Ci svegliamo a Braşov, una gioiello nel cuore della Transilvania, circondata dalle montagne dei Carpazi. Oggi ci aspettano poco meno di 40 chilometri da percorrere in bicicletta, un tragitto pianificato per vedere il famoso castello di Bran.
Dopo esserci preparati, scendiamo a fare colazione in uno dei locali del centro storico. Ci fermiamo al Café Shakespeare, un luogo dal fascino particolare, con un arredamento ispirato al mondo del grande drammaturgo inglese. Tra le note della musica jazz in sottofondo, discutiamo del percorso che ci attende, gustandoci la colazione.
Ma la mattina ci riserva una piccola sorpresa: la bicicletta di Michelangelo ha di nuovo una ruota a terra. Non essendo eccessivamente stretti con i tempi, decidiamo di non utilizzare la nostra ultima camera d’aria di scorta e di cercare invece un negozio per la riparazione.
Braşov, famosa tra gli appassionati di mountain bike, offre molte opzioni, ma non è facile trovare un negozio aperto di lunedì mattina. Dopo qualche ricerca, scopriamo un “bike café”, una combinazione perfetta di caffetteria e officina per biciclette, dove risolviamo rapidamente il problema.
Lasciata Braşov, ci avventuriamo lungo una strada sterrata che ci accompagna per una decina di chilometri. La ghiaia cede il passo alla frescura, ai profumi ed ai colori del bosco.
Svoltiamo ora sulla statale particolarmente trafficata e costellata di cantieri. L’attenzione deve essere massima, soprattutto quando i camion sfrecciano di fianco a noi.
Siamo quasi a Bran. In lontananza, appare di fronte a noi la sagoma del castello, arroccato su una scogliera rocciosa. La sua immagine, resa celebre dal romanzo di Bram Stoker, ci introduce nel cuore della leggenda di Dracula.
Bran è un villaggio pittoresco, il cui fascino è indissolubilmente legato al suo castello medievale. Nonostante la fama, la fortezza non ha un legame diretto con Vlad l’Impalatore, la figura storica che ispirò Dracula. Tuttavia ciò non ha impedito che diventasse una meta turistica ambita.
Arriviamo alla struttura che ci ospiterà per la notte, una casa convertita in affittacamere. Dopo una doccia rigenerante ci incamminiamo verso il castello lontano solo un chilometro. Ora è di fronte a noi con le sue torri e bastioni. Scattiamo qualche foto prima di perderci tra le bancarelle di souvenir e cianfrusaglie, dove si respira un’atmosfera decisamente più commerciale. Decidiamo di non entrare nel castello, consapevoli che l’interno non possa offrirci nulla di originale.
Per la cena ci fermiamo a “La Cristi”, un ristorante che serve piatti tipici nei pressi del castello. Rientriamo in camera, un mini torneo di burraco ci tiene occupati prima di dormire.
Il giorno dopo, ci svegliamo con calma. Il percorso è breve ma impegnativo, completamente in salita, attraverso i sentieri montani dei Bucegi, una parte dei Carpazi meridionali nota non solo per la sua bellezza naturale, ma anche per le leggende legate ad essi.
Dopo un breve tratto di statale, ci inoltriamo su una strada sterrata che inizia subito a salire. Micky fatica un po’ su questo terreno più tecnico, mentre Michelangelo, spericolato e felice, salta con la sua bici da un lato all’altro del sentiero. Procediamo lentamente, spesso spingendo le biciclette a mano per stare tutti insieme. Ci rendiamo conto che, di questo passo, rischiamo di arrivare a destinazione col buio, così decidiamo di deviare sulla statale non appena possibile, anche se meno avventurosa e più trafficata.
Attraversiamo ora un altopiano. L’erba alta ci accarezza le caviglie. Avanziamo senza seguire un percorso preciso, ma seguendo una direzione.
Presto ritroviamo la strada statale. È quasi ora di pranzo e un vicino supermercato con delle panchine all’esterno ci sembra il luogo perfetto per una sosta. Mentre ci sistemiamo, un uomo ci sente parlare italiano e ci invita a unirci a lui.
Si chiama Marius, un metalmeccanico rumeno che vive in Italia, nella provincia di Bergamo da oltre trent’anni. È un uomo di cinquantaquattro anni, con la vivacità di un ragazzo e un’insaziabile voglia di parlare. Ci racconta la sua storia, di come abbia lasciato la Romania, allora molto povera, dove era maestro di violino per cercare fortuna in Italia. Ci parla della moglie, della separazione, del figlio e della sua vita, costellata di sacrifici e di speranze. Ci fornisce i dettagli del trapianto di capelli che ha fatto in Turchia con tanto di documentazione fotografica.
Dopo oltre un’ora di chiacchiere, riprendiamo il nostro viaggio, attraversando una bellissima foresta. La salita è costante: dovremo scalare cinquecento metri nei prossimi otto chilometri.
Un cane ci si affianca lungo la strada, sporco e con qualche parassita, ma affettuoso e fedele. Lo ribattezziamo “Marius”, in onore del nostro nuovo amico. Ci segue per chilometri, scomparendo di tanto in tanto tra gli alberi, per poi riapparire al nostro fianco. Ci chiediamo cosa faremo se dovesse seguirci fino all’hotel, ma i nostri dubbi svaniscono quando, poco prima dell’arrivo, lo vediamo entrare in una casa lungo la strada.
Finalmente, raggiungiamo Pârâul Rece, una piccola località immersa nei suggestivi Monti Bucegi. Qui, pochi turisti si avventurano per ammirare la fauna locale, inclusi cervi, cinghiali e, talvolta, orsi bruni, numerosi in questa zona.
Il nostro rifugio per la notte è l’Hotel Bucegi Porțile Regatului, un nome che evoca immagini di un portale verso un regno incantato. E infatti, questa terra è ricca di miti e leggende, di antichi regni e misteriose energie.
All’esterno dell’hotel, un cartello ci spiega cosa fare in caso di incontro ravvicinato con un orso.
L’interno dell’hotel riflette un’estetica oscura e misteriosa. Le teste di cinghiale e le pelli d’orso appese alle pareti rivestite di legno scuro creano un’atmosfera particolare, completata da un attaccapanni adornato con i tradizionali vestiti della Transilvania. Appena prendiamo possesso delle nostre stanze inizia a piovere forte. Abbiamo scampato per un soffio l’acquazzone.
La serata si conclude con una cena a base di piatti tipici prima andare a letto. Domani, inizieremo la discesa dalle montagne, lasciandoci alle spalle l’incanto dei Bucegi.