Siamo a Győr per la prima notte in Ungheria, terra dei magiari, dove rimarremo una settimana. Questa città ha una storia antica che risale all’epoca romana, quando era conosciuta come Arrabona. Alloggiamo in una stanza di un affittacamere che nell’arredamento richiama l’ultimo viaggio fatto tra Nepal e India.
Ci svegliamo a Bratislava, scendiamo per fare colazione ritrovandoci in una caffetteria. L’arredamento è curato, musica jazz in sottofondo e una quantità di scelta eccezionale. Ci godiamo il miglior primo pasto della giornata del viaggio mentre discutiamo dell’irritazione al collo di Niccolò che si è svegliato anche con i linfonodi gonfi. Dobbiamo trovare una soluzione.
La giornata è limpida e soleggiata. Usciamo dalla piccola pensione e andiamo a cercare un altro medico, che una volta visto Niccolò suggerisce le stesse cose: antistaminico e pomata. Non ci resta che attendere di vedere qualche risultato. Poi prenderemo una decisione.
Usciamo da Bratislava attraversando un ponte sul Danubio e proseguendo sulla Euro Velo 6.
Attraversiamo una cava con i nastri trasportatori che passano sotto la pista ciclabile trasportando materiale da costruzione.
Ritroviamo ora la campagna che ci accompagnerà per tutto il giorno.
Dopo soli 14 chilometri siamo al confine. Un’auto della polizia, un militare che ci saluta e siamo in Ungheria. Percorriamo la ciclabile, ben tenuta, che corre accanto alla statale fino ad arrivare a Mosonmagyaróvár, un’altra città risalente all’epoca romana, facente parte della remota provincia romana di Pannonia. È ora di pranzo e una bella panetteria fa al caso nostro. Pizza e Coca-Cola per il più classico degli spuntini. Qui la moneta ufficiale è il fiorino ungherese. Ovvio il riferimento al film “Non ci resta che piangere” che domina la conversazione del pranzo.
Ripartiamo riprendendo subito la campagna che non abbandoneremo più fino a Győr. La temperatura è intorno ai 35 gradi e non c’è ombra, pertanto decidiamo di fermarci solo alle fontane per riempire le borracce e bagnarci la testa.
Alle 16 siamo davanti all’affittacamere. Sopra il cancello il simbolo dell’ohm. Nel giardino, bandierine preghiera nepalesi e statue di Buddha. Una ragazza completamente tatuata ci viene incontro ad accoglierci spiegandoci le regole della casa. Prendiamo possesso della camera, non bellissima né pulitissima, ma per una notte può andare bene.
Niccolò non si sente affatto bene. L’irritazione rimane localizzata sul collo, ma non accenna a migliorare, inoltre ha i linfonodi gonfi.
Decidiamo di stare in camera e farlo riposare. Inoltre stasera prenderà prima delle due compresse da utilizzare in situazioni di forte allergia che gli ha prescritto l’allergologo.
Micky ed io usciamo per fare la spesa al supermercato, tornando con aperitivo e cena.
Prima di andare a letto rimane lo spazio per fare due passi nella vicina gelateria e goderci un gelato, carissimo.
Domani un’altra tappa di 80 km ci avvicinerà a Budapest.