Quattro giorni da turisti a New York nei quali abbiamo visitato negozi e luoghi simbolo della città. Non poteva essere diversamente. Per due giorni ci siamo spostati con la metro, concentrati a visitare i negozi della Fifth Avenue addobbati per Natale; due giorni in bici per spostarci più velocemente e poter vedere luoghi abbastanza distanti tra loro.
Inaspettatamente New York si gira benissimo in bici. È ricca di piste ciclabili e, malgrado il traffico, gli automobilisti sono piuttosto rispettosi, dando sempre precedenza a pedoni e biciclette. Ciclisti ce ne sono relativamente pochi; sono invece moltissimi i rider per le consegne a domicilio, che, con le loro biciclette elettriche sfrecciano saltando dalle piste ciclabili alla strada e viceversa, ignorando semafori e precedenze, marciapiedi e altri ciclisti. Pericolosissimi.
New York l’abbiamo vista in decine, forse centinaia di film, ed è proprio così: grattacieli, traffico, semafori, taxi gialli, tombini fumanti. Girando per Manhattan si vedono colonne di fumo bianco che risalgono da tombini e getti di vapore come geyser innalzarsi da tubi a strisce bianche e rosse posti come camini al centro delle strade. È tutto vero ed estremamente scenografico. Si tratta di getti di vapore acqueo del sistema di teleriscaldamento di Manhattan, dove uffici e abitazioni sono riscaldate da un sistema di distribuzione di vapore acqueo, che, generato da centrali termoelettriche viaggia attraverso una rete di tubazioni ampia 170 km per giungere a ciascun edificio.
L’odore pungente della cannabis ci segue in ogni tappa. Qui sembra aver sostituito l’odore del tabacco bruciato dalle sigarette; la cannabis è stata prima depenalizzata e poi legalizzata. Lungo le strade numerosi smoke shop con il simbolo della foglia di marijuana sembrano fare ottimi affari.
Day1
La prima giornata è dedicata ai negozi. Prendiamo la metro a Brooklyn, e in meno di quaranta minuti siamo sulla famosissima e lussuosissima quinta strada. La prima tappa è al caratteristico cubo di vetro dell’Apple Fifth Avenue, inaugurato da Steve Jobs nel 2006. Novecento dipendenti che parlano più di trenta lingue sono pronti a supportarti nell’acquisto di qualsiasi prodotto. A seguire FAO Schwarz, il negozio di giocattoli più famoso di New York, apparso in moltissimi film e, nel quale una volta dentro si torna davvero bambini; il Miche ripeteva continuamente di essere in paradiso.
Un pranzo veloce e poco salutare da McDonald’s e poi di nuovo, Rockefeller Center con la sua pista di pattinaggio, il Lego Store e l’M&M’S store. Giriamo tra i grattacieli illuminati e addobbati per le festività natalizie: l’Empire State Building ha la cima illuminata di rosso e verde. A conclusione saliamo su the Edge, un grattacielo dal design elegante che ha la terrazza panoramica più alta degli Stati Uniti. Si sale al centesimo piano a oltre 300 metri da terra, dove, attraverso la bellissima terrazza si è sospesi nel vuoto, e da dove si ha una visuale su tutta Manhattan. Una porzione di pavimento in vetro ci fa vedere il minuscolo viavai di auto e persone sotto di noi. Dudu è quello più eccitato dei quattro. Non vorrebbe più andare via; effettivamente è uno spettacolo unico.
Riprendiamo la metro per tornare a Brooklyn, dove, a causa di un guasto ai tornelli, ci viene detto di passare senza pagare. Gradita sorpresa.
Day2
Secondo e ultimo giorno di metro per continuare a visitare il centro di Manhattan.
La prima tappa è al negozio di Harry Potter, ma una fila fuori da qualsiasi logica ci fa desistere e decidere di rimandare la visita ai giorni successivi.
Entriamo quindi da Macy’s il Grande Magazzino per eccellenza. Il più famoso di New York, il più grande al mondo. Undici piani per un intero isolato. Il suo logo è una stella rossa, in quanto il suo fondatore, H. R. Macy, ex capitano di baleniera, aveva un tatuaggio uguale. Ci fermiamo al piano dei giocattoli e facciamo un giro in generale, dato che non basterebbe un giorno a visitarlo tutto. Il reparto Barbie rappresenta l’inclusività massima. Ci sono Barbie magre, Barbie sovrappeso, Barbie decisamente grassocce, Barbie di ogni razza, e con varie disabilità. Un bel massaggio, anche se il povero Ken è sempre e solo un fustaccio con un fisico più che discreto e un ciuffo da fare invidia al primo Elvis; per giunta non ha neanche l’espressione sveglissima.
Una visita all’NBA store, dove sono esposte maglie e ogni tipo di gadget delle squadre di basket del campionato dei campioni. Il costo di una canottiera fa sembrare quasi onesto quello di una maglia di una squadra di serie A. Un giro alla Vans prima di entrare al Nike store. Un negozio di cinque piani con prodotti per ogni sport e ogni gusto. Anche qui, come per le Barbie l’inclusività è un must. Nel reparto donna non ci sono più soltanto, giustamente, manichini irreali e anoressici; essi hanno lasciato il posto a manichini piuttosto in carne. Nel reparto uomo invece ci troviamo il solito manichino di uno sportivo decisamente in forma con braccia muscolose e toniche, torace ampio e addome scolpito.
Infine entriamo da Tiffany, tra lusso e persone che la vigilia di Natale fanno gli ultimi costosi regali. Nel reparto alta gioielleria le persone hanno più commessi a disposizione e, mentre scelgono il gioiello da regalare o indossare, possono sorseggiare delle tisane che infonderanno loro calma al momento di strisciare la carta di credito.
