Una giornata dedicata ai templi di Imabari. Oggi è l’8.8, quale migliore giorno per iniziare il cammino degli 88 templi😊. Il nostro personale Shikoku Henro inizia da qui. Con il tempio numero 55. In realtà non esiste un ordine preciso con il quale visitare i templi, ma se volessimo seguire le orme del maestro Kobo Daishi allora dovremmo partire da Naruto (dal tempio numero 1 a nord-est dell’isola) e poi percorrere Shikoku in senso orario e arrivare all’ultimo degli 88, sempre a Naruto. Noi percorreremo soltanto una parte del cammino, fermandoci in 24 templi. L’ordine con il quale visitiamo i templi è dettato più dall’esigenza di conciliare il nostro Shikoku Henro con l’itinerario complessivo prescelto, più che da altre ragioni.
— Bignami dello Shikoku o-henro-san (pellegrino del cammino degli 88 templi —
Il cammino degli 88 templi dell’isola di Shikoku è un pellegrinaggio molto noto in Giappone. È praticato sin dall’antichità ed è associato alla figura del monaco buddhista Kobo Daishi.
Kobo Daishi, anche detto Kukai, è nato a nel 774 a Zentsū-ji, sede del 75° tempio del percorso. Andò a studiare il Buddhismo in Cina e al suo ritorno in Giappone contribuì sensibilmente allo sviluppo del Buddhismo esoterico. E’ stato il fondatore della Shingon (parola vera), una delle tre maggiori scuole del Buddhismo giapponese.
Il percorso è idealmente in quattro parti: la prima parte del percorso, ovvero i templi che vanno dal numero 1 al numero 23 rappresentano “il risveglio” o “hosshin”.
I templi che vanno dal numero 24 al numero 39 rappresentano invece “austerità e disciplina” che i giapponesi chiamano “shugyo”.
I templi che vanno dal numero 40 al numero 65 rappresentano invece il “raggiungimento dell’illuminazione”, questo momento è chiamato “Bodai”.
Gli ultimi templi prima della fine del pellegrinaggio rappresentano quello che il Buddhismo chiama “nirvana”, e che i giapponesi chiamano “nehan”.
I rito di accesso ai templi è molto importante da eseguire per mantenere un atteggiamento corretto e rispettoso.
- Accedere dal portale principale facendo un inchino e procedere verso la fontana.
- Con il mestolo preso con la mano destra, si versa dell’acqua sulla sinistra e viceversa. Poi sempre con la mano destra e sempre con la stessa acqua rimasta nel mestolo, si versa un po’ di acqua sulla mano sinistra, portandola alla bocca per sciacquarla. Con la restante acqua del mestolo si lascia scorrere lungo il manico per ripulirlo e si posa con l’incavo verso il basso, nel posto trovato.
- Dopo la purificazione si può suonare la campana grande ed in seguito accedere al tempio principale.
- Accendere tre incensi e una candela.
- Salire mantenendo la sinistra e donare un osame-fuda (il foglio con il Buddha sul quale il pellegrino scrive il nome, la provenienza e il desiderio che lo spinge alla preghiera) ed una moneta. Un centesimo va benissimo.
- Se c’è il batacchio, si può suonare due volte per risvegliare la divinità dormiente in quel tempio.
- Fare un passo indietro pregare.
- Al termine compiere un inchino profondo e, uscendo dal portale, rifare l’inchino.
— Fine Bignami dello Shikoku o-henro-san —
Ci svegliamo nel nostro ryokan affacciato sul mare di Imabari. Colazione, e prepariamo le bici. La giornata si svolgerà tutta a Imabari, ma a causa della mancanza di disponibilità di posti letto dovremo cambiare albergo.
Prima tappa è il tempio numero 55, chiamato Nankōbō. È piuttosto vicino. Al portale due enormi statue in legno con facce arrabbiate, muscoli scolpiti, possenti armature e spade sguainate, fanno da guardiani al tempio. Allontanano gli spiriti maligni e sono pacifici con chi ha buone intenzioni.
