Tre giorni lungo la Central Otago Rail Trail. Per noi sicuramente un “must do”, ed infatti è stata una delle prime cose che, quando abbiamo iniziato a progettare la Nuova Zelanda, abbiamo cerchiato con il pennarello rosso.
Centocinquantadue chilometri di pista ciclabile ricavata su una vecchia ferrovia costruita a partire dal 1879 da Wingatui, vicino a Dunedin, per raggiungere nel 1907 Clyde. La costruzione della ferrovia è avvenuta in pieno gold rush, letteralmente corsa all’oro, neozelandese. I paesaggi e l’atmosfera ricordano molto quelli dei film western, si incontrano poche persone e tutto sommato si vedono poche tracce di modernità; pedalare lungo la Central Otago Rail Trail è come fare un salto nel passato.
Ci svegliamo nella tenda, intorno alle sette, dopo una nottata di pensieri. Il Miche ha riposato bene e sta ancora dormendo. Almeno oggi dovrà mangiare semiliquido.
Micky inizia a preparare la colazione, io prendo la bici e corro al supermercato, distante tre chilometri, a prendere yogurt, budini e succhi di frutta e il nostro vicino di tenda, un ragazzone giovane con dei lunghi e capelli e una folta barba bionda, si gode la sua birra seduto su una sedia. Sono le 8 del mattino!
Torno dal supermercato. Dudu è sveglio, Micky ha steso un grosso foulard e ha imbandito la tavola per la colazione, e il nostro vicino di di tenda è sempre seduto sulla sedia a contemplare l’universo mangiando pistacchi e godendosi la sua seconda birra della giornata. Sono le 8:45.
Possiamo svegliare il Miche. La lingua visivamente sta meglio, ma parla ancora come il signor Rezzonico. Inizialmente non vuole fare colazione, poi si fa coraggio e riesce a bere il latte e mangiare i budini. Comunque oggi partiremo con calma.
I bimbi fanno un pochino i compiti, io e Micky sistemiamo. Intanto la fidanzata del nostro vicino di tenda emerge dal van camperizzato. Sono le 9:30, come se niente fosse, il biondo barbuto, dopo due birre e una ciotola di pistacchi, fa colazione con la fidanzata con latte e cereali Kellog’s Special K, a volte una colazione più pesante potesse dargli noia….
Il Miche sembra stare benino. Una merendina e a mezzogiorno partiamo. La strada che porta a Clyde costeggia il lago Dunstan, che in questo tratto è tanto stretto da sembrare un fiume. La giornata è soleggiata e il panorama bellissimo, come ormai siamo abituati a vedere, ma sempre diverso. Qui dal lago si innalzano delle alte colline rocciose, con rocce spigolose e taglienti.
Lungo la strada i soliti conigli schiacciati danno luogo alla scena splatter del viaggio. Per gridare a Dudu di stringersi, perché sta arrivando una macchina, schiaccio un coniglio morto e con la pancia gonfia, probabilmente dai gas di decomposizione, il coniglio esplode riempiendo me e soprattutto la bici di sangue e emanando una puzza che mi è rimasta nel naso per ore. Se ci penso ho ancora la nausea… Dudu invece lo aveva visto.
Arriviamo a Clyde. Da qui inizia, o finisce, l’Otago Central Rail Trail. All’ufficio informazioni una signora gentilissima dal temperamento molto british ci spiega che lungo il percorso non troveremo acqua né cibo, tranne che in pochissimi café isolati, affollati e carissimi. Siamo abbastanza organizzati per cavarcela egregiamente. Dovremo solo fare un po’ di attenzione all’acqua, dato che i bimbi bevono come cammelli. Prima di salutare la signora compriamo un passaporto dell’Otago Rail Trail. Presso tutte le vecchie stazioni troveremo un timbro da apporre sul passaporto per poi mostrare che abbiamo completato il percorso.
Alcuni tavoli appena fuori dell’ufficio informazioni sembrano perfetti per il pranzo. Pranziamo e facciamo un primo piccolo tratto di percorso. Arriveremo ad Alexandra, a circa dieci chilometri da Clyde. Imbocchiamo la strada sterrata. Salirà costantemente per circa settantacinque chilometri, poi scenderà per altrettanti.
A lato della strada un foro su di un pannello di metallo rappresenta Plutone. Incontreremo, lungo il percorso, gli altri pianeti del sistema solare ed il sole. Ogni corpo celeste è rappresentato rispettando le proporzioni su distanza e dimensione dagli altri.
