Al termine di una giornata davvero entusiasmante non poteva mancare la ciliegina sulla torta. Siamo nella zona di Saariselkä Fell in uno chalet del Kakslauttanen Arctic Resort, uno dei resort più esclusivi della Lapponia.
La struttura è famosa per permettere di passare la notte dentro a igloo in vetro temperato o a lussuosi chalet in legno.
La notte appena trascorsa è stata un po’ agitata per tutti. Anche se lo chalet sul lago in cui abbiamo dormito era caldo e confortevole siamo pieni di ponfi causati dalle punture di zanzare e moscerini. Il prurito è insopportabile, tanto che ci prepariamo delle pezze di acqua fredda per trovare un po’ di sollievo.
La situazione non è drammatica quanto quella della Nuova Zelanda, dove fummo attaccati in massa dai sandfly, terribili moscerini che attaccano a migliaia e lasciano il corpo pieno di ponfi, ma è comunque fastidioso.
La giornata non promette niente di buono. Dopo aver piovuto per tutta la notte, vengono scrosci ad intermittenza.
Ci prepariamo a coprire i quarantadue chilometri che ci separano da Tankavaara, un piccolo villaggio famoso per la ricerca dell’oro, scoperto negli anni ’30.
Vogliamo portare il Miche, che è da sempre appassionato di pietre e di minerali, a cercare l’oro. Ne trovasse anche solo una pagliuzza impazzirebbe di gioia.
Lungo la strada il Miche viaggia con la fantasia; parla di cosa farà con il suo oro e dove lo custodirà.
Incontriamo un cicloviaggiatore norvegese che viene dalla direzione opposta alla nostra. Attraversa la strada per venire a salutarci. È partito da un paesino norvegese al confine con la Russia, dove era a fare visita a suo fratello, dopo aver passato gli ultimi anni in giro per il mondo in bicicletta. Un tipo simpatico e loquace. Parliamo per una mezz’ora, prima di salutarci. Ognuno prende la propria strada soddisfatto per il piacevole incontro.
Siamo a meno di trenta chilometri in linea d’aria dal confine russo, una renna attraversa la strada davanti a noi. Ha i palchi grandi e molto ramificati. Ci fermiamo per fare una foto quando la vediamo raggiungere un branco che si è posizionato su di una collinetta di sabbia. Sono meravigliose e non sembrano avere troppa paura di noi. Ci avviciniamo fino ad attivare a circa tre metri da loro, così possiamo aggiungere altre foto alla nostra nutrita collezione 😊
Riprendiamo il viaggio sotto una pioggerellina, non particolarmente fastidiosa, ma incessante. Arriviamo finalmente a Tankavaara. Puntiamo verso il Gold Village, un complesso turistico che comprende un museo, un ristorante e una vecchia miniera d’oro. Li è possibile vestire i panni dei cercatori d’oro e cercare il prezioso metallo sotto forma di piccole pagliuzze nelle sabbie del fiume.
Un robusto signore con il viso paonazzo di chi trascorre molto tempo alle intemperie, un codino biondo e un cappellino verde tutto consunto, dopo aver riscosso i soldi del biglietto ci fornisce un paio di stivali e un setaccio. In modo, un po’ sbrigativo, ma comprensibile, ci spiega come si cerca l’oro.
Con una pala dobbiamo raccogliere un po’ di sabbia facendo una piccola buca vicino al fiume. Si versa la sabbia nel setaccio, dopodiché ci sediamo intorno ad una pozza d’acqua nella quale avviene la vera ricerca dell’oro nel nostro setaccio.
Attraverso una serie di azioni che comprendono il mescolamento della sabbia, il movimento del setaccio prima da destra a sinistra e poi ondulatorio, si fa si che il materiale più pesante, ovvero il ferro e l’oro, si depositi sul fondo del setaccio. Infine si guarda bene tra il materiale rimasto per individuare eventuali pagliuzze d’oro, isolarle e metterle in una piccola ampolla con dell’acqua.
Ognuno di noi prende la faccenda sul serio, e, ancor più seriamente quando una signora grida tutta emozionata di aver trovato l’oro.
Quello che sembrava facile durante la spiegazione necessita di un po’ di pratica. Dopo i primi venti minuti a capire bene i movimenti iniziamo a vedere i risultati. Io trovo tre pagliuzze d’oro, anche se tutti pagheremmo affinché le trovasse il Miche, che è quello che ci tiene di più.
Dudu trova due pagliuzze, e ancora il Miche nessuna. Quando il Miche vede luccicare qualcosa nel suo setaccio il suo viso si illumina ed inizia a gridare. Il suo sorriso in quel momento vale più di tutto l’oro del mondo.
Dopo un’ora dobbiamo riprendere il viaggio. Io ho sedici pagliuzze d’oro nell’ampolla, due pagliuzze d’oro per Dudu, una per il Miche e nessuna per Micky. Abbiamo comunque fatto una bella esperienza.
Ci rimettiamo in sella quando inizia a piovere. Una pioggia intensa e violenta. Anche se siamo ben equipaggiati per pedalare con il brutto tempo, in queste condizionata risulta un po’ complicato. Oltretutto da un paio di giorni Dudu non è in formissima; ha male ad un orecchio.
Dopo ventidue chilometri di pioggia incessante ci fermiamo al primo posto dove potremmo dormire. Sembra tutto abbandonato. In giro non c’è nessuno. La reception è chiusa e un cartello dice di rivolgersi a ristorante, anch’esso chiuso. Appesi alla porta del ristorante dei fogli con la mappa della struttura. Ogni foglio ha evidenziato uno chalet ed è corredato da una chiave. Un altro foglio dice che se vogliamo dormire possiamo prendere uno chalet e pagare la mattina dopo. Non è esattamente a buon mercato, ma in linea con prezzi degli chalet in cui abbiamo dormito.
Prendiamo la chiave dello chalet numero dodici. È spettacolare. Il più bello visto fino ad ora. È tutto in legno, costruito con grossi tronchi di albero. Ha due camere, una piccola cucina e la sauna. L’ambiente è accogliente e l’arredamento curatissimo.
Prepariamo la sauna, che una volta utilizzata servirà come asciugatrice per il bucato.
Spaghetti all’arrabbiata per cena e poi un giro nella struttura deserta, tra igloo, una chiesetta dove sono celebrati i matrimoni, capanne tradizionali lapponi e chalet. In inverno il resort è affollatissimo e offre ogni sorta di attività da fare nella notte artica. Intanto noi siamo i padroni.