Terzo e ultimo giorno trascorso per intero a Tokyo. Domani dopo una mattinata a zonzo prenderemo un mezzo per andare a dormire nei pressi dell’aeroporto. Tuttavia c’è ancora un po’ di tempo prima di fare le considerazioni finali e un bilancio di quasto viaggio.
Una sveglia comoda e un piano già definito danno inizio alla nostra giornata. Una volta pronti carichiamo le bici e ci muoviamo, si perché pur rimanendo a Tokyo dormiremo in un altro hotel, una ventina di chilometri più a nord di quanto ci troviamo ora.
Prima tappa della giornata è Rappongi. L’avevamo già sfiorata il giorno che siamo arrivati da Kyoto, ma è stato solo un passaggio notturno con la bici. Oggi vogliamo andare a vedere da vicino le Rappongi Hills.
Sono un insieme di edifici, di cui il più alto è la Mori Tower. Le Rappongi Hills sono una città nell città e ci possiamo trovare di tutto: negozi, ristoranti, supermercati, dentisti, studi medici, servizio di baby sitter, e chi più ne ha più ne metta, oltre che appartamenti. Secondo l’imprenditore Minoru Mori, colui che ha voluto creare Roppongi Hills, questo complesso dovrebbe consentire a chi ci vive di avere tutti i servizi di cui si ha bisogno, senza dover perdere tempo in spostamenti, in modo da poter disporre di maggiore tempo libero da dedicare a se stessi.
Nella piazza sotto la Mori TowerRappongi è allestita una bella installazione di tanti Doraemon. Foto di rito con Dudu e il Miche e poi andiamo a portare a termine la nostra missione della mattina. Trovare una panchina. Si una panchina. La strada principale che corre di fianco alle Rappongi Tower è caratterizzata da varie panchine, ognuna delle quali è stata realizzate da un architetto diverso. Noi ne cercavamo una in particolare; quella dell’architetto e designer italiano Andrea Branzi, che è anche il padre della Pina di Radio Deejay.
La Pina, nel suo libro “I ♥️ Tokyo”, parla di questa panchina e chiede a chi si trovi da queste parti di farci una foto, pubblicarla su Instagram e taggare la Pina stessa. Siamo qui. Ci vogliamo far mancare questa cosa? Suvvia!
Foto fatta e Pina taggata. Ora possiamo tuffarci nella vera confusione. Torniamo nel caotico quartiere di Shibuya per fare un giro in Takeshita-Dori una via affollatissima, soprattutto da giovani vestiti in modo piuttosto eccentrico. Ci sono negozi di abbigliamento anche stravaganti, negozi di dolciumi, e di crêpes, negozi di accessori vari e un negozio che fa uno zucchero filato enorme e multicolore.
Parcheggiamo le bici, con tutti i bagagli caricati, mettiamo una chiusura e ci mischiamo alla folla, sperando che nessuno ci rubi le borse. Veniamo subito inghiottiti dal fiume umano, facendo attenzione a non perderci di vista. Ci sono personaggi favolosi: il dark con un trench in pelle, quello tutto nudo eccetto un paio di mutande attillatissime di jeans, gente con capelli di ogni colore. È divertente vedere le persone oltre a entrare nei vari negozi assolutamente in linea con i frequentatori della strada.
Usciti dal caos prendiamo la direzione dell’hotel. Si trova a Ueno, un quartiere vivace, famoso per un immenso parco.
Lasciamo i bagagli e bici in hotel e usciamo per una passeggiata per le strade di Ueno.
Il nostro hotel è proprio dietro a Ameyoko, una strada-mercato lungo la quale si concentrano numerosi negozi che vendono qualsiasi cosa, non c’è un tipo di prodotto particolare in cui è specializzata, anche se principalmente si trovano cibo e vestiti. Dopo una bella passeggiata su e giù per Ameyoko e altre strade vicine e incredibilmente affollate decidiamo di cenare in un locale un po’ ruspante.
Ci infiliamo in una birreria in cui servono una specie di tapas in salsa giapponese. Tanti piccoli piatti della tradizione giapponese accompagnati da delle ottime birre. Ordiniamo polpo fritto, due diverse tempura si verdure, pollo fritto e patatine fritte per il miche e un piatto di spiedini misti, molto di moda come street food giapponese. Acqua e una birra per me. Tutto buonissimo, anche se gli spiedini non sono proprio come ce li aspettavamo. Uno di pollo e uno di polpettine buoni. Poi due spiedini che non avrei mangiato nemmeno sotto tortura. Uno di pezzi di pelle del pollo e uno di cartilagini del pollo. Quello di cartilagini in particolare desta le maggiori perplessità. Dudu sotto i nostri occhi schifati li mangia entrambi.
Non ci resta che andare a letto. Domani, dopo una mattinata dedicata a salutare Tokyo andremo a dormire nei pressi dell’aeroporto da dove partiremo la mattina successiva.
Comments
1 commentoGiovannella
Ago 26, 2018Doraemon Nooooo!Ti ricordi Niccolò come piangeva Miche se solo lo sentiva nominare.Ora ci fa le foto assieme!!!!!!