Secondo giorno sulla strada che attraversa la valle di Kathmandu. Dopo la giornata stressante di ieri iniziamo a capire la guida dei nepalesi. È pericolosa, ma meno folle di quanto sembra al primo impatto, anche se qualche bello spavento ce lo prendiamo.
Ci svegliamo al Trishuli Beach resort con una fitta nebbia che avvolge tutta la valle. Usciamo per la colazione che viene servita in giardino nonostante l’aria frizzantina. Ci viene portato subito un bel bicchiere d’acqua calda per riscaldarci seguito da una classica colazione americana e tè/caffè a scelta. Io sono l’unico prendere ed apprezzare il Masala Chai un tè nero speziato con cannella, pepe nero, cardamomo, chiodi di garofano, zenzero e fiori di noce moscata (macis), servito con latte. È diffuso in Nepal e India, anche se a seconda della zona le spezie possono cambiare.
La giornata inizia bene e anche la nebbia pian piano inizia a diradarsi. Saliamo in bici e percorriamo in discesa la ripida strada sterrata per guadagnare di nuovo la maledetta statale.
Ci aspettano cinquanta chilometri e un bel po’ di salita. Decidiamo di pedalare senza pensare troppo e fare il punto intorno all’ora di pranzo. Se a causa delle pessime condizioni della strada e del traffico saremo ancora lontani dalla meta e stanchi, prenderemo in considerazione la possibilità di trovare un passaggio.
Partiamo. Il traffico è intenso e, come sempre, chi guida sembra che sia in ritardo all’appuntamento della vita, ma il fondo stradale è decisamente migliore rispetto a ieri. I tratti sterrati sono limitati e pian piano procediamo.
Sulla nostra destra ogni tanto si vede un piccolo ponte in metallo e corde attraversare il fiume. Serve per collegare le piccole casette arroccate nei terrazzamenti della montagna alla strada statale dove le persone mostrano quello che hanno da vendere: pannocchie arrostite su dei falò improvvisati al lato della strada, pesci appesi ad una canna in bambù che sembrano un lampadario moderno, frittelle di pane.
È una realtà distante anni luce da noi, ma affascinante. Una finestra affacciata su un mondo che da noi è scomparso da oltre cento anni.
È quasi mezzogiorno quando attraversiamo un paesino che conta non più di cento case. Alcuni negozi espongono frutta e verdura. Sembra l’ideale per uno spuntino a base di banane, mandarini e uva. Niccolò fa alzare in volo il drone accerchiato da bambini adoranti. Sorvola il paese e la parte di valle ad esso adiacente facendolo provare a turno ai bambini eccitati.
Una mezz’ora di pausa e ripartiamo. Mancano meno di venti chilometri e, proseguendo con il ritmo tenuto finora, intorno alle 14:30 saremo in hotel.
Arriviamo in perfetto orario e tutti polverosi. Oltrepassiamo il cancello e una guardia giurata ci accoglie mettendosi sull’attenti e portando rapidamente la mano destra sulla fronte. Noi rispondiamo con un timido Namasté.
L’hotel è davvero carino e ben tenuto con tanto verde e tutte le specie arboree etichettate. Prendiamo possesso della camera e scendiamo nel giardino per mangiare qualcosa. Caesar salad per me e Micky, riso fritto con pollo e verdure per Niccolò e Michelangelo, in più il dahl, un piatto speziato, tipico di Nepal e India, a base di lenticchie rosse.
Poi relax, compiti e lavoro fino a cena. Domani finalmente ci attende una giornata di rafting sul fiume Trishuli.