Siamo pronti per affrontare Mosca con le nostra biciclette. Il brutto tempo che ci ha accompagnato per lunghi tratti del viaggio è un ricordo. La giornata è soleggiata e il cielo è di un azzurro intenso. Le condizioni ideali per visitare Mosca sui pedali.
Dopo una abbondante colazione nella cucina dell’ostello possiamo prendere le bici, finalmente scariche, per goderci questa seconda giornata moscovita. Iniziamo con il parco natura Zaryadye, inaugurato poco più di un anno fa. È suddiviso in quattro zone che rappresentano le quattro principali tipologie di paesaggio che è possibile trovare in Russia : la tundra, la steppa, la foresta e la zona umida. All’interno del parco anche una grotta di ghiaccio, progettata da un famoso architetto. Impossibile non visitarla vista l’insistenza e l’entusiasmo di Dudu e del Miche. In un uno spiazzo soleggiato intanto circa duecento persone sono impegnate a seguire tre istruttrici che dirigono un corso di fitness all’aperto. Un servizio fantastico. E’ bello vedere le persone che arrivano con il proprio tappetino per aggiungersi al numeroso gruppo.
Entriamo nella grotta di ghiaccio. Dentro -9°. Abbiamo solo le felpe, ma non ci scoraggiamo. L’idea è bella, ma non rimaniamo impressionati. È piuttosto piccola e affollata; sembra di essere dentro ad un freezer. Giusto dieci minuti, prima che la noia e il freddo ci suggerisca di uscire.
All’uscita un ragazzo ci propone una gita in barca sulla Moscova. Rifiutiamo cortesemente mostrandogli le bici. Ci sente parlare italiano e, con un discreto inglese ci dice vuole venire in Italia a studiare.
Samir è un ragazzo di sedici anni che sta vendendo gite sulla moscova per farei un lavoretto estivo. È dell’Azerbaijan e vuole diventare ambasciatore; idee chiarissime e spirito di sacrificio. Tra due anni verrà a Roma a fare la scuola. Mi chiede se 1000 euro al mese sono sufficienti per uno studente a Roma. Gli diamo tutte le informazioni che ci chiede, poi ci scambiamo i contatti. Lo aiuteremo.
Ci spostiamo velocemente e per fermarci di fronte al celebre teatro Bolshoi, famoso per il balletto. Di fronte il lussuoso Hotel Metropol, un bellissimo edificio in Art Nouveau che, nel corso degli anni, ha visto passare politici e popstar, monarchi e presidenti, poeti e artisti, stelle del cinema e ballerini, ma è stato anche spettatore di intrighi di palazzo e storie di spie. È bellissimo e la prossima volta che torneremo a Mosca dobbiamo soggiornarci almeno una notte.
Dopo una pausa per un hamburger in una specie di pub piuttosto economico e poco affollato andiamo a Cafe Pushkin un locale dall’atmosfera romantica e ottocentesca. Il banco dei dolci, bellissimi solo a vedersi, è circondato da librerie di legno, mappamondi artigianali, luci soffuse. Sembra di entrare in un locale elegante dell’alta borghesia di metà ottocento. Micky ne rimane rapita. Sostiene sia il locale più bello che abbia mai visto.
Dopo una ricerca infruttuosa di un samovar a legna da regalarci, scendiamo lungo la Moscova. Rimaniamo colpiti da una enorme statua posta in un isolotto in mezzo al fiume. Raffigura lo zar Pietro il Grande ed è la la statua più grande della Russia. Siamo ormai arrivati a Gorky park, il parco divertimento di Mosca. Noi ci fermiamo nell’area delle sculture che affollano vialetti e prati. È’ enorme, del resto come tutto a Mosca. Chi legge un libro, chi lavora, chi si rilassa in grandi chaise longue da due posti messe qua e la nei prati. Dudu e il Miche ne approfittano per scalmanarsi in un area giochi, mentre io e Micky ci rilassiamo. Un’oretta di relax come dei cittadini moscoviti ci voleva proprio.
Prima si lasciare la zona passiamo da Krasny Oktyabr Chocolate Factory and Museum, giusto nella sponda opposta alla nostra della Moscova. È una vecchia fabbrica sovietica di cioccolata riconvertita in un’area ricca di locali, negozio alla moda, gallerie d’arte, showroom. Il lavoro degli architetti si vede tutto. Niente sembra lasciato al caso ed ogni locale è studiato nei minimi particolari. Davvero molto molto bello.
Non possiamo tornare in Italia senza aver provato la banja, la famosa sauna russa. Per regalarci questo momento di relax ci rechiamo nella principale banja di Mosca, Sanduny, risalente al 1808 e ospitata in un bell’edificio monumentale a due passi dalla Duma, il parlamento russo. L’ingresso è separato per uomini i e donne. Io, Dudu e il Miche da una parte, Micky dall’altra. Salite le scale ci troviamo davanti ad un’altra porta, con tanto di portiere vestito elegante. Non vuol far entrare Dudu e il Miche che, vuoi per i capelli lunghi e raccolti come me, vuoi per i tratti gentili del viso, scambia per bambine. Neanche le mie iniziali rassicurazioni sembrano convincerlo. Alla fine entriamo. Nel primo ambiente, enorme, sembra di essere anni venti. Ci sono delle panche su cui spogliarsi e lasciare i vestiti e un’area relax per il dopo sauna, dove è possibile ordinare del tè o del kvas, la bevanda più antica del paese fatta con acqua e pane di segale, per reintegrare i liquidi.
Ci spogliamo ed entriamo nell’ambiente sauna. E’ suddiviso in due aree; la prima fuori dalla sauna vera e propria ha le docce, una piscina gelata, due tinozze con acqua freddissima e dei secchi di acqua fredda da tirarsi addosso con una catenella; tutto per alternare il calore della sauna, la cui temperatura arriva anche a cento gradi, con il freddo dell’acqua gelata. Sulle panche, qua e la, si trovano i venik, fasci di ramoscelli di betulla (che sembra abbiamo proprietà medicinali) per frustarsi durante la sauna.
Poi c’è la sauna vera e propria, una stanzona con panche di legno. A più livelli; più si va in alto e più è caldo. A Dudu e al Miche permetto di stare solo al livello più basso, dove il caldo non è soffocante. La sauna è piuttosto affollata. Ci sono persone di tutte le età: dai bambini dell’età del Miche agli anziani. Ognuno ha un venik con il quale si frusta o viene frustato energicamente. A noi questa pratica fa un po’ ridere. Chiedo ad un signore a cosa serve, ma non parla una parola di inglese. Chiama suo figlio, un ragazzino più o meno dell’età di Dudu che mi spiega in un inglese stentato, ma efficace che essere frustati favorisce la microcircolazione e rilascia i principi attivi antinfiammatori e antireumatici della betulla. Persone con gambe e sedere graffiato dalle frustate girano per l’ambiente. Dobbiamo pensare ad altro per non ridere. Dudu prova a frustarmi piano per capire cosa fa; è fastidioso. Fa prudere.
Dopo un’ora e mezzo tra sauna, piscina e tinozze gelate che tolgono il fiato facciamo la doccia e usciamo. Siamo un po’ fiacchi, ma stiamo bene. Ci fermiamo a mangiare in un ristorantino georgiano affollato da giovani. Ordiniamo tutti il khachapuri, una specie di pizza ripiena di formaggio. Davvero buona. Stanchi ma felici non ci resta che andare a dormire. L’ultima notte russa prima di tornare in Italia