È proprio così. Il titolo di questa post riassume gran parte di quello che è successo in una giornata speciale. Oggi le emozioni sono state tante, quel tipo di emozioni che non si dimenticano dopo una dormita, ma che restano dentro a lungo, forse per sempre.
Ci svegliamo la mattina nel boschetto. La notte in tenda è trascorsa bene. Abbiamo dormito, ed i nuovi sacchi a pelo sono caldissimi. La nostra casina portatile da quattro persone ogni anno diventa sempre più piccola, tanto che da quest’anno, a causa dell’ingombro, io e Dudu non dormiamo più accanto, ma ai lati della tenda.
La colazione è da dieci. Seduti sul piccolo moletto in legno sulla riva del fiume Keijoki; il sacco a pelo sulle spalle per ripararci dall’umidità della mattina. Caffè, e latte caldo, cereali e pane e marmellata. Intorno la foresta e il fiume. Solo noi con i nostri rumori di vita da famiglia confusionaria a rompere la pace, quasi sacra del luogo.
Contrariamente agli altri giorni, nei quali cercare di partire presto era un mantra, ci prendiamo tutto il tempo che ci serve. Chiudiamo la tenda, ci laviamo nel fiume e prepariamo con calma le bici. Scambiamo qualche parola con un allevatore di salmoni e per le 11 siamo in sella.
Ci allontaniamo dal nostro moletto per andare ad imboccare nuovamente la la strada 926 che corre parallela al fiume. Un cartello ci avvisa del pericolo di attraversamento renne.
Noi pedaliamo parlando di tutto quello che abbiamo vissuto nelle ore precedenti: il moletto sul fiume, la raccolta dei mirtilli, la tenda.
In lontananza intanto una sagoma marrone esce dalla foresta e si ferma al centro della strada. Micky la prima ad accorgersene. Una rennaaa. Siamo tutti eccitati dall’emozione. Continuiamo a pedalare verso l’animale che non si sposta, anzi, cammina piano piano verso di noi, concedendosi agli scatti. Al sopraggiungere di alcune auto come era comparsa scompare di nuovo nella foresta, allontanandosi con la coda ritta, ben consapevole di essere la star. Non ci possiamo credere. Abbiamo visto una renna dal vivo, in natura.
Prima di arrivare a Rovaniemi ci concediamo una pausa in un parco giochi. Anziché riposarsi Dudu e il Miche corrono su e giù sulla funivia. Uno spuntino e poi via fino a Rovaniemi.
Rovaniemi, famosa per essere la città di Babbo Natale, è la capitale della Lapponia, una regione che sia estende tra Finlandia, Svezia, Norvegia e Russia, abitata dal popolo Sami da 75000 anni. Essendo stata completamente distrutta durante la seconda guerra mondiale e successivamente ricostruita è una città piuttosto moderna.
Prendiamo possesso della nostra casina, un appartamento al quarto piano di un palazzo con vista sul fiume, lasciamo i bagagli e, con le bici scariche, andiamo verso l’ufficio postale di Babbo Natale, sul circolo polare artico, otto chilometri a nord della cittadina.
Per arrivare una lunga salita, che, sarà l’entusiasmo, sarà la bici scarica, la saliamo con una facilità mai vista.
Un grande cartello ci avvisa che siamo a Napapijri, il circolo polare artico per i finlandesi.
Sulla destra l’ufficio di Babbo Natale. Lasciamo e bici fuori e entriamo. Ci sono poche persone. A separarci da Babbo Natale soltanto un corridoio che corre lungo il perimetro dell’edificio. Lo percorriamo cercando di memorizzare ogni oggetto e ogni suono. Arrivati alla fine una voce ci incoraggia ad entrare. Il timbro è come ce lo siamo sempre immaginato e come tanti Babbo Natale finti cercano di imitare.
Entriamo e davanti a noi, seduto in una poltrona il vero Babbo Natale. Siamo tutti emozionati, ma il Miche sensibilmente più di noi. La loquacità che aveva fino a tre minuti prima si trasforma in mutismo, un mutismo dettato dall’emozione.
Babbo Natale, che si accorge di tutto, gli chiede cosa vuole il prossimo Natale, ma il Miche non proferisce parola, così gli dice che gli porterà un regalo a sorpresa in più per essere arrivato fin lì con la sua bicicletta. Ci facciamo una foto ricordo con lui e usciamo.
Riprendiamo le bici e andiamo ad attraversare quella linea immaginaria che delimita la regione polare. Dudu, il nostro Sheldon Cooper (un fisico teorico un po’ strampalato della sitcom The Big Bang Theory), contesta l’esattezza della linea tracciata, in quanto non corrisponderebbe al vero circolo polare artico. Probabilmente ha ragione, ma noi ci facciamo le foto di rito, anche se un componente del gruppo è imbronciato 🤣.
Sono quasi le 19, dobbiamo ancora tornare a Rovaniemi, fare la spesa ed andare a casa. Percorriamo a ritroso gli otto chilometri che ci separano dalla città. Ci fermiamo ad un enorme K-Market, un supermercato locale. Le operazioni sono lunghe in quanto dobbiamo comprare due cene, due pranzi e due colazioni; per due giorni non incontreremo un posto dove poter comprare del cibo. Oltre alla spesa ne usciamo con un pettine per raccogliere i mirtilli. Potrà essere sicuramente utile.
La giornata è finita. Abbiamo fatto il pieno di emozioni. Da qui inizia la seconda parte del nostro viaggio. Andremo alla conquista del polo, fino a Capo Nord. Come diceva Ligabue in una sua canzone: “Il meglio deve ancora venire”.