Torniamo in hotel fermandoci prima a fare una spesa per la cena della vigilia di Natale. Antipasto di salami e formaggi con una specie di cracker, pinzimonio di verdure biologiche con salsa ranch, sandwich e l’originale cheesecake newyorkese.
Day3
È il giorno di Natale. La maggior parte dei negozi sono chiusi. Prendiamo le bici sotto una pioggia fitta per andare a Manhattan. Attraversiamo l’iconico ponte di Brooklyn, chiamato dai vecchi immigrati italiani ponte di Broccolino. È uno dei simboli indiscussi di New York. Inaugurato nel 1883, e allora definito come l’ottava meraviglia del mondo, fu il primo ponte realizzato in acciaio, rimasto a lungo il ponte sospeso più grande del mondo. È bellissimo, e attraversarlo in bicicletta, dopo aver già attraversato il Golden Gate Bridge di San Francisco e il Rainbow Bridge di Tokyo è una soddisfazione.
La prima tappa è Downtown da dove si può vedere Lady Liberty, la Statua della Libertà. Purtroppo le nuvole e la giornata grigia ci consentono di vederne solo la sagoma. Risalendo ci fermiamo prima a Wall Street e poi a Ground zero. Quando lo abbiamo visitato, nel 2005, era ancora un cantiere. Si passava attraverso un percorso che ai affacciava sulle voragini lasciate dal crollo delle torri, delimitato da pannelli di legno bianco con i nomi delle quasi tremila vittime dell’attentato. Oggi la ricostruzione è completata. Il National September 11 Memorial è un monumento che sorge esattamente dai innalzavano le torri; è costituito da due immense fontane grandi quanto le torri; rappresentano il vuoto lasciato dal crollo. Sui bordi sono incisi i nomi di chi è morto nell’attentato e, su alcuni nomi è posta una rosa, infilata proprio nell’incisione; sta a significare che è sarebbe stato il compleanno della persona. Avendo vissuto in televisione quei momenti è un luogo commovente. Lo visitiamo con rispetto, spiegando a Dudu e al Miche esattamente cosa è accaduto; tutto questo in contrasto con alcuni turisti che si fanno ritrarre sorridenti con il memoriale alle spalle.
Pranziamo e riprendiamo le bici. Dobbiamo percorrere oltre venti chilometri per arrivare nel quartiere di Dyker Heights, su una collina nel distretto di Brooklyn, famoso per gli addobbi e le luci di Natale che trasformano le case in un piccolo villaggio di Babbo Natale. Alcune case sono impressionanti per numero di luci e personaggi nei giardinetti.
È ormai sera. Un passaggio da Domino’s Pizza per prendere pizze da asporto e torniamo in hotel a prepararci per l’ultimo giorno di New York.
Day4
Al nostro risveglio la giornata è spettacolare. Sole e cielo limpido. Riprendiamo le bici, attraversiamo il ponte di Brooklyn e andiamo diretti a Downtown. Questa volta la Statua della Libertà si vede bene. Una lunga, lunghissima, fila di persone si snoda lungo tutto il parco per prendere il traghetto verso il piccolo isolotto sul fiume Hudson dove è eretta la signora di metallo. Anche se questa è la prima visita a New York per Dudu e il Miche è la seconda volta che vedono la Statua della Libertà. L’hanno già vista durante un viaggio in bici a Colmar, in Alsazia, terra natale di Auguste Bartholdi uno degli architetti che ha realizzato il monumento più famoso d’America.
Riprendiamo le bici e passiamo da alcuni luoghi simbolo di alcuni cult di cinema e televisione, come la sede dei Ghostbusters, una caserma dei vigili del fuoco del New York City Fire Department perfettamente funzionante, o come il palazzo dove si trovano gli appartamenti di Joey Chandler, Monica e Rachel della sitcom Friends.
Passiamo a ritirare il numero al negozio di Harry Potter prima di andare a pranzo. Abbiamo oltre trecento persone davanti. Ci sediamo tranquilli a mangiare un hamburger dai Five Guys fino a quando non ci arriva la notifica che è il nostro turno per visitare il negozio.
L’interno è bellissimo. Riesce a riprodurre la magia di Hogwarts e le atmosfere dei film. Tra mantelli, libri, incantesimi e bacchette ci perdiamo in questo negozio unico, per il quale ha avuto senso fare una fila tanto lunga. Unico neo è che mi sono fatto abbindolare dalla butter beer di Harry Potter. Pensando di bere una birra particolare, ne ho preso un bicchiere. Alla modica cifra di dieci dollari più le tasse acquisito un orrenda, dolcissima, bevanda a base di gassosa, burro, panna liquida e zucchero che neanche il golosissimo Miche riesce a bere.
L’ultima tappa è Central Park, il polmone verde di Manhattan costruito sul Seneca Village, la prima significativa comunità di proprietari immobiliari afroamericani della città . Ci destreggiamo tra bici, carrozze con i cavalli e runners nel luogo dove tagliammo il traguardo della NY Marathon 2005. Servirebbe una intera giornata per visitarlo tutto; noi ci limitiamo a passare poco più di un’ora per vedere i luoghi più importanti.
È sera e domani dobbiamo rimetterci in viaggio. Compriamo cena e torniamo in albergo.
Non abbiamo visto tutto quel che volevano vedere. Non siamo riusciti ad entrare nella New York Public Library dove ci sono i pupazzi che hanno ispirato Alan Alexander Milne a creare Winnie the Pooh e i suoi amici. Non abbiamo visto il Guggenheim né il Moma perché, anche se gratuito dopo le quatto di pomeriggio, occorre per tutti i maggiori di cinque anni, la vaccinazione al Covid, e il Miche ancora non lo è. Sarà per la prossima visita.