Siamo arrivati a Philadelphia, Philly, come la chiamano i suoi abitanti, o la città dell’amore fraterno, come la definì il quacchero William Penn, colui che dal quale prende il nome la Pennsylvania.
Una giornata piuttosto semplice che ci ha lasciato un po’ di spazio per iniziare a visitare questa città ricca di contraddizioni, alla quale dedicheremo un intero giorno.
Ci svegliamo nel nostro finto quattro stelle di Levittown. Ovviamente la colazione pagata non ci viene servita a causa del COVID. Ci arrangiamo con quel che abbiamo: riso integrale cotto nel microonde arricchito con del formaggio cheddar. Ci prepariamo e ci mettiamo in sella.
La tappa è più corta del solito. Meno di cinquanta chilometri per arrivare al nostro hotel di Philadelphia. Percorriamo una lunga strada a sei corsie con case e negozi da entrambi i lati e la solita striscia bianca che segna la corsia per le biciclette, praticamente presente ovunque.
Un cartello ci avvisa che siamo a Philadelphia , città fondata nel 1682. Precisamente entriamo nel quartiere Northeast Philadelphia una zona periferica dove risiede la middle class di Philadelphia. Facciamo una brave sosta per uno spuntino prima di ripartire.
Passiamo accanto a quello che sembra un castello medievale, con enormi mura di pietra e torri. Si tratta dell’Eastern State Penitentiary, l’ex carcere di massima sicurezza di Philadelphia, ora adibito a museo, il cui aspetto inespugnabile serviva proprio per scoraggiare il crimine. Ha avuto diversi ospiti illustri, tra cui il famoso gangster di Chicago, Al Capone. Inoltre nel 1924, il governatore della Pennsylvania Gifford Pinchot condannò Pep “The Cat-Murdering Dog”, un vero cane, all’ergastolo per aver ucciso il gatto della moglie.
Superiamo il carcere e ben presto entriamo nella periferia di Philadelphia, che ci impressiona per povertà e degrado. Ai lati della strada tanta sporcizia, siringhe usate. Sui marciapiedi senzatetto avvolti in cartoni e coperte e persone che chiedono l’elemosina, purtroppo tra loro ci sono anche bambini, ed il vederli fa male al cuore.
Ci fermiamo lungo la strada in un centro commerciale dove è presente un punto vendita dell catena Ross, un negozio che vende articoli di abbigliamento a prezzi scontati. Nel nostro viaggio verso Washington ne incontreremo una buona quantità e ci fermeremo per vedere di fare qualche buon acquisto.
Siamo quasi nel centro di Philadelphia, attraversiamo un quartiere di case a schiera su due piani, che avrebbero necessità di consistenti opere di manutenzione. Anche qui la situazione sociale non sembra migliore di quella incontrata qualche chilometro prima. Alcune persone ci salutano, altre ci guardano incuriosite. Sui muri iniziano a comparire meravigliosi murales. Grandi come palazzi, sono opere d’arte incredibili. I più di 4000 murales sparsi per la città collocano Philadelphia ai vertici mondiali per questa forma d’arte. I muri sono stati affidati a famosi street artist che hanno coinvolto studenti, ragazzi dei quartieri difficili e carcerati in modo da tenerli impegnati e toglierli dalla strada.
Entriamo nel centro di Philadelphia dove raggiungiamo subito il nostro hotel. Scarichiamo le biciclette e ci rinfreschiamo prima di uscire. È ormai buio. Attraversiamo la città per visitare un altro punto vendita Ross, chiuso come tutto il centro commerciale, per mancanza di elettricità.
È praticamente ora di cena e non possiamo farci mancare la specialità culinaria di Philadelphia, il Philly Cheese Steak Sandwich. Creato nel 1930 da un venditore di hot dog, Pat Olivieri, che decise di rimpiazzare la classica salsiccia con della carne di manzo cotta su una piastra. È sostanzialmente un grande panino farcito con carne di manzo grigliata e tagliata a fettine sottilissime, cipolla e formaggio fuso. Ovviamente il “modello base” può essere arricchito a piacimento con peperoni dolci o piccanti, funghi, insalata, pomodori, cetrioli, salse di ogni tipo e altri mille ingredienti.
Una lunga fila di persone ci suggerisce il panino di Jim’s Steaks. Dopo oltre un’ora di fila riusciamo a prendere quattro panini da portare in camera, visto il numero di persone presenti e i numeri di contagi da COVID, con i quali dobbiamo sempre fare i conti. Due Philly Cheese Steak Sandwich classici con manzo, formaggio whitz e cipolle, uno con manzo, formaggio whitz e peperoni e uno con tutti gli ingredienti dei primi tre panini.
Dopo una cena non leggerissima, ma sicuramente ottima, siamo pronti per dormire. Domani Philadelphia ci attende.