Facciamo un inchino ed entriamo. Ci rechiamo dal monaco per far apporre un timbro sul nostro Nokyocho rosso, il libro sul quale si appongono i timbri dei templi visitati, ed acquistare incensi e candele. Oltre ad apporre tre timbri nella pagina relativa al tempio 55 e a donarci una preghiera, con un pennello intinto nell’inchiostro nero, disegna un bellissimo ideogramma. Non ne conosciamo il significato ma ci piace. È ora di andare a recitare la nostra preghiera seguendo il rituale corretto, anche se noi ne seguiamo uno nostro di tipo familiare. A questo primo tempio il Miche accende l’incenso mentre Dudu la candela, e, a ogni tempio si scambieranno i ruoli. Ognuno di noi compila il proprio osame-fuda e dona un centesimo, prima di recitare la preghiera.
Altri due pellegrini stanno compiendo il cammino. Hanno il vestiario e i tutti i simboli del vero o-henro-san. Le loro osame-fuda sono di colore rosso, ciò significa che hanno completato il pellegrinaggio molte volte. Le nostre sono bianche, poiché lo stiamo affrontando per la prima volta.
Lungo la strada che ci conduce al secondo tempio ci fermiamo al castello di Imabari. È molto diverso dai castelli medievali europei. Ha un giardino interno molto curato e un corpo centrale a più piani come una pagoda. Nel centro del giardino una statua in bronzo di un samurai a cavallo, forse l’antico padrone del castello.
Arriviamo al tempio 59, Kokubunji. Anche qui seguiamo la stessa procedura del tempio precedente. Il timbro apposto sul Nokyocho e, ovviamente l’ideogramma, sono diversi così come la preghiera che ci consegna.
Pranziamo e ci fermiamo in sequenza ai templi 57, 56, 54 rispettivamente Eifukuji, Taisanji, Enmeiji. In ciascun tempio eseguiamo scrupolosamente e con serietà il rito, compiliamo e lasciamo la nostra osame-fuda, recitiamo la preghiera e ce ne andiamo.
Al tempio Enmeiji un altro o-henro-san offre a Dudu una marmellatina stick. È buona educazione accettare i doni dei pellegrini. Accettiamo di buon grado e ringraziamo.
È ora di andare a trovare l’albergo. Mancano 10 chilometri. Ci soffermiamo a fare la spesa, nella speranza di avere a disposizione una cucina o un forno a microonde.
L’albergo è situato proprio alla fine della ciclabile Shimanami Kaido e possiede una meravigliosa vista sul ponte e sul mare interno di Seto. Probabilmente è l’albergo con la vista più bella in cui abbiamo soggiornato. Il ponte, il mare con barche che passano, le isole sparse qua e là ricche di verde e un faro: un quadro. La struttura è moderna e ben attrezzata per accogliere i ciclisti, per cui ci viene subito trovata una sistemazione per le bici.
Ritiriamo la chiave della stanza e ci sistemiamo. Abbiamo un terrazzino. La vista è la stessa, meravigliosa, che si può godere dalla hall. Non abbiamo cucina, né forno a microonde, ma è un problema che risolveremo dopo. Prima ci aspetta una doccia con onsen rilassante.
Puliti e rilassati possiamo pensare alla cena. Abbiamo del macinato di pollo da cuocere, dei pomodori, e dei noddles. Per i noddles è facile, basta aggiungere acqua calda, e, ogni camera ha un bollitore. Per i pomodori idem. Non resta che il macinato. Abbiamo un terrazzino, un fornellino ad alcool, e un set di pentole. Perfetto. Hamburger di pollo cucinati con vista ponte.
Consumiamo la nostra cena e poi a letto. Oggi per quanti pochi chilometri dovevamo percorrere, il contachilometri si è fermato a 40. Domani proseguiremo il cammino verso Matsuyama nellla quale ci fermeremo al tempio 53.
Comments
1 commentoTommaso
Ago 10, 2018Dai la cera..togli la cera…
E alla fine aggiungi l’acqua rimasta nel mestolo del tempio (o che mestoli hanno in Giappone???😜😜