Akranes, una piccola cittadina di poco meno di seimila abitanti, capoluogo della regione di Vesturland. Siamo chiusi nella tenda sotto il diluvio universale, il cataclisma in seguito al quale il mondo terrestre rimane temporaneamente sommerso dalle acque. Se continua così noi saremo veramente sommersi dalle acque. Il terreno inizia ad essere completamente allagato e non sembra ci siano segnali di miglioramento. In queste condizioni leggiamo il libro delle leggende islandesi prima di dormire.
Ci svegliamo a Reykjavik pronti per mordere questa piccola isola tanto bella, quanto complicata da visitare in bicicletta.
La giornata è nuvolosa, con un fastidioso vento che, in Islanda, sembra una condizione normale.
Colazione, carichiamo le bici e ci mettiamo in sella. Seguiamo una ciclabile che ci conduce nel vicino centro storico costituito da poco più di qualche strada. La visita della capitale più settentrionale del mondo rappresenta un diversivo nel nostro viaggio fatto prevalentemente di paesaggi naturali.
La città è dipinta e decorata con i colori dell’arcobaleno dato che due giorni fa è stato celebrato il Reykjavik pride. Entriamo nel centro costeggiando il laghetto Tjornin,che significa lago nell’antico linguaggio vichingo. È ora la volta della Domkirksan, l’antica cattedrale luterana di Reykjavik. Attraversiamo ora la Laugavegur, la strada più importante della piccola città. Per essere la via principale di una capitale europea è decisamente piccolina; è ricca di negozi che si alternano a costruzioni moderne sede di musei e biblioteche.
Ci dirigiamo ora verso la Hallgrímskirkja, la principale chiesa di Reykjavik, salendo per una stradina dalle basse casette dai colori vivaci e intensi.
La chiesa luterana, che per la sua altezza, è visibile da tutta la città e si richiama, nello stile, le colonne di basalto tipiche islandesi, che ritroveremo nella spiaggia di Vik.
Di fronte alla chiesa un’enorme statua di un vichingo con l’ascia in mano. Si tratta di Leif Erikssen, figlio di Erik il rosso, un esploratore islandese che poco prima dell’anno mille sbarco in America alla quale dette il nome di Vinland.
Entriamo nella chiesa. L’interno presenta tre alte navate con volte a crociera, ma non un affresco, non un dipinto. Noi italiani non siamo abituati a vedere chiese spoglie.
Ci dirigiamo ora verso il terminal degli autobus da dove ci inbarcheremo per Akranes. Da lì inizieremo a il nostro tour. La scelta di compiere il tragitto in autobus è dovuta al fatto che tra Reykjavik e Arkanes c’è un profondo fiordo, Hvalfjörður, superabile in due modi. Facendo il giro del fiordo per il quale avremmo impiegato un paio di giorni o prendendo il tunnel sottomarino che collega i due lembi di terra, inaccessibile alle biciclette.
Le zone attorno al Hvalfjörður sono zone di elfi. L’80% degli islandesi crede fortemente nella loro esistenza. Nessuno sa dove vivano, ma pensano che ci sia un elfo ogni cinquecento abitanti e che, insieme a fate e gnomi, abitino in casette costruite appositamente per loro.
A noi sembra una cosa futile, ma qui la prendono assolutamente sul serio, tanto da ritardare o modificare lavori stradali se c’è il sospetto che infastidiscano qualcuna di queste piccole creature.
Il tragitto in autobus è piuttosto breve. In quarantacinque minuti siamo ad Akranes. Il conducente aspetta pazientemente mentre noi carichiamo i bagagli sulle biciclette sotto una pioggia battente.
Andiamo subito verso il campeggio. La reception è deserta. Decidiamo di montare intanto la tenda, poi, quando arriverà qualcuno, regolarizzeremo la nostra presenza.
Sono appena le cinque di pomeriggio. Usciamo dal campeggio per andare a delle terme naturali.
La piscina geotermale di Guðlaug Baths, consiste in due vasche di acqua calda di fronte al mare. Piove, la temperatura è di otto gradi, ma la voglia di immergersi nell’acqua calda in uno scenario da cartolina è più forte del freddo e della pioggia.
Prendiamo le bici e percorriamo i due chilometri che ci separano dal benessere.
Acquistiamo i biglietti alla biglietteria automatica, ci spogliamo chiudendo i vestiti in borse stagne e ci immergiamo. L’acqua a primo impatto è bollente, poi ci abituiamo.
Un’ora abbondante di goduria prima di ricordarci che sono quasi le sette, dobbiamo ancora fare la spesa e prepare la cena.
Usciamo, ma nonostante il freddo, siamo abbastanza accaldati da non sentirlo.
Spesa per cena a base di pollo e hamburger vegetali.
Intanto al campeggio la reception è aperta. Una buffa e robusta signora con i capelli corti biondi siede dietro alla scrivania. Entro per pagare il posto tenda e l’elettricità. Ha l’aria di chi non capisce quello che le si sta dicendo, ma capisce benissimo.
Due adulti, due bambini e l’elettricità per 4000 corone islandesi, circa 28 euro. Onesto.
Mangiamo ed andiamo a letto sotto una pioggia incessante nella speranza di passare una notte tranquilla e che domani il tempo sia migliore.