Ocrida, Macedonia del Nord, una città che, insieme al suo lago, è dal 1979 Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.
Siamo in uno degli centri abitati più antichi di tutta l’Europa, sulle rive di uno dei laghi più antichi della terra e sicuramente il più antico nonché profondo d’Europa.
Una giornata lunga con spostamenti in bici, trasferimenti in pullman e visite a luoghi in due diverse nazioni.
Ci svegliamo nell’hotel in stile baita di montagna e, dopo una bella colazione ci mettiamo sui pedali.
Solita strada brutta con auto e camion che sfrecciano veloci. Purtroppo, ogni pochi metri, mazzi di fiori e una foto ci ricordano le numerosissime tragedie avvenute su questa strada, quasi sempre di giovani tra i 20 e i 30 anni.
Entriamo nella periferia di Tirana. Quartieri come tanti, squarci di vita vera, profondamente diversa da quella dipinta a colori vivaci delle zone centrali e turistiche di qualsiasi città. Persone indaffarate nei propri lavori e sguardi curiosi, saluti e sorrisi verso quattro forestieri in bicicletta.
Arriviamo alla stazione centrale degli autobus. Da qui partono i pullman per la Macedonia del Nord. Verifichiamo l’orario di partenza e poi andiamo a visitare il vicino centro.
Tirana è una città moderna; il centro politico ed economico dell’Albania. Palazzi alti di design ospitano banche ed hotel lussuosi. Raggiungiamo il centralissimo Parku Rinia, un parco con le fontane, il museo di storia nazionale e l’immancabile torre dell’orologio. Qui gruppi di turisti fanno la fila per farsi la foto accanto al cartello “I Love Tirana” e anche noi non possiamo sottrarci al rito.
Torniamo alla stazione dei pullman. In attesa come noi ci sono viaggiatori di ogni nazionalità.
Scambiamo due parole con signore argentino, aiutiamo una coppia di cicloviaggiatori tedeschi a caricare le bici, poi si parte.
Tre ore di viaggio tra i monti dell’Albania, uno stop alla frontiera per il controllo passaporti e siamo sul lago. Una fermata a Sturga dove scendono due cicloviaggiatori tedeschi e poi un’altro quarto d’ora per la nostra destinazione.
Finalmente arriviamo a Ocrida. Un luogo pieno di storia, abitato già dal neolitico e successivamente dominato dagli illiri, dai greci, dai romani e dagli ottomani. Si trova proprio sulla Via Egnazia, una delle principali vie di comunicazione dell’Impero Romano, che collegava Roma a Bisanzio incentivando così gli scambi commerciali e culturali. Noi cercheremo di seguirla fino ad Istanbul.
Prima di raggiungere la casa nella quale dormiremo dobbiamo prelevare dei soldi visto che il pagamento dev’essere fatto in contanti, così come per gli alloggi dei prossimi due giorni.
11.000 dinari macedoni corrispondenti a circa 180 euro.
Andiamo ora alla casa. Mentre aspettiamo la signora arriva un motociclista con un bel KTM 1190 da enduro. Si chiama Steve ed anche lui ha una prenotazione nel solito condominio.
Un signore australiano, andato in pensione a dicembre, all’età di 61 anni. Ha iniziato a pianificare il suo viaggio e si è imbarcato quattro mesi fa con la sua moto per la Malesia; da lì ha proseguito attraverso Thailandia, Laos, Cina, Nepal, India, Pakistan, Kazakistan, Georgia, Turchia, Grecia ed ora si trova qui in Macedonia del nord. Proseguirà il suo viaggio fino alla Danimarca dove visiterà dei parenti e poi su fino a Londra. Ha viaggiato scegliendo per lo più strade sterrate. Una bellissima esperienza. Pubblica le immagini del suo bel giro sulla sua pagina Facebook “3 Lost Blockes”.
Lasciamo le bici e i bagagli e usciamo subito. Ocrida, chiamata anche la Gerusalemme dei Balcani per il numero di chiese e cappelle votive, ha molte cose da mostrarci.
Attraverseremo la bella città vecchia, poi passiamo accanto all’anfiteatro romano. Edificato nel 200 a.C.; qui avvenivano le lotte fra gladiatori e i supplizi ed esecuzioni dei primi cristiani; episodi sempre rifiutati dalle popolazioni locali. Al termine del dominio dei romani, il teatro è stato interrato dai residenti e scoperto solo gli anni ottanta durante gli scavi per la costruzione di moderne abitazioni.
Ci dirigiamo ora verso il Monastero di San Pantaleone, a picco sul lago. Lungo la strada tante persone acquistano santini e candele ai vari banchetti improvvisati. Noi non siamo da meno e compriamo quattro candele.
Percorsa la salita, tra le rovine greche e romane ci si presenta il monastero, l’edificio più famoso e fotografato della Macedonia.
È stato sede della più antica università del mondo slavo, fondata nell’anno 893 dal vescovo Clemente di Ocrida.
Qui, secondo molti studiosi ha avuto origine l’alfabeto cirillico, come riforma del glagolitico, il più antico alfabeto slavo mai conosciuto, creato dai santi Cirillo e Metodio.
Degli altoparlanti stanno diffondendo una funzione religiosa, e una folla di fedeli si accalca nel piazzale dinnanzi al monastero. Accendono le candele secondo le indicazioni di un signore che dice dove e come posizionarle. Noi ci mettiamo in fila e facciamo lo stesso.
Entriamo poi in chiesa dove stanno recitando la messa. Il prete celebra la messa, un ragazzo intona i canti e, seduto su di un trono, un anziano vescovo ortodosso con una lunga barba bianca e il bastone pastorale in mano, assiste alla funzione.
Ora i fedeli si accalcano per baciare una reliquia che sembra essere un osso, facendosi il segno della croce al contrario rispetto ai cattolici, come nel rito ortodosso.
L’uscita dalla chiesa è su un lato, accanto al vescovo che guarda chi esce e lo benedice.
Uscire sotto gli occhi del vescovo, senza passare a baciare la reliquia ci mette un po’ in soggezione. Suggerisco di fare come tutti e metterci in fila per omaggiare la reliquia, ma la mia proposta viene bocciata senza possibilità di appello.
Intanto un ragazzo decisamente robusto dai capelli rasati, una collezione di orecchìni e grosse collane in oro giallo, canottiera dei Lakers oversize e un enorme tatuaggio raffigurante la Madonna che gli copre l’intero braccio, passa accanto al vescovo con nonchalance; immediatamente ci mettiamo in fila per uscire liberi ormai dalle nostre titubanze.
Usciamo sfilando accanto al vescovo facendoci il segno della croce secondo il rito ortodosso.
Un ultimo giro della città vecchia con una fermata alla chiesa di Santa Sofia e poi a cena in un ristorante prima di tornare a casa. Una cena ottima e abbondante a base di carne e verdure al prezzo di trenta euro in quattro.