Al termine di una spiacevole disavventura siamo finalmente in una camera di albergo vicino alla stazione di Bari. Sembra un po’ la “Pensione Libano” del film “Casa mia, casa mia” di Pozzetto, ma per una notte, soprattutto date le premesse, va benissimo.
Ci svegliamo la mattina a Trani nella parrocchia di Santa Chiara. Colazione e poi passiamo a salutare don Alessandro prima di metterci in sella.
Il tempo di partire e mi accorgo che la mia ruota posteriore è completamente a terra. Paghiamo le conseguenze della stradella sterrata nel mezzo ai campi di pomodori fatta pochi giorni prima che ci ha lasciato delle palline spinose infilate nei copertoni. Per la prima volta ci troviamo a dover riparare una gomma tubless. Un po’ di pazienza, ma abbiamo tutto l’occorrente. Alla fine un lavoro a tre, tra Dudu, Micky e me risolve la situazione. Ora possiamo partire.
Percorriamo l’Adriatica per circa una decina di chilometri fino a Bisceglie. Superiamo le antiche mura di età aragonese e entriamo nel centro storico fatto di case e minuscoli vicoli lastricati da una pietra chiara.
Una signora sta lavando il pezzo di strada di fronte alla propria abitazione. Al nostro passaggio ci dice qualcosa che non capiamo. Ci scusiamo pensando di aver disturbato il suo lavoro o sporcato dove stava lavando. Lei con un gran sorriso, a dire il vero con pochi denti, ci viene incontro e si mette a parlare con noi dicendoci di state attenti ai bimbi. Vorremmo far colazione e lei ci dice che non possiamo andare via da Bisceglie senza aver assaggiato i sospiri, dolci di pan di spagna ripieni di crema e riscoperti di glassa.
Accettiamo il consiglio e ci dirigiamo, accompagnati da un’altra signora che ha assistito alla conversazione, alla pasticceria più famosa di Bisceglie per questa specialità locale. A dire la verità sono buoni, ma decisamente troppo dolci.
Prima di riprendere il percorso dobbiamo trovare un posto per dormire a Bari. Chiamo un istituto cattolico che ospita i pellegrini, ma in questo periodo, a causa del Covid, le suore non offrono ospitalità. Tramite Hostelworld riusciamo a trovare una casa nel centro di Bari nel quartiere San Nicola, detto Bari Vecchia. Prezzo 78 euro più 4 di protezione nel caso volessimo annullare o non arrivassimo in tempo.
Ora possiamo ripartire. Ci dirigiamo verso Molfetta che attraversiamo verso l’ora di pranzo. È caldissimo e il sole ci sta cuocendo. La cosa che desideriamo più al mondo è trovare un posto per poter fare un bagno rinfrescante. Fortunatamente appena usciti da Molfetta vediamo una caletta con un po’ di persone. Non è un granché, ma per un bagno va benissimo. Ci infiliamo il costume e andiamo diretti in mare. Che bellezza. Purtroppo le mie infradito si rompono e non lasceranno più Molfetta; noi intanto ripartiamo.
La strada per Bari è piacevole ed ha ampi tratti di pista ciclabile. Grossi alberi ai lati ospitano colonie di pappagallini verdi che fanno un gran baccano.
Dopo una deviazionista che ci complica la vita facendoci pedalare tra cumuli di alghe e rifiuti maleodoranti ci troviamo sul lungomare di Bari che seguiamo fino a Bari Vecchia. Arriviamo in corte dei Tancredi davanti alla casa che abbiamo prenotato. Non c’è nessuno ad aspettarci e i due recapiti telefonici che abbiamo sono irraggiungibili. Scrivo una mail, ma non ottengo alcuna risposta. Alcuni ragazzi ci dicono che la casa è offerta su diversi portali e che tutti quelli che la prenotano perdono i soldi e rimangono senza casa.
Intanto annullo la prenotazione, avvalendomi dei 4 euro di assicurazione, poi apro un contenzioso con Hostelworld. Tuttavia, oltre a dover recuperare i soldi truffati, dobbiamo risolvere il problema dormire. Tutte le strutture sembrano occupate a meno di quelle sopra i quattrocento euro a notte.
Siamo abbattuti e i bimbi hanno fame. Ci spostiamo verso il centro e ci fermiamo da Buger King. Trovare una soluzione con lo stomaco pieno è più facile, sia anche quella di dover prendere una camera in stile pretty woman.
Accompagno Dudu e il Miche a scegliere il panino mentre Micky rimane fuori a guardare le bici. Al nostro ritorno Micky ha già trovato un albergo per circa cento euro a poche centinaia di metri da dove ci troviamo. Unica condizione: devono accettarci in quattro in una stanza da tre.
Arriviamo all’albergo. Obiettivamente brutto brutto. Sono gentilissimi; oltre a lasciarci soggiornare in quattro in un una stanza da tre hanno una piccola corte interna nella quale possiamo lasciare le bici.
Saliamo in camera, la quale è arredata con mobili che già negli anni cinquanta sarebbero stati un po’ antichi.
Non ci curiamo troppo dello stile. Facciamo una doccia e usciamo a piedi. Ci fermiamo nel corso principale a comprare un nuovo paio di infradito, dopodiché torniamo a Bari Vecchia. Lì c’è un locale che fa dei panzerotti favolosi. I panzerotti sono fagottini a forma di mezzaluna di pasta di pizza ripieni di pomodoro e mozzarella, o altri ingredienti, e fritti.
Il locale è piccolo e fuori c’è già una fila, che con il passare del tempo non farà che aumentare.
Cena a base di panzerotti e poi in albergo. Dopo una giornata lunga c’è da recuperare.