In Finlandia esiste una parola in grado di rappresentare l’intera identità nazionale del paese: Sisu, pronunciato see’-soo. Non esiste una vera traduzione del vocabolo in italiano, né in nessun’altra lingua. Sisu è forza di volontà inarrestabile, tenacia, perseveranza, determinazione, razionalità e soprattutto resilienza. Sisu è la determinazione a superare le sfide.
Nel 1942 nel giornale Uusi Suomi si cercava di dare una vera e propria definizione alla parola sisu. La descrizione più calzante fu data da un undicenne con questa definizione: Sisu è quando te le prendi ma non piangi.
Ecco, noi oggi siamo stati Sisukas ihminen, ovvero persone con questa qualità. Abbiamo dovuto trovare all’interno della pancia e all’interno delle viscere, il luogo in cui per gli antichi popoli che abitavano queste terre, risiede la formazione delle espressioni e delle esplosioni emotive, la sisu che ci permettesse di assorbire il colpo e trasformare un evento negativo in una nuova opportunità.
Ci svegliamo di buon mattino, i chilometri da fare sono circa settanta, ma dobbiamo attraversare una frontiera, che, per quanto sia all’interno dello spazio Schengen (un’area che comprende 26 Stati europei, i quali, hanno abolito le frontiere interne), in tempi di COVID non si sa mai.
Usciamo dalla nostra cabin in legno del campeggio di Karigasniemi, diamo uno sguardo al fiume e all’altra riva, dove tra qualche ora pedaleremo, carichiamo le bici e partiamo.
Ci fermiamo nel mezzo al ponte che separa i due stati. Un cartello indica dove finisce la Finlandia ed inizia la Norvegia. Qualche foto ad immortalare il momento e poi via. Poche centinaia di metri più avanti un varco di frontiera. Due container, una macchina della polizia e un paio di mezzi militari.
Due giovanissimi militari a controllare i documenti di ogni persona che attraversa il confine. Uno alto, smilzo e biondo, l’altro basso, un po’ più in carne e con il cappellino con la tesa abbassata sugli occhi. Ci fermiamo. Ci avvicinano. Il ragazzo alto ci chiede da dove stiamo venendo. Gli spieghiamo che siamo italiani, abbiamo attraversato la Finlandia e siamo diretti a Capo Nord. Ci contestano che la Lapponia, la regione dalla quale stiamo provenienti, secondo la mappa redatta dall’European Centre for Disease Prevention and Control, è arancione, così come l’Italia, mentre la zona di Helsinki è rossa. Per entrare in Norvegia, anch’essa arancione, occorre aver ricevuto la doppia dose di vaccino.
Noi abbiamo una sola dose e due test negativi fatti negli ultimi dieci giorni. Contestiamo il fatto che le zone da cui proveniamo quando siamo partiti erano verdi e che, anche se fossero state arancioni o rosse, le restrizioni applicate dal governo norvegese prevedevano, per chi era in possesso di una sola dose di vaccino, una quarantena breve di tre giorni seguita da un tampone.
Il ragazzo più basso si allontana telefona a qualcuno. Sentiamo parlare nettamente di una famiglia italiana che vuole entrare. Torna e ci comunica che le regole in questo periodo cambiano continuamente; sono cambiate tre giorni fa, e in base alle nuove regole antiCOVID, attualmente in vigore, non possiamo entrare in Norvegia pertanto dobbiamo tornare indietro. Discutere non serve a niente. È deciso.
Un attimo di smarrimento. Dopo aver percorso circa 1300 chilometri, e a meno di trecento chilometri dalla meta, sentirsi dire che dobbiamo tornare indietro è uno shock.
Nel frattempo inizia a piovere. Attraversiamo il ponte in senso contrario e ci fermiamo a dei tavoli per raccogliere le idee. Cosa fare? Il nostro viaggio non si concluderà a Capo Nord. Non prenderemo più il famoso battello postale norvegese. Il Miche piange.
Decidiamo di tornare al campeggio. Rimarremo qui un giorno per decidere cosa fare ed organizzarci di conseguenza. Abbiamo voli, battelli e qualche posto dove dormire già prenotati. Oltre a questo dobbiamo cercare di tirare su il morale ai bimbi.
Subito al supermercato. Würstel da cuocere sul fuoco infilzati con il forchettone lappone, farina, lievito, pelati e grana padano per fare una cena, nostro modo, prelibata.
Mentre i bimbi accendono il fuoco nella capanna Sami per cuocere i würstel io mi dedico all’impasto. La nostra cabin è sprovvista di forno, ma ha una piastra elettrica. Quindi niente pizza, ma le montanare, classiche pizzette fritte napoletane, si possono fare 😊.
Ci riuniamo tutti nella tenda Sami intorno al fuoco. Tra un würstel, una birra e un bicchiere di Schweppes iniziamo a ragionare su un percorso alternativo. Occorre pedalare per uno scopo, e non tanto per pedalare. Pensiamo se continuare a visitare la Lapponia, che tanto ci ha colpito, come natura e cultura. Se spostarsi a sud per pedalare lungo la regione dei laghi. Se spostarsi a est fino al confine con la Russia e poi scendere. Se attraversare il confine svedese e arrivare fino a Stoccolma.
Tante ipotesi sul tavolo, ognuna con delle limitazioni. In Lapponia le strade, oltre quelle in cui abbiamo già pedalato, sono pochissime e mal servite dai mezzi pubblici. La zona dei laghi l’abbiamo già in parte vista. Il traffico ferroviario in direzione est sembra interrotto da giorni a causa di un guasto sulla linea. Abbiamo già avuto problemi con le frontiere e attraversare un altro confine potrebbe riservarci altre brutte sorprese.
Finiamo i würstel e interrompiamo il discorso viaggio, in attesa di un’idea più chiara o addirittura illuminante. Andiamo a giocare al campo di hockey su prato per muoverci un po’. Le squadre sono formate da Dudu e Micky e da Il Miche e me che vinciamo due partite su tre.
Prima di cena cerchiamo di recuperare quanti più soldi possibile dalle prenotazioni già effettuate e di spostare il volo da Oslo a Helsinki. Con le prenotazioni non sembriamo molto fortunati. Il volo interno Trømsø-Oslo lo perdiamo senza possibilità di rimborso o di voucher e un hotel, sempre a Trømsø, ci addebita per intero la camera. Per il battello compiliamo un modulo di rimborso mettendo come causa della richiesta COVID. Speriamo bene.
Non resta che spostare il volo da Oslo a Helsinki. L’unica possibilità per non rimetterci oltre 1200 euro è quella di partire due giorni dopo, dove il danno è contenuto a circa 130 euro. Si può fare, anche se comporta allungare le ferie.
Dopo aver mangiato delle montanare da 9 (per il 10 mancava il basilico e un po’ di pecorino romano da mischiare con il grana), ci concentriamo di nuovo sul viaggio. Abbiamo a disposizione due giorni in più dare un nuovo scopo al viaggio. L’idea è quella di scendere fino a Pori, sulla costa finlandese sul golfo di Botnia, di li andare a Turku dalla cui cattedrale ha inizio “l’Archipelago Trail”, un percorso ad anello di circa 250 chilometri tra le magnifiche isole della costa occidentale della Finlandia.
Siamo tutti convinti. Per cui i prossimi due giorni saranno di spostamento. Domani prenderemo un pullman fino a Rovaniemi e la mattina successiva un treno fino a Pori.
Ora possiamo andare a letto soddisfatti. Oggi è venuta fuori la nostra sisu.