È arrivato il gran giorno. Siamo pronti per una nuova avventura. Sono passati poco meno di sette mesi dall’ultimo viaggio, a parte la breve parentesi pasquale della ciclovia dell’Arno.
Le strade caotiche delle metropoli statunitensi sono già lontane, lontanssime. Da domani pedaleremo circondati da una natura incontaminata, tra ghiaccio e fuoco, tra sole vento e pioggia. Esploreremo un luogo fatato, ma aspro, nel quale Giulio Verne immaginò l’accesso al centro della Terra.
“Nel cratere Yökull dello Snæffels che l’ombra dello Scartaris tocca alle calende di luglio, scendi, coraggioso viaggiatore, e raggiungerai il centro della terra” – Viaggio al Centro della Terra, Giulio Verne
Si! La destinazione sarà proprio l’Islanda. Un sogno già accarezzato nell’estate 2020. Avevamo i biglietti aerei già in mano, poi le regole stringenti sul COVID in vigore sull’isola ci hanno costretto a rinunciare.
Iceland, o “terra di ghiaccio”, come fu chiamata dai Vichinghi nel IX secolo è la più grande isola vulcanica del mondo. Situata nell’oceano Atlantico settentrionale dista circa 300 km dalla Groenlandia e circa 800 km dalla Scozia. Il fiume di acqua calda che attraversa l’Atlantico, conosciuto come la corrente del golfo, contribuisce a mitigare il clima delle città e dei villaggi che si affacciano sull’oceano.
I bagagli sono pronti e le bici sono smontate e chiuse nelle loro sacche. Il clima e il fatto che, ad esclusione del primo e dell’ultimo giorno, dormiremo sempre in tenda ha reso un po’ complicata la scelta dell’eqiupaggiamento. Viaggiare leggeri ed agili o viaggiare più carichi, con vestiario in grado di garantirci protezione per il freddo e cambi per non indossare indumenti umidi? La seconda opzione ci è sembrata decisamente migliore.
L’emozione per la partenza è tanta e le aspettative sono altissime. Siamo in aeroporto. Alle 22 voleremo su Stoccolma poi a Copenaghen e finalmente alle 9 locali, le 11 in Italia, atterreremo all’aeroporto. Teniamo le dita incrociate affinché, in questa strana estate di ritardi e cancellazioni di voli, domani mattina si possa essere all’aeroporto internazionale di Keflavik, serenamente impegnati a montare le bici.
Arriviamo in aeroporto alle 18. Il grosso display delle partenze non fornisce indicazioni sul nostro volo, ma segnala voli in ritardo. Incrociamo le dita.
Il personale addetto ai bagagli fuori misura ci consente gentilmente di pesare le bici; togli da una sacca, metti in un’altra e alla fine tutte le bici e il bagaglio supplementare da stiva rientrano nei 23 kg consentiti.
Alle 19 apre il check-in; in fila pochissime persone. Tempo 5 minuti e siamo davanti al ad una signora alta, mora e sorridente. Consegnamo i documenti ed attendiamo. Dopo qualche verifica l’operatrice ci informa che il nostro volo non ha posti sufficienti per imbarcarci tutti e quattro. Si confronta con i colleghi, parla al telefono, digita qualcosa al computer per polpi ricominciare il giro: telefono, colleghi, computer.
Dopo mezz’ora siamo ancora in piedi davanti al desk, tesi e preoccupati, in attesa di qualche informazione.
Finalmente l’operatrice alza la testa dal computer e con un sorriso ci informa che partiremo. Operando qualche spostamento dalla economy alla business class hanno trovato i posti in tutti i voli fino a Reykjavik.
Il problema risiede nella pratica dell’overbooking, ovvero nel fatto che le compagnie aeree vendano più biglietti di quanti disponibili.
Nello specifico tutti i voli della tratta Roma-Reykjavik hanno fatto overbooking, gli aerei sono pieni, e quasi la totalità dei passeggeri ha fatto il check-in online.
Noi, dovendo imbarcare quattro biciclette e un bagaglio in stiva siamo andati direttamente al desk.
Per prevenire altri futuri possibili problemi di overbooking, l’operatrice ci ha suggerito di fare comunque il check-in online entro le 48 ore precedenti al volo per assicuraci il posto a bordo. Dopodiché ci recheremo comunque al desk per imbarcare le bici.
Lezione imparata.
Passiamo velocemente i controlli e ci imbarchiamo. Il viaggio sarà lungo. Stanotte dormiremo nell’aeroporto di Stoccolma, ma l’avventura è ufficialmente iniziata.