Siamo arrivati a San Diego, tappa finale del nostro viaggio lungo la PCH, come i californiani chiamano la Pacific Coast Highway. Una tappa speciale, per le bellezze naturali che abbiamo visto, per le persone che abbiamo incontrato e per le emozioni contrastanti che abbiamo provato; il raggiungimento della una meta contrasta con la consapevolezza di aver finito la vacanza.
Sveglia la mattina a Encinitas, colazione e in sella. Ci aspetta una giornata ventosa e circa cinquanta chilometri da percorrere. Neanche il tempo di scaldare le gambe che si si presenta un’orrenda raffigurazione della famosa Madonna surfista, perché qui in California proprio tutti hanno una tavola e delle onde da cavalcare.
Attraversiamo Encinitas tra negiozietti di surf e caffè affollati di surfisti infreddoliti. Sono scalzi con un asciugamano attorcigliato in vita; qui non ci sono grossi formalismi o dress code da seguire.
Ci fermiamo nei vari negozi di di surf e alla fine Micky riesce a trovare qualche costume per la prossima estate. Io mi godo un caffè da Starbucks come uno del posto e alla fine possiamo riprendere il nostro viaggio verso sud. L’oceano è sempre alla nostra destra, con le sue onde lunghe e i suoi surfisti.
La riserva naturale di Torrey Pines vale una sosta. Imponenti canyon di arenaria dominano la spiaggia, i colori sono impressionanti e la loro maestosità ci fa sentire dei microbi. Camminiamo a turno per tutta la spiaggia per sentirci parte del paesaggio e godere appieno di quella meraviglia costruita dalla natura ne corso di milioni di anni.
Nel frattempo continuiamo a riscuotere successo, con le nostre bici cariche come muli. Nel turno mio e del Miche di sorveglianza delle bici si avvicina un ciclista per scambiare due parole. Era particolarmente interessato all’organizzazione familiare nell’affrontare un viaggio in bici con bambini. Dopo una decina di minuti di conversazione, ringrazia, ci salutiamo e se ne va. Io e il Miche continuiamo ad aspettare Michy e Dudu e a giocare sugli scogli. Una volta tornati, saliamo in bici per ripartire quando torna il ciclista con cui avevo parlato. Ci chiede quando torneremo in Italia e ci invita a cena; lui e sua moglie sarebbero felici di cenare insieme e parlare di viaggi. Bellissimo, ma San Diego ci aspetta, per cui ringraziamo riprendiamo il nostro viaggio.
Ci stacchiamo dalla PCH per l’ennesima variante rispetto al percorso pianificato prendendo la Torrey Pines Park road, una stradina che si arrampica tra i canyon; faticosa, ma bella.
Ormai i chilometri che ci separano da San Diego sono pochi, ed iniziamo ad avere fame. Durante il percorso Dudu ed io cerchiamo e fotografiamo le targhe dei vari stati americani.
Il chilometri scorrono e arriviamo a San Diego. Prima tappa l’UCSD, Università di San Diego. E’ profondamente diversa dalle università italiane. E’ un vero campus con varie facoltà, biblioteca, bar, e tutti i servizi immaginabili. Anche se è domenica nei vialetti ci sono decine di studenti di tutte le razze. Noi ci mettiamo da una parte a pranzare, anche se sono le tre del pomeriggio; due studenti ci passano davanti su di uno skate board con maschere in faccia: una da coniglio, l’altra da tigre.
Il sole inizia a calare ed è tempo di andare a cercare il mostro motel che dista circa dodici chilometri. Attraversiamo un parco enorme con una bella pista ciclabile, sullo sfondo le luci di San Diego; questa città la sentiamo già nostra. Pedaliamo su stradoni di periferia e vicoletti bui e alla fine arriviamo.
Accanto all’albergo un locale tutto colorato con delle persone fuori. Ci chiamano incuriositi da questi strani viaggiatori in bicicletta. Mario, il proprietario del locale è un buffo signore con giacca rossa e bombetta nera, ci invita ad entrare. Elvis ovunque e pareti tappezzate da poster e cimeli vari. La combriccola di amici è simpatica e vogliono, per forza, offrirci o aiutarci in qualcosa. Ne usciamo con varie foto di rito e una dritta per avere la pepperoni pizza più buona di San Diego direttamente in albergo.
Non ci resta che seguire il consiglio con due immense pepperoni pizza mentre alla televisione guardiamo Forrest Gump. Poi a letto, dopo una bella tappa di quarantasei chilometri che il Miche si è pedalato tutto da solo. Bravo eroe.
Rimarremo due giorni a visitare San Diego, perché è una città bellissima, ma soprattutto, per prepararci mentalmente al ritorno.