Il Natale si avvicina. A casa nostra, l’albero brilla già da quasi un mese, decorato con palline provenienti da ogni angolo del mondo e illuminato da luci scintillanti. Le vie del centro e le vetrine dei negozi sono addobbate, immerse nell’atmosfera natalizia. Intanto, è iniziato il consueto giro di cene: con i colleghi d’ufficio, con gli amici, con i compagni di calcetto o di palestra e perfino dei gruppi WhatsApp.
Per noi è tempo di partire per un nuovo viaggio. Andremo di nuovo verso Est. L’Oriente ci affascina da sempre per le sue tradizioni millenarie, la cultura, la tecnologia e la gentilezza delle persone. La nostra destinazione sarà la Corea del Sud.
L’idea iniziale era percorrere la Ciclabile dei Quattro Fiumi, una delle piste ciclabili più famose del Paese, che segue il corso dei principali fiumi sudcoreani: Han, Nakdong, Geum e Yeongsan. Si estende per circa 633 chilometri, da Incheon (vicino a Seoul) fino a Busan, sulla costa sud-orientale.
Durante la pianificazione, però, il percorso è cambiato fondamentalmente per due motivi: il desiderio di visitare alcuni luoghi particolarmente interessanti e la disponibilità limitata di strutture per dormire, soprattutto nelle zone centrali della Corea, dove l’inverno è rigido e il turismo praticamente assente.
Abbiamo quindi definito un nuovo itinerario: partiremo da Seoul e arriveremo a Busan, seguendo in parte la ciclabile dei Quattro Fiumi. Ci aspetta un viaggio straordinario, tra templi storici, villaggi tradizionali, riserve naturali e parchi fluviali, ma anche tra grattacieli, insegne luminose e tecnologia futuristica.
La sfida più grande sarà il freddo. In questa stagione le temperature oscillano tra -8°C e 3°C, quindi ci prepariamo a pedalare in condizioni decisamente impegnative.
Arriviamo in aeroporto. Al check-in di Air China, un ragazzo gentile di Prato ci accoglie e ci consegna le carte d’imbarco senza fare storie sul peso dei bagagli. Portiamo le biciclette al desk dei bagagli fuori misura e proseguiamo verso i controlli di sicurezza.
Faremo scalo a Pechino, dove trascorreremo circa venti ore prima di ripartire per Seoul. Prima dell’imbarco attiviamo una eSIM Holafly, dotata di VPN integrata, che ci permetterà di navigare su Internet dalla Cina senza restrizioni.
Il volo è puntuale e affollatissimo. Micky, Niccolò e Michelangelo siedono insieme, mentre io mi ritrovo accanto a una coppia di padre e figlia diretti in Cina per visitare dei parenti. L’uomo vive in Italia da 23 anni ma non parla una parola di italiano, mentre la ragazza di 14 anni conosce solo qualche parola della nostra lingua. In qualche modo però riusciamo a capirci.
Racconto loro della nostra lunga sosta in Cina e dell’intenzione di uscire dall’aeroporto per visitare brevemente Pechino. La ragazza mi avverte che il 95% dei pagamenti in Cina avviene tramite cellulare, attraverso Alipay, un’app che fortunatamente Micky aveva già scaricato.
Dopo dieci ore e mezza di volo atterriamo a Pechino. L’aeroporto è immenso. I controlli per l’ingresso nel Paese sono tanti e scrupolosi.
Un treno ci porta in mezz’ora alla metropolitana. Il tempo a disposizione è poco, fa freddo e ci restano solo un paio d’ore di luce. Dobbiamo rinunciare alla vista panoramica sulla Città Proibita e limitarci a visitare la gigantesca Piazza Tienanmen.
Lunga 880 metri e larga 500, Tienanmen è una delle piazze più grandi del mondo e può ospitare fino a un milione di persone. È circondata da edifici storici e simbolici, tra cui il Palazzo dell’Assemblea del Popolo, il Mausoleo di Mao Zedong e la Porta della Pace Celeste, che conduce alla Città Proibita.
È anche tristemente famosa per i tragici eventi del 1989, quando una protesta studentesca a favore della democrazia fu repressa con violenza dal governo cinese.
La presenza di polizia è massiccia e, anche per attraversare la strada, attraverso i sottopassi dobbiamo superare diversi controlli di sicurezza. La piazza è tutta transennata e presidiata, rendendo difficile muoversi. Facciamo qualche foto e ce ne andiamo.
Il buio cala in fretta e il freddo è pungente. Ci allontaniamo dalla zona governativa e ci dirigiamo verso un quartiere commerciale pieno di negozi. Dopo un rapido giro infreddoliti, troviamo riparo al caldo in un grande centro commerciale. I marchi sono per lo più quelli conosciuti. Niccolò compra del tè bianco cinese.
Entriamo nella food court, un labirinto di banchi che preparano e servono ogni genere di piatto: ravioli cinesi, zuppe, pollo, anatra, frutta e dolci. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Ci sediamo a un tavolo e iniziamo a ordinare dai vari banchi: ravioli cinesi, anatra alla pechinese e zuppa.
È ora di tornare in aeroporto. Tra metro e treno ci impieghiamo più di un’ora. Arrivati, dobbiamo decidere se restare in aeroporto o trovare un hotel per la notte. Considerando che l’imbarco è previsto per le 8 del mattino, decidiamo di restare in aeroporto.
Passiamo direttamente ai controlli di sicurezza, ancora una volta lunghi e scrupolosi. Sfortunatamente, fanno cadere una piccola bottiglia di vino Porto che mi era stata regalata da un amico, un dono che avrei voluto bere a Natale.
Andiamo al gate e cerchiamo un posto tranquillo dove passare la notte. Domani, finalmente, saremo a Seoul.