Siamo a Sidi Rahhal Chataï, una piccola cittadina nella regione di Casablanca, conosciuta principalmente per il surf. Abbiamo un bell’appartamento di fronte all’oceano all’interno di un compound, un insieme di case con piscine e giardini curatissimi, protetto da muri di cinta e polizia privata.
È abitato, nella maggior parte dei casi, per brevi periodi all’anno, principalmente da stranieri: in maggioranza francesi, olandesi e inglesi. Qui la vita è finta; non c’è niente di Marocco, dei colori, dei sorrisi e dei profumi di questa nazione.
È il giorno di Natale. Ci svegliamo con calma all’hotel de Paris di Casablanca. Babbo Natale è riuscito a trovarci anche quest’anno. I bimbi scartano qualche regalo, di dimensione rigorosamente contenuta, e andiamo a fare colazione. Chissà se sarà passato anche a casa in Italia. Questo lo scopriremo solo al nostro ritorno.
Una bella colazione nella sala che si affaccia sulla piazza in compagnia di un amico speciale. Un gattino con un occhio solo che che ha saputo farsi voler bene sin dal nostro arrivo. Ci gustiamo la colazione condividendo l’omelette con il gattino e andiamo a preparare i bagagli.
Prima di uscire da Casablanca passiamo al CTM, la compagnia di autobus nazionale. Prendiamo un biglietto da Essaouira a Marrakech per il 31/12. Non avendo abbastanza giorni per completare il giro che vorremmo fare con le biciclette ci aiutiamo con un autobus.
Ci destreggiamo ora tra il traffico caotico della città. Ogni rotatoria, ogni incrocio sembra un gioco di nervi per chi deve passare per primo. I taxi sono chiamati per strada al volo, proprio come nei film ambientati a New York, solo che ci superano e ci tagliano la strada, sia per caricare sia per scaricare le persone. Per noi un incubo.
Attraversiamo la periferia della città dove gli edifici sono più fatiscenti e il caos è ancora maggiore. Ci troviamo così di nuovo di fianco all’oceano.
Le solite ville in vendita, a partire da 3,5 milioni di Dirham, al cambio circa 350 mila euro, contrastano con chi lotta per conquistarsi il pasto quotidiano. Un padre intanto sbuca sulla strada tendendo per mano i propri figli, con il più grande sulla decina, tutti con grossi secchi carichi di granchi da rivendere al mercato.
Ci fermiamo per pranzo ad un KFC. Pranzo di Natale a base di panino con pollo fritto. Poi tutta una tirata fino a Sidi Rahhal Chataï dove arriviamo decisamente presto.
Prendiamo possesso della casa ed usciamo per cercare di comprare qualcosa per la cena.
Il menu della sera di Natale prevederebbe spaghetti aglio, olio e peperoncino, un classico dei nostri viaggi, e pomodori col tonno, ma occorre trovare le materie prime.
Ci incamminiamo verso il centro della piccola cittadina. Compriamo gli spaghetti ed il tonno all’unico mini market, per il resto andiamo al mercato. Il solito mercato colorato e vivace, dove è un piacere soffermarsi anche solo per vedere la merce. Verdure bellissime di ogni tipo: melanzane, zucchine, cavolfiori, pomodori, peperoni e peperoncini, zucche, e chi più ne ha più ne metta. Tutti prodotti freschissimi.
Compriamo i mandarini e le banane ad un banco. A servirci una bambina dell’età circa di Michelangelo. Fa tenerezza. Chissà se frequenta la scuola o se deve lavorare tutto il giorno al mercato.
Poi il peperoncino fresco, un aglio ed i pomodori.
Torniamo a casa parlando degli occhioni neri di quella bambina che ci ha venduto i mandarini. Vediamo tanti bambini, molti di loro escono o vanno a scuola, molti altri sono fuori ad ogni ora.
Facciamo qualche ricerca e scopriamo che in Marocco la scolarizzazione lorda è al 73%, mentre quella netta è al 63%; ciò vuol dire che effettivamente quasi quattro bambini di dieci non frequentano la scuola. Nella vita questi bambini avranno possibilità e mezzi decine di volte inferiori rispetto a chi potrà completare gli studi. Non è un mondo giusto.
Spaghettata ufficiale del viaggio, poi giochiamo un po’ a carte e a letto.
Da domani inizieremo di nuovo a macinare i chilometri.