Siamo in una casetta nel mezzo al bosco nell’estremo nord della Finlandia, la più vicina altra forma di civiltà, oltre i proprietari di casa, è a chilometri da noi.
Al nostro risveglio il primo pensiero è stato per il mal d’orecchio di Dudu, che fortunatamente sembra essere passato. Lo obbligheremo ancora per qualche giorno ad andare in giro con il cappello come grande puffo, ma è un grande risultato.
Come di consueto il tempo è pessimo. Sta piovendo intensamente. Ci copriamo bene, carichiamo le bici e partiamo. La strada costeggia un bellissimo lago e la nebbia rende il luogo misterioso e suggestivo, tanto da richiedere una pausa per qualche foto.
Ora la strada sale. Il lago lo vediamo sempre più in basso. Pedaliamo tra le colline della Lapponia dove ogni scorcio è un quadro. Ci fermiamo ad un piccolo Café lungo la strada. La classica casetta in legno, accogliente, calda con l’aria pregna di aroma di caffè che ti invita a prenderne una tazza. Le decorazioni a tema renna che hanno caratterizzato ogni locale visitato fino ad ora hanno lasciato il posto a quelle a tema orso. Orsi scolpiti in legno, pelli, adesivi. Abbiamo la netta impressione che il grosso plantigrade da queste parti sia di casa.
Uno spuntino ci rifocilla e ci riscalda mentre curiosiamo tra i vari costosissimi souvenir “fatti a mano”. È ora di andare, la strada spiana e spunta anche un timido sole. È davvero un piacere pedalare ora tra boschi abitati da renne, lupi ed orsi, ora tra paludi abitate da uccelli starnazzanti.
Arriviamo a Inari, villaggio sulle rive dell’omonimo ed enorme lago, chiamato anche il mare dei Sami. È conosciuta come la capitale della cultura Sámi ed è l’unico comune della Finlandia in cui si parlano tutt’oggi quattro lingue diverse, ovvero il finlandese, il sami di Inari, il sami del nord e il sami skolt.
In giro si vedono agenzie che organizzano ogni sorta di attività. Da piccole crociere nelle oltre 3300 isolette che si trovano sul lago, da fare in estate, alle gite in motoslitta, o su slitte trainate dai husky in inverno; dalla pesca nel ghiaccio alle ciaspolate.
Noi ci fermiamo per pranzo nel parchetto attiguo al supermercato. Stufato di patate e renna per Dudu, il Miche e me, di patate e salmone per Micky. Si fermano anche due concorrenti sconvolti che partecipano al NorthCape4000. Sperano di raggiungere entro il ventiduesimo giorno per avere il certificato, anche se con il tempo sono al limite.
Ripartiamo lasciandoci alle spalle Inari e inoltrandoci sempre di più all’interno del circolo polare artico fino ad arrivare al luogo dove dormiremo.
Imbocchiamo una stradina sterrata che si inoltra nel bosco per circa due chilometri ad attenderci una signora bionda con la sua figlioletta. Hanno una bella casa in riva ad un piccolo laghetto e affittano due casette in legno adiacenti alla loro. Ci sistemiamo subito nelle nostra confortevole abitazione, anche perché fuori le zanzare ci stanno assalendo.
Prepariamo la sauna e ci rilassiamo. Controlliamo di nuovo il sito del governo norvegese in merito agli ingressi. Purtroppo sono cambiate le regole e sembra che, dato che abbiamo una sola dose di vaccino, si debba fare una quarantena di tre giorni più un tampone. Questo cambiamento potrebbe sconvolgerci nuovamente il programma, e, soprattutto farci perdere tre giorni.
Intanto arriva anche il marito della signora, un energumeno barbuto biondo. A dispetto del suo aspetto rude è una persona gentile e disponibile. Ci dice di stare attenti ad avventurarci nel bosco perché lo scorso anno un orso è arrivato fino a casa loro. Nessun problema. Non ci pensiamo proprio a muoverci.
Andiamo a letto. Domani pedaleremo per l’ultimo giorno in Finlandia prima di entrare in Norvegia e coprire gli ultimi trecento chilometri che ci separano da Capo Nord.