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Giappone, Viaggi

Lo Shikoku Henro: da Saijo a Shikokuchūō

posted by Alessandro Falleni
Ago 13, 2018 1781 20 0
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Eccoci a Shikokuchūō, una cittadina nella prefettura di Ehime dal nome impronunciabile, al termine di una faticosa giornata di spostamento. Abbiamo pedalato per circa cinquanta chilometri. Il caldo ci ha messo a dura prova; abbiamo sudato come mai in precedenza e bevuto moltissimo.

Sveglia in hotel alle 7. Ci prepariamo e, per questa volta andiamo a far colazione direttamente al minimarket sotto l’albergo, Lawson.

Ci mettiamo in sella e usciamo dalla città. Per passare il tempo cerchiamo di vedere le diverse maturazioni dei campi di riso. Ci fermiamo in una piazza dove fervono i preparativi per una festa; enormi coniglietti dai vestiti colorati sono disposti in fila, bancarelle vendono palloncini di doraemon e dolciumi vari e, un tizio è alle prese con un microfono; è in abito nero con calzini di spugna grigi e ciabatte a fascia nere. Elegantissimo. Corre da una parte all’altra della piazza, intento ad organizzare chissà quale discorso. Noi non capiamo bene che festa sia, ma intuiamo che possa essere il cinquantesimo anniversario del coniglietto.

La strada inizia a salire; sappiamo che il percorso di oggi ci porterà ad affrontare una mezza montagna. Otto chilometri di salita. I primi sui pedali, poi a spinta sotto un sole cocente. Il sudore scende negli occhi e li fa pizzicare. Ci fermiamo spesso per bere e asciugarci il viso. Finalmente arriva la fine. Sotto di noi un enorme bosco fitto fitto conduce fino al mare.

Ammiriamo il panorama e riprendiamo fiato, prima di affrontare la lunga discesa che ci porta ad un paese. Li possiamo fermarci e godere di un abbondante pranzo.

Riposati e rifocillati rimontiamo in sella. La strada ora è in piano. Pedaliamo lungo la costa incontrando tanti piccoli paesi, tutti uguali. Lungo il percorso ci fermiamo ad un santuario shintoista, il più grande della zona. Ci sono vari alberi sacri, recintati e con delle Shimenawa intorno, corde sacre posizionate per indicare che l’oggetto avvolto è residenza di una entità divina.

Probabilmente il santuario è dedicato ad un Kami che protegge gli animali, in quanto ci sono molte preghiere con foto di animali. All’interno del portale, come al solito, ci troviamo immersi in un altro mondo. Regna la calma e il silenzio e tutto è in armonia con la natura circostante. Pratichiamo il rituale shintoista, recitiamo una preghiera e ce ne andiamo. 

Mancano pochi chilometri ad arrivare al nostro hotel e siamo in largo anticipo sui tempi. Ci fermiamo in una spiaggia per rilassarci un po’. È domenica e la spiaggia è affollata di giapponesi, completamente vestiti, che fanno pic-nic e braciate. Si divertono, giocano e ridono, ma non c’è confusione; sono ordinati e silenziosi anche nei momenti di baldoria. L’acqua del mare questa volta è piuttosto sporca, quindi dopo poco ce ne andiamo. 

Arriviamo in hotel. Un palazzo nel centro della anonima città di Shikokuchūō. Fa parte di una catena di resort, ma probabilmente a noi è toccato il parente povero della famiglia. È pulito, ma è il primo posto in cui dormiamo in cui non c’è un onsen. Per noi comunque va benissimo. 

Spesa e cena in camera prima di dormire.

Da domani in Giappone ci saranno tre giorni di festa per l’Obon, che celebra la festa dei morti.

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