Abbiamo lasciato San Francisco dove è rimasto anche un pezzo del nostro cuore e iniziato la nostra discesa lungo la Pacific Coast Highway che ci porterà fino a San Diego.
Quarantacinque chilometri percorsi, decisamente complicati, complice anche la scelta di lasciare la via principale per avventurarci in un bosco e di li attraversare le colline.
Sveglia alle 5:45 nel nostro albergo sull’oceano. Un’oretta di lavoro e via a fare una colazione non eccelsa, ma abbondante. Alle 8:15 già in sella.
Giornata soleggiata, ma frizzante e ventosa che ci ha fatto indossare tutto quel che avevamo a disposizione. Pedalare di fianco all’oceano Pacifico è una bella sensazione, l’odore di salmastro è forte e quella distesa azzurra, che, a noi nati sul mare, ci fa sentire un po’ a casa.
La strada si presenta con lunghi saliscendi. La fatica della salita è ripagata dalla discesa seguente in cui ci riposiamo le gambe. Proseguiamo lungo la litoranea, una strada piuttosto trafficata, quando un poliziotto giovane in moto, stile CHiPs, ci ferma. La moto è proprio come quella di Frank Poncherello e l’atteggiamento idem 🙂 . Si fa un po’ di fatti nostri, chiedendoci di dove siamo e dove siamo diretti, dopodiché ci dice che per i bambini quella strada è troppo pericolosa e ci obbliga a tornare indietro e passare dal centro di un piccolo paese. Prima di ripartire verifica che si ubbidisse, dopodiché riparte, sempre alla Poncherello. Allunghiamo un po’ la strada, ma non abbiamo molte alternative.
Il paese è decisamente come ci si può aspettare un piccolo centro americano. Casette, una di fianco all’altra, in entrambi i lati della strada; ciascuna casetta ha un garage con una macchina pulita parcheggiata di fronte, ed un pratino con l’erba curatissima, che, immaginiamo essere oggetto di confronto tra gli uomini del vicinato. Pedaliamo in una scenografia di tanti film americani e ci prepariamo ad affrontare una delle due colline della giornata.
La salita è abbastanza ripida e il Miche decide subito di lasciare a me la bicicletta e di salire nel seggiolino con Micky. Ce la facciamo tutta a spinta, tranne Dudu che non scende mai di bicicletta. Discesa ripida verso il mare dove decidiamo di fermarci a pranzare in un angolino soleggiato e riparato dal vento. Ormai siamo entrati in pieno spirito americano ed il conto delle calorie del pasto si perde…. Sarà bene, per il cibo, tornare in fretta ad essere italiani 🙂
Ci rimettiamo in sella, coscienti che ci aspetta un’altra collina, più tosta della prima.
Quando siamo all’estero, oltre ad una tradizionale carta geografica utilizziamo maps.me (che mi riprometto di recensire). E’ un’applicazione must-have per iPhone e Android che consente di scaricare le mappe e utilizzare il navigatore offline. L’applicazione ha una moltitudine di stradine e sentieri anche per escursionisti e mountain bike.
Ci lasciamo affascinare da un sentiero tra i boschi che attraversa le colline che dobbiamo superare. Un forte odore di eucalipto ci inebria. Fortunatamente è inverno e non ci sono pericoli di orsi, molto numerosi in California, tanto da essere i protagonisti sulla sua bandiera. La salita è lunga e costante, ma agibile, a parte qualche tratto un pochino più complicato. Noi saliamo rilassati chiacchierando delle sensazioni provate.
La discesa è ai limiti del praticabile, ma ormai è tardi per tornare indietro. Qualche ragazzo scende con la mountain bike, ma è bravissimo e ha una bici adatta a quei percorsi, ma soprattutto non ha un cospicuo bagaglio al seguito. Noi scendiamo a mano con i freni quasi costantemente tirati. Diversi tratti abbiamo dovuti farli aiutandoci a vicenda per la rapidità e la scivolosità del terreno. Io mi sono guadagnato una bella caduta durante un tratto estremamente ripido in cui ci passavamo le biciclette.
Dopo circa un’ora e mezzo siamo di nuovo su strada, stanchi ma soddisfatti dell’avventura. Ormai mancano poco più di dieci chilometri a Half Moon Bay e all’albergo; scorrono veloci e senza intoppi.
Il Comfort Inn hotel è carino e in stile americano. Facciamo il check in e ci concediamo un caffè americano io e un té Micky, mentre, seduti su delle comode poltrone guardiamo rilassati le nostre bici. In camera abbiamo una macchina del caffè e un microonde, pertanto decidiamo di mangiare in camera.
Prendo di nuovo la bici e vado al vicino supermercato, Safeway, a circa tre chilometri e mezzo dall’albergo.
I supermercati americani sono speciali. Esiste ogni sorta di cibo o bevanda, meglio se ad alto contenuto di zuccheri e grassi. Sono presenti grandi quantità di cibo precotto o da mettere solo nel microonde. Praticamente gli americani non cucinano. Questa cosa non mi piace, ma in questo momento è utilissima. Polpettone precotto, riso integrale precotto, verdure da cuocere al microonde, piselli da cuocere al microonde, patate novelle da cuocere al microonde con salsa all’aglio, pinzimonio di verdure con hummus di ceci speziato, pomodori tagliati con cipolla e peperoncini verdi piccantissimi per fare dei crostini con il pane. Cena ottima, americana e abbondante.
Mettiamo le bici in camera, data l’assenza di un posto sicuro dove riporle, e ci prepariamo per andare a letto. Domani sveglia presto e in sella verso Pigeon, dove proveremo l’esperienza di dormire in un faro.
Comments
1 commentoGiovannella
Dic 21, 2017Niccolò ma questa volta non hai fatto un tuffetto?Era così freddo?
Giovannella
Dic 21, 2017Conoscendovi chissà che strada impossibile sarà stata!Mi ricorda qualcosa……….di già provato in bici con voi(inizio franchigia)……..
Giovannella
Dic 21, 2017Già che c’eravate potevate portarmi quel piccolo addobbo natalizio come ricordino.Lo sapete quanto vado pazza per gli orsacchiotto!!!!!!