Santa Cruz. Negozi di surf, pickup carichi di tavole guidati da giovani decisamente in forma, onde e surfisti che le cavalcano. Questa è forse l’essenza della California, o almeno è la California nell’immaginario comune. Tuttavia stiamo imparando che la California è anche, e soprattutto, altro.
Ci siamo svegliati al faro di Pigeon Point prima dell’alba. La natura e la tranquillità del luogo avrebbero richiesto qualche giorno in più, ma oggi dobbiamo coprire i quasi cinquanta chilometri che ci separano da Santa Cruz, interamente sulla Cabrillo Highway.
Usciamo per una foto al faro all’alba. Il cielo è limpido, ma è freddissimo. La marea si è alzata e delle foche non c’è più traccia; ci sono tuttavia dei pellicani che cercano un spuntino mattutino.
Rientriamo prima di congelarci e ci prepariamo colazione. Una piccola ospite dell’ostello viene a farci compagnia, costringendo anche la mamma ad alzarsi all’alba che inizia a leggere alla bambina un librino. Chiediamo gentilmente se Dudu e il Miche possono unirsi alla bambina; una lezione di inglese da una madrelingua paziente è ideale. Ci prepariamo con calma, salutiamo i nostri gentili coinquilini e partiamo. Non siamo ancora per strada che incontriamo un signore di Seattle che non ci lascia più andare via sommergendoci di domande 😀 .
La strada è un susseguirsi di faticosi saliscendi che piano piano ci lasciamo alle spalle che Micky chiama “le ripetute”. Facciamo una sosta per guardare dei surfisti in azione e ne approfittiamo per fare una piccola merenda. Ripartiamo in direzione Santa Cruz sulla solita Cabrillo. Anche se il percorso di oggi si sviluppa sulla stessa strada il panorama non è monotono. Falesie, spiaggie, colline, alcune con una spruzzata di neve e boschi ci fanno scorrere i chilometri senza accorgercene.
E’ ormai ora di pranzo e mancano poco più di venti chilometri alla meta. Una spiaggia ci sembra il posto ideale dove consumare il nostro pranzo. Dudu e il Miche giocano tra le dune mentre io e Micky ci concediamo un po’ di sole prima di ripartire.
Dopo pochi chilometri un vecchio furgone in un campo di zucche richiama la nostra attenzione. L’insegna ci avvisa che siamo arrivati alla Swanton Berry Farm, una fattoria biologica che produce e vende zucche, lamponi, mirtilli e more. E’ bellissima. All’interno ci sono marmellate, cheesecake ai frutti di bosco, torte ai mirtilli, pumpkin cake, cioccolatini ai mirtilli, una zuppa calda con prodotti della fattoria e caffè, in un ambiente del tutto particolare. Sono presenti due mappamondi, mappe e atlanti aperti sui tavoli. Binocoli e libri di fotografie accostati a giochi di legno, zucche e libri di botanica. Ai tavoli di legno un anziano signore che ha piu’ barba bianca ispida che viso, con l’aggiunta di un cappello da cowboy. Sta pensando, sta leggendo, sta aspettando, non sappiamo, ma non gli rubiamo nemmeno una foto per non toccare il suo momento. Alla fattoria non ci sono commessi. Dobbiamo solo prendere quel che ci serve e mettere i soldi in una cassa o pagare con carta di credito digitando il prezzo in un POS. Sono certo che da noi non funzionerebbe 😀 .
Prendiamo una fetta cheesecake, una tortina di mirtilli, (un misto tra la torta di Biancaneve e nonna Papera), una fetta di pumpkin cake e un cioccolatino ai mirtilli per un totale di ventuno dollari pagati con carta di credito. Consumiamo il nostro sfizio nei tavolini fuori dal locale e ripartiamo.
Ci beviamo gli ultimi quindici chilometri tutti d’un fiato e arriviamo a Santa Cruz. All’entrata la fabbrica delle biciclette Santa Cruz, poi tanto surf. Sistemazione in un lodge con cucina e usciamo a fare un giro. Visitiamo ogni sorta di negozio e andiamo a vedere il famoso luna park sulla spiaggia. Purtroppo quasi tutte le attrazioni sono chiuse, comprese le Giant dipper, le più vecchie roller coaster d’America. Il luna park non è un granché, ma ci fa respirare l’aria delle fiere americane che abbiamo più volte visto nei film.
Ormai è buio. Cena a base di Pizza Pepperoni e a letto. Domani ci aspettano circa sessantacinque chilometri piuttosto movimentati per arrivare a Marina.
Comments
1 commentoAndrea Cappelli
Dic 23, 2017Complimenti per la descrizione del cammino, mi sembra di essere con voi, mi spiace che il Giant Dipper fosse chiuso, era una sensazione particolare.