Arriviamo ad Alexandra. L’unico campeggio è piuttosto bruttino, ma per passare la notte e fare una doccia va benissimo. Il Miche intanto sta sempre meglio, tanto da richiedere una pizza. In città c’è un Domino’s Pizza, quindi pepperoni pizza e andiamo a letto
La mattina ci svegliamo pronti ad affrontare una giornata lungo l’Otago. Le aspettative saranno decisamente ripagate. La fatica della salita non si fa sentire. Paesaggi stile western riescono a emozionarci. Si sale tra grandi vallate segnate da corsi d’acqua dove pascolano pecore e mucche.
Attraversiamo Con apprensione vecchi e stretti ponti di ferro costruiti con i vecchi materiali della ferrovia. Entriamo in strettissime e buie gallerie scavate nella roccia sul cui soffitto si vede ancora la fuliggine delle vecchie locomotive. Dietro ogni grande spunzone di roccia immaginiamo esserci una banda di fuorilegge con la bandana sulla bocca e le pistole in pugno sui loro cavalli pronti ad assalirci.
Ad ogni stazione ci fermiamo per mettere il timbro sul passaporto.
Arriviamo alla sera stanchi, ma senza quasi accorgercene. Abbiamo percorso oltre quaranta chilometri di salita in sterrato e la polvere si vede.
Siamo a Lauder e dobbiamo trovare un posto dove dormire.
Chiediamo ad un anziano e magrissimo signore che, nel suo giardino, sta sistemando la legna. Dick ci chiede di aspettare un attimo. Entra in casa, lasciandoci qualche minuto con le bici in mano. Esce con Philippa, sua moglie, dicendoci, che se vogliamo possiamo piantare la nostra tenda nel loro giardino. Una soluzione ottima. A dire il vero ci offrono di dormire in casa, ma a noi sembra di approfittarne; il prato va benissimo, tanto più che Dick ci mette a disposizione un bagnetto provvisto anche di doccia.
Dick è un ingegnere meccanico in pensione con la passione delle auto, in particolare delle Jaguar. Nel giardino ne ha a decine. Due o tre funzionanti, le alte in attesa di restauro. Alcune d’epoca bellissime. Mi mostra orgogliosamente il suo laboratorio con tutti gli attrezzi e gli strumenti per lavorare sui motori. Si tiene decisamente la testa impegnata.
Per Philippa e Dick la domenica è la giornata fish & chips. Dick mi dice se ne vogliamo in quanto sta andando in un vicino paese a comprarli. Mi offro di andare con lui e il Miche viene con noi. Durante la strada gli chiedo perché, invece di avvelenare i conigli, non li mangino. Mi dice che sa che è più buono del pollo, che sa che li mangiano in molte parti del mondo, ma qui in Nuova Zelanda no!
Entriamo nel locale e Dick viene salutato come un cliente abituale. Prendiamo sei porzioni giganti di fish & chips che offriamo volentieri per ringraziare della gentilezza. Torniamo a casa, dove troviamo Dudu e Micky seduti sul divano a fare conversazioni con Philippa. Chissà che cosa si saranno detti.
Philippa è una signora di settantotto anni che ha viaggiato per mezzo mondo, con dei figli grandi e tanta vita da raccontare. Insieme, sia fisicamente sia caratterialmente, assomigliano ai protagonisti del cartone animato per bambini “leone cane fifone”🤣. L’unica differenza è che loro hanno sei gatti, invece di un cane.
La casa di Dick e Philippa è strana, ma molto bella. Da fuori è un capannone. Da dentro è uno splendido open space con la moquette e tappeti per terra e poi tutto in legno. Non c’è un tavolo, solo piccoli tavolinetti bassi e almeno quindici divani. Un enorme televisore e due specie ci camere da letto ai lati opposti del fabbricato. L’arredamento è confusionario, ma non soffoca, da un senso di calore e di convivialità.
Ceniamo tutti assieme su di un divano, con la grande televisione accesa sulle notizie. Essendo la Nuova Zelanda un paese piuttosto tranquillo viene dato molto spazio alle notizie internazionali. In primo piano il drammatico incendio che sta devastando enormi aree dell’Australia; poi notizie dalle Isole Fiji, le proteste i Francia per la riforma delle pensioni. I nostri pacchi di fish & chips, che sono incartati in quintali di carta bianca, sono aperti sul tavolo con qualche salsa offerta da Philippa.
Facciamo un po’ di conversazione. Dick è un uomo tranquillo che si tiene impegnato con i suoi progetti con le auto, Philippa è un vulcano, moderna e ironica. Si tiene aggiornata con il suo smartphone, progetta di andare a Copenhagen e dice che Dick, essendo qualche hanno più giovane di lei, è il suo toy boy e lei è la sua cougar 😂.
Passiamo una serata piacevole, dopo di che andiamo nella nostra tenda. Domani saremo di nuovo nell’Otago Central Rail Trail.
Foto prima giornata
Foto seconda giornata