Dopo una notte un po’ insonne a causa del riscaldamento a pavimento troppo alto, ci svegliamo nella tranquilla campagna di Gareup-ri. Mentre ci prepariamo, qualcuno suona alla porta. È il proprietario della casa: un uomo dall’aspetto formale, con il volto solcato da profonde rughe e una folta capigliatura nera. Tiene in mano un vassoio con caffè e yogurt. La cultura orientale e l’educazione lo mantengono rispettosamente sulla soglia finché non lo invitiamo a entrare.
Dopo le presentazioni, scopriamo che è un professore universitario di meccanica in pensione, tornato ad abitare nel luogo dove è nato e ora dedito a una vita serena e lontana dalla frenesia. È incuriosito dal nostro viaggio e ci rivolge una serie di domande, ascoltando con sincero interesse. Restiamo a chiacchierare per un po’ prima di scattare qualche foto ricordo. Al momento del congedo, ci porge il suo biglietto da visita, dicendo che se mai torneremo saremo suoi graditi ospiti. Lo ringraziamo calorosamente, salutiamo e ci rimettiamo in viaggio.
La temperatura è rigida come mai prima: -11 gradi. Dopo pochi chilometri, decidiamo di fermarci per una colazione abbondante in un eMart. Le bevande calde che sorseggiamo sono un toccasana per il corpo infreddolito.
Pedaliamo attraverso la campagna coreana, immersi in un paesaggio quieto e silenzioso. Davanti a noi alte montagne coperte di fitte foreste di pini, aceri e querce.
Finalmente ritroviamo la ciclabile dei Quattro Fiumi, che si discosta dal fiume e inizia a salire verso una montagna. La salita è lunga e faticosa, ma alla fine raggiungiamo un accogliente rifugio. Siamo congelati, ma una ciotola di ceramica smaltata, colma di udon caldi immersi in un brodo dorato e fumante, ci avvolge come un abbraccio. Per un momento ci sentiamo dei re. Restiamo al caldo per un’ora, finché non ci decidiamo a riprendere la strada.
La lunga discesa richiede particolari attenzioni: alcuni tratti sono ghiacciati. L’abbigliamento tecnico fa il suo dovere, ma le mani, malgrado i guanti, sono congelate e doloranti. L’anno prossimo dovremo sicuramente trovare dei guanti migliori.
La ciclabile torna a costeggiare il fiume, lungo un tratto riservato esclusivamente alle biciclette. Proprio qui, però, per la troppa sicurezza, Michelangelo abbassa per un attimo la guardia e cade rovinosamente. Il manubrio si gira e la leva del freno gli si conficca nell’inguine. Corriamo a liberarlo in fretta dalla morsa del manubrio. Fortunatamente, i numerosi strati di vestiti impediscono che il freno gli perfori la pelle.
Dopo alcuni minuti di tensione, il dolore comincia a diminuire e lo spavento lascia spazio al sollievo. Purtroppo, però, la bicicletta ha subito un danno serio: la leva del freno è troncata proprio all’altezza degli ingranaggi del cambio, rendendo impossibile cambiare marcia. Continuare il viaggio in queste condizioni sembra quasi impossibile.
Riusciamo a bloccare la leva per percorrere gli ultimi chilometri fino a Mungyeong, la città dove dormiremo. All’arrivo ci accoglie una ragazza gentilissima, che prima ci accompagna nella stanza e poi ci porta da un meccanico per tentare di riparare la bicicletta.
Io rimango con Michelangelo, mentre Micky e Niccolò vanno dal ciclista a poche centinaia di metri. Tornano dopo più di un’ora, infreddoliti e sconsolati: il meccanico ha tentato una riparazione di fortuna, ma senza il pezzo di ricambio ha potuto fare ben poco, se non bloccare la marcia su un rapporto abbastanza confortevole. Ha persino contattato diverse cicloofficine della zona, ma senza risultati concreti.
Stanchi e abbattuti, decidiamo di mangiare qualcosa in un 7-Eleven vicino a casa. Prendiamo alcune pietanze da scaldare al microonde e ci sediamo ai tavolini, cercando di ricaricare le energie.
Micky riceve un messaggio dalla ragazza che ci ha affittato la casa. Ha scattato una foto alla leva rotta e ha iniziato a contattare tutte le officine della regione. C’è una speranza: sembra che un meccanico ad Andong, la città dove dormiremo tra due giorni, possa avere il pezzo di ricambio.
Due giorni abbastanza semplici ci separano dalle prossime tappe di montagna. Non ci resta che sperare. Se il pezzo non si troverà, penseremo allora a una soluzione alternativa.
La stanchezza, lo spavento e lo stress, ci fanno crollare non appena tocchiamo i letti.