Siamo a Takamatsu, capoluogo della prefettura di Kagawa, una città modena e vivace. Oggi la nostra giornata è stata un po’ complicata dalla pioggia. Abbiamo pedalato, per gran parte dei quasi cinquanta chilometri percorsi, sotto una fitta e incessante pioggia, a tratti violenta.
Sveglia di prima mattina a Zensūji. Ha piovuto per tutta la notte; per ora il tempo sembra reggere, anche se un cielo plumbeo non promette niente di buono. Facciamo colazione e in sella, tenendo l’abbigliamento anti pioggia a portata di mano.
Le prime due tappe sono i templi 76 e 77, rispettivamente Konzōji e Dōryūji. Sono templi piccoli e con pochissime persone.Aaaas
È la festa dell’Obon. Le strade sono deserte e si sente un forte odore di cibo provenire dalle case. Stranamente la maggior parte dei negozi sono aperti. Noi ci rimettiamo in sella e continuiamo il nostro viaggio, anche se ha iniziato a piovere copiosamente.
Lungo la strada una libreria aperta ci ispira. Entriamo e notiamo subito che per più di metà è dedicata ai Manga. Bellissimi, tutti foderati con una plastica trasparente per evitare che si possano aprire e rovinare. Ci mettiamo a curiosare tra gli scaffali. Io alla ricerca di qualche personaggio o robot che mi ha fatto compagnia durante l’infanzia o l’adolescenza. Tutto inutile. Niente. Forse sono troppo vecchi o forse sono troppo vecchio io. Ne usciamo dopo quasi un’ora con tre libri per bambini. Insegnano a scrivere le lettere giapponesi 😊.
Sotto una pioggia battente consumiamo i chilometri che ci separano dai successivi templi, il settantanovesimo, Tennōji, e l’ottantesimo, Kokubunji. Eseguiamo con scrupolosa attenzione il rito e recitiamo le preghiere, coscienti che saranno gli ultimi rituali e gli ultimi timbri sul quaderno.
Con questi due templi, infatti, si conclude il nostro personale Shikoku Henro. Una esperienza bellissima, che abbiamo fortemente voluto incastrare nel nostro viaggio in Giappone. Il pellegrinaggio degli 88 templi sicuramente ci rimarrà nel cuore come quelli di Santiago. Ci ha colpito la simbologia dei riti, il valore dei gesti e delle cose, la pacatezza dei pellegrini. A differenza di quello di Santiago, è più interiore, forse più spirituale. A Santiago si conoscono tante persone meravigliose che diventano, a tratti, compagni di viaggio, qui non si vedono persone che viaggiano insieme. Ognuno con la propria borsino an bianca con le preghiere, con il rosario in mano e il bastone, con l’amore veste bianca e il cappello a cono. Solo.
Finalmente arriviamo a Takematsu. Dopo qualche giro a vuoto riusciamo a prendere possesso della nostra casa affittata con Airbnb. Poco più di una stanza. Decisamente bruttina, ma per una notte va più che bene.
Domani ci aspetta un traghetto per Kobe per poi pedalare fino ad Osaka. Scopriamo dal sito web della Jumbo Ferry che per le giornate dell’Obon le corse dei traghetti sono state ridotte drasticamente. Per noi una unica possibilità alle 14 con arrivo alle 17:30. Impossibile poi percorrere trenta chilometri. Ci affanniamo alla ricerca di una soluzione alternativa percorribile.
Troviamo fortunatamente un pullman che va direttamente a Osaka. Partenza dalla stazione di Takamatsu alle 9:30 e arrivo a Osaka alle 13:06. Significherà che invece di pedalare per trenta chilometri, per lo più, in periferie e zone industriali, ci concentreremo sulla visita di Osaka, in cui rimarremo due giorni.
Comments
1 commentoGiovannella
Ago 16, 2018Povere manine di….baccalà!