. Per strada si sentono ancora degli schiamazzi di chi ha deciso di fare il lungo fino alla mattina, accompagnato da qualche bottiglia di birra.
Accendiamo la moka e prepariamo colazione. Nel piccolo condominio, suddiviso in tanti monolocali per ospitare i turisti, dormono tutti. Cerchiamo di fare meno rumore possibile nel prepararci e nel portare giù per le scale i bagagli e le bici, custodite nella terrazza del secondo piano, di fronte al nostro appartamento.
È ancora buio anche se dal mare il cielo inizia a colorarsi timidamente di arancio.
All’imbarco del traghetto non troviamo la folla di ieri. Entriamo subito e andiamo a sistemarci in una sala con aria condizionata e luci soffuse. Li possiamo riprendere i sogni da dove li avevamo interrotti al suono della sveglia.
Due ore e mezza di navigazione e siamo di nuovo a Spalato. Abbiamo due ore prima di imbarcarci di nuovo per l’isola di Korčula, o Curzola in italiano.
Una visita veloce al vicino centro storico di Spalato, una seconda colazione in un bel panificio e un po’ di spesa a base di frutta al mercato con i prezzi più cari del negozio di Bulgari.
Onestamente, oltre che per la bellezza dei luoghi e del mare la Croazia ci sta colpendo per il costo della vita. Decisamente più cara rispetto all’Italia.
Altro imbarco, questa volta in un catamarano e altre due ore e mezza di navigazione prima di cambiare la terza imbarcazione della giornata e raggiungere la penisola di Peljesac, Sabbioncello in italiano.
Finalmente sbarchiamo. Sono le due del pomeriggio ed è decisamente caldo.
Dovremmo affrontare circa 25 chilometri per andare all’hotel che abbiamo prenotato dall’altra parte della penisola. La strada sale ripidamente per 11 chilometri per poi scendere, inoltre è stretta e pericolosa con un burrone costantemente alla nostra destra.
Micky e il Miche non se la sentono di fare questa faticata sotto il sole, pertanto prendiamo un transfer per l’hotel che porta noi, le biciclette e i bagagli a destinazione in meno di un’ora.
Arriviamo all’hotel Faraon. Una bella struttura direttamente sul mare leggermente decadente. Le camere sono quelle che definiremmo anni ‘70, ma è pulito ed il personale è gentile.
Sono le tre del pomeriggio e non abbiamo ancora pranzato. Lasciamo i bagagli e le bici e rimediamo subito. Camminando sul lungomare ci fermiamo ad un piccolo ristorante. Nicco prende un ćevapčići, piatto tipico di tutti i Balcani; un panino con delle piccole salsicce speziate servito con patatine fritte e una salsa di peperoni. Il Miche pizza ai frutti di mare. Micky i Pjukanci, una tipica pasta croata, ai gamberi e io dei crostini ai profumi di mare con gamberi e acciughe.
Ci rimane il tempo di un bel tuffo all mare di fronte all’hotel e un po’ di relax prima di andare a cena.
Dopo una giornata calda e faticosa non ci rimane che andare a letto. Domani, dopo aver preso un altro traghetto per il continente, inizieremo finalmente a pedalare ed attraverseremo la prima frontiera: entreremo in Bosnia e Erzegovina.