Siamo a nord di Krabi, in un resort gestito come una comune da un altissimo e allegro signore tedesco. Tutto gli spazi sono comuni, le consumazioni e i servizi sono basati sulla fiducia e sull’onestà dei clienti, quasi tutti giovanissimi e nordeuropei.
Abbiamo lasciato la bella isola di Koh Yao Noi per tornare definitivamente sulla terraferma, dove a breve concluderemo il nostro viaggio.
La giornata inizia con una sveglia tranquilla. Dobbiamo trovare una barca che ci porti dalle parti di Krabi. Una volta caricate la bici ci dirigiamo verso il piccolo molo.
Lungo la strada, deviando un po’ verso l’interno, è segnalata una cascata. Abbiamo tempo, pertanto imbocchiamo la strada sterrata sulla nostra sinistra che si fa largo nella giungla. Un albero abbattuto non ci permette di andare avanti, ma il rumore dell’acqua che scende fragorosamente è forte. Lasciamo le bici e proseguiamo. Ci troviamo di fronte una cascata ampia, ma con una portata limitata. I bimbi sono comunque contenti e riescono ad arrivarci sotto.
Riprendiamo il cammino, seguendo la costa; vediamo che a causa della bassa marea, è possibile arrivare a piedi ad una piccola isola di fronte a noi, attraverso una sottile lingua di terra. Un’occasione troppo ghiotta per Dudu e il Miche, che come due novelli Jack Sparrow, lasciano le bici e corrono verso l’isola; occorre però fare in fretta perché la marea sta risalendo velocemente e il passaggio si sta chiudendo.
Il molo è vicino e le barche partono in direzione Krabi ogni ora. Ci imbarchiamo sulla prima disponibile.
Il mare è leggermente agitato e durante la breve e veloce traversata c’è da ballare. Fortunatamente il Miche, che soffre qualunque mezzo di trasporto, fa un viaggio tranquillo.
L’arrivo al molo, in legno, è spettacolare. È posizionato all’interno di una insenatura tra le mangrovie; l’acqua è cristallina e numerosi kayak esplorano l’area. Sarebbe bello prenderne uno anche noi, ma dobbiamo prima arrivare al resort.
Prendiamo la strada in direzione del resort; una serie di cartelli ci indica la via di fuga per arrivare al posto più vicino che ci mette al sicuro da uno tsunami; dal porto un chilometro e novecento metri. Seguiamo in cartelli, rendendoci conto che in caso di tsunami il tratto da percorrere è lungo e il tempo sarebbe poco.
Tra le mangrovie una scimmia, come la piccola vedetta lombarda, ci osserva passare.
Arriviamo al nostro resort. L’accoglienza è subito familiare. Ci viene spiegato come funziona l’utilizzo degli spazi comuni, la cena, e il consumo di bibite e cibo, dopodiché ci viene mostrato il nostro bungalow. Una piccola costruzione di cemento e legno semiaperta. Di fronte a noi un bosco di mangrovie e oltre il mare.
Una famiglia di scimmie si piazza davanti al nostro bungalow per cogliere l’opportunità di rubare qualcosa.
Scaldiamo dell’acqua con il nostro fornellino ad alcool per preparare de noddles istantanei. Una scimmia riesce a rubarci una salsa piccante da aggiungere ai noddles. Peggio per lei 🙂
Finito il pranzo, che, data l’ora è più ad una merenda, prendiamo due kayak che il resort mette a disposizione.
Gli equipaggi sono formati da Micky e Dudu e dal Miche ed io.
La marea è bassa e, per arrivare in acque navigabili, occorre fare quasi un chilometro trascinandosi il kayak nella base acque melmose, con granchi che al nostro passaggio allargano le lunghe chele e strani crostacei, tondi a grandi.
Una volta in mare puntiamo verso l’isola che abbiamo di fronte. Una piccola isola rocciosa che si innalza dal mare di parecchi metri e dalla metà è coperta di lussureggiante vegetazione. Sembra vicina, ma complice il vento contrario, non lo è affatto. Arriviamo sotto l’isola che il sole sta tramontando. Dalle rocce, profonde grotte, di cui non si vede la fine, penetrano dentro la piccola isola. L’ora è tarda e abbiamo un po’ di paura di rimanere incastrati nelle grotte, quindi decidiamo di tornare indietro. Ci aspetta un’altra faticaccia per superare la bassa marea e riportare i kayak al loro posto.
Una doccia e una cena condivisa con gli altri ospiti a base di zuppa di pesce, zucca saltata in padella e longan, frutti locali simili ai lychees.
È ora di andare a letto, dopo una giornata bella e intensa. Domani la sveglia è presto e ci aspettano quasi sessanta chilometri, gli ultimi di questo meraviglioso viaggio.
Comments
1 commentoGiovannella
Gen 12, 2019Che belle immagini,panorami stupendi e protagonisti super!