Siamo in un campeggio poco dopo Monopoli. A poche centinaia di metri da dove abbiamo piantato la tenda c’è una bellissima caletta dall’acqua cristallina e azzurrissima. Stiamo iniziando a trovare il mare azzurro che ci immaginavamo.
Ci svegliamo a Bari nella nostra camera di albergo anni 50. Ci laviamo e iniziamo a portare le borse al piano terra. Una volta caricate le bici il primo pensiero è quello di fare colazione. Siamo a Bari, cosa mangiare se non il pasticciotto?
Il fido Google ci suggerisce Martinucci Laboratory, quale miglior posto dove gustare il prelibato dolcino. Attraversiamo di nuovo il corso principale in direzione Bari Vecchia. Arriviamo in piazza Mercantile, una bella piazza, luogo nel quale, in un tempo ormai passato, risiedeva il mercato cittadino. Qui si trova la pasticceria che cerchiamo; è al piano terra di un edificio storico ed è circondata da meravigliosi edifici cinquecenteschi.
In vetrina, come anelli in una gioielleria, fanno mostra di se i pasticciotti, dolcini di pasta frolla ripieni a vari gusti a base di crema.
Entrando sulla nostra destra il laboratorio, dove a vista vengono preparati i dolci. Un luogo che invoglia a mangiare.
Due pasticciotti al gianduia, rispettivamente per il Miche e per Micky. Per Dudu e me invece pasticciotto alla mela con frolla integrale.
Siamo tutti felici, ognuno con il proprio trofeo in mano, tuttavia la tragedia è dietro l’angolo.
Nel tragitto che il pasticciotto del Miche deve compiere, da una posizione ad altezza pancia alla bocca, la frolla del pasticciotto ha un cedimento strutturale sotto il peso della crema contenuta al suo interno. Quel che ne rimane è un pezzettino di tristissima pasta frolla senza crema.
L’espressione dipinta sul viso del Miche descrive, meglio di mille parole, la tragedia dell’attimo. Non si può non capire il dolore di un bambino di fronte ad un pasticciotto che non ce l’ha fatta ad essere gustato.
Al Miche viene comprato un altro pasticciotto accompagnato da un latte caldo, come per Dudu. Cappuccino per Micky e un caffè leccese per me, ghiaccio, latte di mandorla e una tazzina di espresso da rovesciare nel bicchiere. Ottimo.
Finalmente ripartiamo. Percorriamo tutto il lungomare di Bari, che nella parte sud è molto più bello rispetto alla parte nord.
Ci fermiamo a Mola di Bari con una passeggiata a mare altrettanto degna di nota. In una piazzetta c’è una fontanella. Li dei bimbi giocano a calcio, con il pallone che ogni due tiri finisce nella strada tra le auto che passano.
Mentre ci rinfreschiamo e riempiamo le borracce alla fontanella un bambino con un pallone sotto il braccio e sua nonna si avvicinano per guardare le bici. Vito, è un bambino di 8 anni curioso e socievole. Ci tempesta di domande sulle biciclette e sui viaggi che abbiamo fatto. Lasciamo che Dudu e il Miche raccontino le loro esperienza con gli occhi da bambino. Si capiscono.
La nonna lo interrompe continuamente. Non le interessa che il bambino manifesti curiosità, lei deve informarci che il bambino è bravissimo a calcio, che a scuola ha un solo nove e poi tutti dieci, che è un mago del computer, che sarebbe dovuto andare qualche giorno a Roma o Bologna, dove abitano dei suoi cugini, ma a causa del Covid non è potuto andare. Vito manifesta più volte insofferenza, ma le nonna non gli lascia spazio. Quando la nonna capisce che il bambino non la considera più ci dice che deve portarlo a mangiare le stelline in brodo con le patate al forno che ha fatto la mattina e che riscalderà. Dopotutto ci sono solo trentacinque gradi ed è quasi mezzogiorno!
Salutiamo Vito e la nonna e ci rimettiamo in sella. È caldo, ma oggi siamo tranquilli e le gambe girano bene. Arriviamo a Polignano a Mare, dove ci accoglie una statua di Domenico Modugno, originario del paese. È un borgo medievale che sorge su uno sperone di roccia a picco su un mare cristallino.
È affollatissimo. Ci mettiamo la mascherina ed entriamo nella parte medievale attraverso l’Arco della Porta, unico accesso al borgo, spingendo la bici lungo stretti vicoli tra le case bianche. Purtroppo il numero di visitatori, i negozi di souvenir, i mille ristorantini che si contendono i turisti a colpi di menù e viste mozzafiato, snaturano un po’ l’atmosfera, rendendo l’idea di una attrazione turistica in stile Italia in miniatura.
Non abbiamo ancora un posto dove dormire. Abbiamo provato a chiamare, senza successo, per tutto il giorno la Parrocchia Sant’Antonio, un posto che offre ospitalità ai pellegrini che percorrono la via francigena. Prima di lasciare Polignano a Mare chiamo un campeggio a sud di Monopoli; sarebbe al completo, ma considerando che siamo in bicicletta ci troverà il posto per la tenda.
Ripartiamo con destinazione campeggio. Li troveremo anche una caletta dove potremo fare il bagno.
Arriviamo a Monopoli; attraversiamo Porta Vecchia che ci introduce nel centro storico della citta. Sfiliamo accanto alla bella cattedrale di Santa Maria della Madia in stile barocco. È bello il mix di mare, cultura e storia che si respira in Puglia.
Percorriamo i pochi chilometri che ci separano dal campeggio. Montiamo la tenda e corriamo in spiaggia. Cala Stretta, una caletta racchiusa tra rocce appuntite sulle quali non si sta proprio comodi è il nostro premio per una giornata in cui abbiamo pedalato per sessanta chilometri sotto un sole cocente. Il mare entra dentro per circa venti metri e l’acqua è bellissima. Trascorriamo un paio d’ore prima di andare a mangiare.
Tonno pomodori e burrata; fresco e gustoso. Poi a letto.