Siamo a Talua Pa, all’asciutto e al sicuro nel nostro bungalow, al termine di una giornata pedalata quasi per intero sotto una pioggia battente. Il ciclone Pabuk, ormai declassato a tempesta tropicale, se ne è andato e da domani dovremmo avere di nuovo il sole.
La notte e passata, ma non è stata delle più serene. Fuori dalla nostra camera un forte vento e una pioggia torrenziale non lasciavano presagire niente di buono.
Noi, con la televisione accesa con le immagini satellitari del ciclone che si susseguono, a domandarci come dovremmo comportarci il mattino seguente. In realtà non c’è una risposta, dobbiamo aspettare e valutare sul momento.
Ci svegliamo intorno alle sette, fuori piove ancora forte e c’è vento, tuttavia la situazione sembra migliorata rispetto alla notte. Le previsioni meteo mostrano che il ciclone si sta allontanando e noi ne siamo interessati marginalmente. Decidiamo di aspettare ancora un po’ e poi prendere una decisione. Non ci spaventa un po’ d’acqua, ne abbiamo già presa in abbondanza nei nostri viaggi, ma trovarci di fronte a condizioni estreme ed improvvise.
Alle nove il vento è cessato e rimane solo la pioggia, fitta e continua, ma non più con l’intensità della notte. Decidiamo di partire; ci vestiamo con abbigliamento anti pioggia, prepariamo le bici e ci mettiamo in viaggio.
Dobbiamo percorrere poco più di quaranta chilometri lungo il solito stradone caratterizzato da lunghi saliscendi. La strada è semideserta, noi viaggiamo compatti in fila indiana. Una prima sosta per una merenda. Ormai ci siamo e non è terribile, siamo solo un po’ bagnati, ma la temperatura, abbondantemente oltre i venti gradi, non ci fa sentire freddo.
I campi sono allagati e qualche albero è abbattuto. Qualche auto ci passa accanto e ci saluta.
È quasi ora di pranzo e la pioggia è calata sensibilmente, ora è più una sensazione di nebbiolina bagnata. Ci fermiamo in un localaccio all’aperto. Siamo gli unici, oltre all’anziana coppia che lo gestisce e alla figlia. Chiediamo delle uova fritte del riso e dei noddles. Appendiamo gli abiti bagnati e mangiamo, mentre un gallo ci fa da guardia alle bici.
Un pochino di relax, non guasta; i bimbi giocano un po’ , Micky controlla la posta ed io mi prendo il tempo di gustarmi una tazza di un terribile caffè locale. Ora possiamo riprendere il viaggio, ristorati e riscaldati; ci vestiamo, prendiamo le bici e in sella.
Mancano poco più di dieci chilometri al nostro nuovo bungalow e non piove più. La frequenza con la quale attraversiamo i villaggi è decisamente aumentata e, i villaggi non sono più composti da due o tre case, piuttosto assomigliano a piccole cittadine; non siamo più nel nulla della campagna thailandese.
Ci fermiamo da un cocomeraio. Mangiamo un cocomero avidamente e ne compriamo uno da portarci nel nostro bungalow. Una tirata finale ed arriviamo. Una ragazza gentile ci accoglie nel piccolo resort con una dozzina di bungalow carini e puliti. Appendiamo ciò che è bagnato, facciamo una bella doccia calda e ci rilassiamo. Ormai tutto è passato e si sta affacciando un timido sole che lascia sperare bene per domani.
Usciamo per cena. Un malessere passeggero di Dudu ci fa tornare in camera anzitempo, ma niente di grave. Tanta stanchezza. Una bella dormita lo rimetterà in sesto.
Domani ci aspettano pochi chilometri e tante spiaggie.
Comments
1 commentoGiovannella
Gen 7, 2019Poveretti,fradici ma felici!