La sveglia suona alle 6:45, dopo una notte in cui abbiamo dormito poco a causa dell’eccitazione da partenza. Una partenza sognata per mesi. Non era importante la meta, ma il viaggio.
Ora ci siamo. Una doccia, la colazione, un ultimo controllo dei bagagli e, finalmente, carichiamo le bici. Un gesto che faremo ogni mattina, per una ventina di giorni, prima di metterci in sella.
Il nostro viaggio prevede di costeggiare l’Italia fino a Gaeta, raggiungete Caserta, dove visiteremo la Reggia, arrivare a Benevento, e da lì ricongiungersi al tracciato della Francigena del Sud che seguiremo fino a Santa Maria di Leuca.
Partiamo da Maccarese in direzione Tevere; una volta arrivati al fiume ci immettiamo nella bella ciclabile che porta al mare; è un tracciato piacevole. Pedaliamo con il fiume sulla sinistra e, anche se siamo nella periferia di una città immensa e caotica, possiamo godere di una pedalata nella natura, immersi in un paesaggio fluviale.
Arrivati a Fiumicino iniziamo a seguire la costa, più vicini possibile al mare, per godere di quel poco di brezza marina che è fondamentale in una giornata caldissima. Fortunatamente lungo la strada ci sono abbastanza nasoni, le fontanelle pubbliche di Roma, che ci riforniscono di acqua potabile e freschissima.
Durante una sosta ad un nasone un signore sui settantacinque anni ci avvicina incuriosito. È simpatico ed interessante; ha avuto modo di girare in lungo e in largo l’Italia. Di ogni luogo ha una curiosità legata al territorio o un aneddoto da raccontare.
È innamorato di Livorno, e soprattutto dei livornesi che li descrive come degli spiriti liberi, che vanno oltre alcune regole di una società bigotta. Per rafforzare la sua tesi ci racconta un aneddoto divertente.
Siamo, nel primo dopoguerra, in un bar vicino al porto, frequentato soltanto da uomini. Ad un certo punto entra una donna. Tutti i presenti, in maggioranza non livornesi, la guardano, iniziano a parlare sottovoce della donna. Una persona, non di Livorno, commenta ad alta voce: “Che donna può essere una che entra in un bar?”, così una persona si gira e gli risponde: “Dé, una di Livorno” ad indicare che fosse condizione sufficiente per poter entrare nel bar. Il signore racconta con ammirazione il fatto dicendo che a Livorno le persone fanno ciò che vogliono senza curarsi di ciò che possono pensare gli altri. Non so se sia davvero così, ma ci è piaciuto!
Fiumicino, Lido di Ostia, le spiagge sono affollatissime. Abbiamo in programma di fermarci nelle ore più calde al mare, in modo da non affaticare troppo i bimbi, specialmente il piccolo Miche, che accusa particolarmente il caldo.
Dopo Lido di Ostia imbocchiamo la via litoranea, li ci sono i famosi Cancelli, una lunga spiaggia libera alla quale si può accede da una serie di cancelli numerati lungo la strada. Ne ho sempre sentito parlare senza mai esserci andato. Ci fermiamo al cancello 5, uno di quelli in cui la lingua di spiaggia è più esile. In questo modo possiamo vedere sempre le bici ed i bagagli. Trascorriamo quasi tre ore al mare tra bagni e sole. I bimbi giocano sulla spiaggia e nell’acqua.
Soddisfatti e rinfrescati ci rimettiamo in sella. Attraversiamo una lunga serie di paesi e piccole cittadine sul mare. L’impressione che abbiamo avuto è che siano luoghi di seconde case al mare dei romani, costruite negli anni settanta e la cui manutenzione lascia a desiderare.
A Marina di Ardea, dopo quasi sessanta chilometri percorsi decidiamo di trovare un campeggio per la notte. Il primo che incontriamo ci chiede sessantacinque euro per una piazzola per una tenda. Onestamente ci sembra un po’ caro, e prima di fermarci, vogliamo vedere se i prezzi sono tutti uguali, in tal caso ce ne faremo una ragione, o se quello sia particolarmente caro.
Percorriamo altri 5 chilometri prima di incontrare un altro campeggio. In questo tratto la strada litoranea è invasa dalla pubblicità di una agenzia funebre con uno spiccato senso dell’umorismo.
Giriamo in una stradina sterrata, percorriamo poche centinaia di metri e arriviamo al campeggio Tucul. Trentacinque euro per una notte. Perfetto. Scarichiamo le bici e mentre Micky, Dudu e il Miche montano la tenda io vado al supermercato da no per la cena. Torno con dei pomodori, dei bocconcini di fior di latte e del salmone. Cena perfetta. E poi, dopo sessanta chilometri, andiamo a nanna.
Domani continueremo a costeggiare la costa laziale godendoci anche un po’ di questo mare.