Siamo arrivati a Shkodër, o Scutari in italiano, una delle città più antiche d’Europa e “culla della cultura albanese”, oggi una città un po’ confusionaria situata nel nord-ovest dell’Albania, in prossimità del Lago di Scutari. Intorno a noi le montagne delle Alpi dinariche un po’ rocciose è un po’ coperte dal verde della vegetazione.
La sveglia a Podgorica è presto. Alle 7 siamo nella sala a fare colazione. Compagni di pasto degli operai in trasferta già in tenuta da lavoro.
Il tempo è variabile e le previsioni dicono che dovrebbe piovere in tarda mattinata.
Ci mettiamo in viaggio, e, dopo neanche un chilometro inizia a piovere. Indossiamo le giacche da acqua. Non è una pioggia torrenziale come quella di ieri, ma è quella pioggerellina fitta fitta che bagna.
Imbocchiamo la strada statale che, fortunatamente, per un lungo tratto è costeggiata da una pista ciclabile.
Ai nostri lati si estendono vigneti a perdita d’occhio. È il singolo vigneto più esteso d’Europa, probabilmente del mondo, orgoglio del Montenegro. Si estende su un’area di 2300 ettari e infiniti filari con più di 11,5 milioni di viti.
La pista ciclabile finisce e la strada inizia a salire. Anche se le giacche da acqua fanno dignitosamente il proprio dovere abbiamo i pantaloncini e le scarpe zuppi.
Saliamo per qualche chilometro. Dalla mattina ci passano accanto delle vecchie Peugeot 205 tutte colorate e piene di adesivi. Sul tettino un portabagagli carico all’inverosimile. Non può certamente essere un caso.
Intanto alla nostra destra prima un acquitrino, poi il lago Scutari. Siamo vicini al valico Hani i Hotit, uno dei due valichi di confine con l’Albania.
Finalmente la frontiera. Una lunga fila di macchine attende di fare il controllo documenti. In fila, anche una decina di Peugeot 205.
Ci siamo imbattuti nell’Europ’Raid 2023, un giro culturale e solidale dell’Europa in Peugeot 205. I partecipanti stanno percorrendo 8.000 chilometri attraverso 20 paesi in 22 giorni.
Gli equipaggi, di tre persone, devono portare 70 kg di materiale scolastico ai bambini svantaggiati in Europa.
Noi siamo incuriositi da un equipaggio di tre ragazze, giovani e sorridenti, a bordo di una 205 colorata e piena di adesivi, con lunghe ciglia sopra i fanali e un volante di pelo rosa.
Arriva il nostro turno. Poco più di uno sguardo ai passaporti e siamo nella Terra delle Aquile. Ci fermiamo subito ad uno stand che vende SIM telefoniche per turisti, richiamati da un ragazzo decisamente simpatico che parlava solo albanese e foggiano. 23 euro per 40 Gb di traffico dati. Non economicissima, ma a noi serve.
Scendiamo verso Scutari costeggiando il lago. Sui due lati della strada solo case vecchie o la cui costruzione è stata lasciata a metà. La cosa curiosa è che ogni tanto, tra le case scalcinate, spunta una villa in di stampo hollywoodiano, caratterizzata da una sfarzosità che stride decisamente con il contesto. Sono enormi ville bianche con pratini all’inglese, cancellate dorate, piscine e auto di lusso luccicanti nel parcheggio. Per la maggior parte sono hotel o resort, anche se non riusciamo a capire la loro funzione.
Lungo la strada auto di grossa cilindrata ci sfrecciano accanto. Qui le persone hanno una passione particolare per le auto lussuose, siano esse vecchie o nuovissime, ma sempre luccicanti, che alimentano gli affari dei numerosissimi autolavaggi.
Ci fermiamo a pranzo a Koplic, un paesino di poche anime. Nella strada principale qualche bar affollato da soli uomini e un supermercato.
Poco più avanti una piazza assolata con le panchine nella quale un monumento ricorda la rivolta albanese del 1912 per la liberazione degli ottomani che portò alla dichiarazione di indipendenza dell’Albania.
