La giornata inizia piano, troppo piano. Quando sappiamo di dover percorrere pochi chilometri, invece di sfruttare il tempo extra per visitare con calma la nostra destinazione, finiamo per gingillarci senza motivo, ritrovandoci puntualmente a fare le cose di corsa perché è tardi. È ormai una costante delle nostre giornate più facili.
La sveglia suona alle otto, concedendoci un’ora di sonno in più rispetto al solito. Ci vestiamo con calma e andiamo a fare colazione in un 7-Eleven. Tornati in camera per prepararci riusciamo a perdere altro tempo, per partire soltanto alle 10:30.
Appena scesi, ci aspetta una brutta sorpresa: la ruota della bici di Micky è a terra. Tra la riparazione nella corte dell’hotel e il carico dei bagagli, perdiamo un’altra mezz’ora. Finalmente lasciamo la città e ci immettiamo sulla ciclabile dei Quattro Fiumi, o meglio, su una sua diramazione che conduce alla città di Andong, la nostra meta di oggi.
Seguiamo il corso del fiume, in parte ghiacciato, illuminato dal pallido sole di metà dicembre, completamente soli. Non ci sono altri ciclisti in giro. Quando la fame comincia a farsi sentire, troviamo un piccolo spiazzo con delle panchine su una collinetta e ci fermiamo per pranzo. Le solite uova sode dall’interno morbido, onigiri e dolci non ci deludono mai. Un automobilista si ferma, ci osserva e poi, con un sorriso, ci regala una buonissima purea di mela da bere.
Gli ultimi chilometri verso Andong sono in discesa. Entriamo nell’hotel e ci accoglie una hall piuttosto datata, che in Italia definiremmo “anni Settanta”. La reception è deserta. Suoniamo il campanello, ma nessuno arriva. Dopo circa mezz’ora, un uomo alto e magro, sulla settantina, compare dietro al bancone. Facciamo rapidamente il check-in, ci cambiamo e usciamo subito: abbiamo la bici di Michelangelo da riparare e due borse di vestiti da lavare.
A meno di un chilometro dall’hotel troviamo una lavanderia a gettoni perfetta per noi. Mentre aspettiamo che la lavatrice faccia il suo dovere, io e Niccolò andiamo dal ciclomeccanico, contattato due giorni fa dalla ragazza di Mungyeong.
Il negozio è piccolo, pieno di biciclette nuove e pezzi di ricambio. Il proprietario, un uomo anziano, è seduto davanti alla TV, guardando un politico impegnato in un discorso. Probabilmente sta seguendo le notizie sull’impeachment in corso in Corea. Appena ci vede, senza dire nulla, prende la bicicletta e inizia a smontarla. Lavora con calma e precisione. In quaranta minuti usciamo con la leva del freno sostituita e la bici completamente revisionata.
Un piccolo capolavoro, tenendo conto che ha montato una leva Shimano 105 su un cambio SRAM. I due comandi cambio non sono compatibili.
Torniamo all’hotel in due sulla stessa bici regalando un immagine comica ai passanti e raggiungiamo Micky e Michelangelo alla lavanderia. Lì troviamo un ragazzo e una ragazza che stanno aspettando il loro bucato. Il ragazzo mi si avvicina e, usando il traduttore del telefono, mi mostra una frase: “Sei molto bello.” Non so se il traduttore coreano-italiano funzioni proprio bene, ma ringrazio sorridendo e torno a piegare i vestiti profumati. Poco dopo, lo stesso ragazzo torna con un caffè per me, uno per Micky e un latte caldo per Niccolò e Michelangelo.
Parlando con lui, mi scrive un proverbio coreano: “È destino anche se ti viene sfiorato solo il colletto”. Non siamo sicuri che sia tradotto correttamente, ma suona bene. Salutiamo e usciamo dalla lavanderia con il nostro bucato lavato e profumato.
Prima di tornare in hotel, ci fermiamo in un negozio Olive Young, una delle più grandi catene di cosmetici e cura della pelle in Corea. Micky, che nei suoi studi sulla Corea ha approfondito il tema della routine di bellezza coreane, ci guida nell’acquisto di tutto il necessario per provare i famosi 10 passi della skincare coreana: detergenti, tonici, maschere, lozioni, essenze e creme.
Non ci resta che cenare prima di andare in hotel a provare i prodotti appena acquistati. In piccolo locale sulla strada di casa offre onigiri fatti a mano e udon caldi. È perfetto!Onigiri al tonno per tutti e una zuppa fumante che, in una serata freddissima è un toccasana.
Tornati in hotel, dopo una doccia rigenerante, ci rilassiamo dedicandoci alla nostra prima vera beauty routine coreana. È un’esperienza piacevole e divertente. Andiamo a letto con la pelle morbida come i bambini.
Domani ci aspettano una cinquantina di chilometri, quasi tutti in salita.