Io e il Miche entriamo nel supermercato per la spesa. Alla cassa non esiste una fila ordinata: chi urla di più ha la precedenza sugli altri e, un omino sulla ottantacinquina con un bel cappello di feltro marrone e due filoncini di pane in mano, sembra saperla lunga. Finalmente io e il Miche riusciamo a pagare e guadagnare l’uscita.
Mangiamo tranquilli su una panchina mentre tentiamo di asciugare scarpe e calzini al sole.
Si avvicina un ragazzo con una sigaretta in bocca per scambiare due chiacchiere, come fanno tante persone incuriosite da questa strampalata compagnia di viaggiatori.
Non sembra particolarmente equilibrato mentre spende parole di disprezzo per l’Albania in uno stentato inglese. Io cerco di non dargli soddisfazione, limitandomi ad ascoltare, nella speranza che si stanchi e se ne vada.
Non soddisfatto inizia con le raccomandazioni. Non dobbiamo assolutamente inoltrarci nell’interno dell’Albania. Li ci abitano persone cattive che non credono a Gesù. Cerco di fermarlo subito, ma non ci sente. Continua con le sue farneticazioni religiose intrise di razzismo.
Faccio cenno a Niccolò e a Micky che preparano le bici e mi chiamano per andare. Saluto e ci allontaniamo.
Riprendiamo la strada riflettendo insieme su quanto sia importante avere una mente aperta e quanto viaggiare contribuisca ad aprirla. Ci viene in mente la poesia di Gio Evan che riesce ed esprimere in pieno il nostro punto di vista e che riporterò alla fine dell’articolo.
Arriviamo a Scutari. Pedalare in questa città è tutt’altro che semplice, tra mancate precedenze, inversioni ad U improvvise ed un traffico soffocante.
Finalmente raggiungiamo l’ostello nel quale dormiremo. Micky entra con i passaporti, ma c’è un problema. Ieri è arrivato un gruppo numeroso di persone e la nostra camera, già pagata, è stata data a loro. Il responsabile è un ragazzo neanche trentenne che, anziché scusarsi e capire come poter risolvere la situazione, pretende di prenderci in giro addossando la responsabilità a Booking.com.
Anche se Micky ed io abbiamo un approccio diverso al problema siamo concordi nel cercare immediatamente una soluzione. Fortunatamente un hotel a poche centinaia di metri mette tutti d’accordo. Camere non bellissime, ma luminose e pulite, inoltre il personale è gentile e disponibile.
Per cena ci viene consigliato FISI Grill, un ristorante che cucina piatti tradizionali e della ottima carne alla griglia ad un prezzo più che onesto.
Andiamo a letto al termine di una bella serata. Domani pedaleremo ancora in Albania avvicinandoci a Tirana, che a poco più di trent’anni dalla fine della dittatura è una delle capitali più in fermento d’Europa per commercio ed industria.
Viaggiate
(Gio Evan)
Viaggiate
ché sennò poi diventate razzisti e finite per credere che la vostra pelle è l’unica ad avere ragione,
che la vostra lingua è la più romantica
e che siete stati i primi ad essere i primi.
Viaggiate
ché se non viaggiate poi non vi si fortificano i pensieri
non vi riempite di idee
vi nascono sogni con le gambe fragili
e poi finite per credere alle televisioni
e a quelli che inventano nemici che calzano a pennello con i vostri incubi per farvi vivere di terrore
senza più saluti
né grazie
né prego
né si figuri
Viaggiate
ché viaggiare insegna a dare il buongiorno a tutti a prescindere da quale sole proveniamo,
viaggiate
ché viaggiare insegna a dare buonanotte a tutti a prescindere dalle tenebre che ci portiamo dentro.
Viaggiate
ché viaggiare insegna a resistere a non dipendere
ad accettare gli altri non solo per quello che sono ma anche per quello che non potranno mai essere,
a conoscere di cosa siamo capaci
a sentirsi parte di una famiglia
oltre frontiere, oltre confini,
oltre tradizioni e cultura,
viaggiare insegna a essere oltre.
Viaggiate
ché sennò poi finite a credere
che siete fatti solo per un panorama
e invece dentro voi
esistono paesaggi meravigliosi ancora da visitare.