Siamo a Suwon, capitale della provincia di Gyeonggi, famosa per la fortezza di Hwaseong, una maestosa muraglia difensiva costruita verso la fine del 1700 durante la dinastia Joseon e oggi patrimonio UNESCO. Dormiamo in una spaziosa stanza d’hotel nel centro storico, con vista sulla muraglia.
Ci svegliamo nella microcamera di Seoul. Ci vestiamo e usciamo per cercare un posto dove fare colazione. La temperatura è decisamente frizzante: -4°C. Avvertiamo i ragazzi di fare attenzione alle pozze d’acqua ghiacciate: basta un attimo per scivolare e farsi male.
Saliamo in bici per il nostro primo assaggio delle strade coreane. Il traffico non è caotico come ci saremmo aspettati e i palazzi sono ricoperti di insegne pubblicitarie. Ci fermiamo in una delle numerose caffetterie, popolarissime in Corea del Sud. Qui non sono solo posti dove bere un caffè, ma veri e propri spazi di incontro, cultura e creatività, spesso curati nel design o a tema. Ce ne sono di ogni tipo, per ogni genere di persona.
Noi scegliamo di fare colazione al Mega Coffee, una catena coreana. Dentro è piuttosto affollato. La maggior parte dei clienti è da sola, immersa nello smartphone mentre sorseggia una bevanda o gusta un dolce. Micky e Niccolò prendono una cioccolata calda, Michelangelo un frappé agli Oreo, io un frappé al pistacchio e cioccolato. A questo aggiungiamo panini con uova e dei cookies. Non sarà la colazione più salutare, in quanto decisamente sbilanciata in zuccheri , ma dà soddisfazione, e per una volta può andare.
Riprendiamo le bici e iniziamo a uscire da Seoul. Pedaliamo per chilometri su piste ciclabili circondate da grattacieli: blocchi di edifici tutti uguali, dello stesso colore, con grandi numeri dipinti sulle facciate per identificarli. Vediamo anche molte chiese integrate nell’architettura urbana, semplici grattacieli sormontati da croci.
Nonostante tutto quel ferro e cemento, ci sono molti piccoli spazi pubblici con ogni sorta di servizio per bambini e adulti: campi da basket, da calcetto, minigolf, palestre all’aperto e piste da pattinaggio.
Di fronte a noi una piccola salita. Cambio marcia, spingo sui pedali e… la catena si spezza. Potrei usare una falsa maglia, ma per fortuna c’è un negozio di biciclette proprio a pochi passi. Ci accoglie un signore gentile e buffo, sulla sessantina, che sembra uscito da un cartone animato. La barriera linguistica è insormontabile, ma con i gesti ci capiamo.
La catena e il pacco pignoni sono entrambi consumati. Decido di farli cambiare entrambi per evitare problemi futuri. Il signore lavora con precisione maniacale, registrando il cambio finché non si sente più il minimo rumore. La bici non è mai stata così perfetta.
Ripartiamo e poco dopo passiamo accanto alla Lotte World Tower, che con i suoi 123 piani e 553 metri di altezza è uno dei grattacieli più alti del mondo. Si trova all’interno di un enorme complesso che comprende, tra le altre cose, un grande centro commerciale e il Lotte World Adventure, un parco divertimenti indoor e outdoor famoso per essere il più grande al coperto del mondo. Tra la torre e il parco passeremo la notte del 31 dicembre.
Ci lasciamo alle spalle il centro di Seoul e pedaliamo su ad una pista ciclabile lungo il fiume che conduce a Suwon. La zona è ricca di campi da golf e palestre all’aperto, frequentate soprattutto da anziani che si prendono cura della loro salute e forma fisica.
È ormai ora di pranzo. La pista ciclabile scorre sotto il livello della strada, quindi non vediamo negozi né ristoranti. Un edificio con tavoli all’aperto richiama la nostra attenzione: forse possiamo mangiare qualcosa. Lasciamo le bici e ci avviciniamo. È una chiesa, diversa da quelle a cui siamo abituati. L’edificio è grande e comprende un bar e una mostra. È pieno di persone: giovani, famiglie, anziani. Un’atmosfera diversa, ma davvero bella.
Riprendiamo il nostro percorso e, dopo un tratto di strada, arriviamo finalmente a Suwon. Sulla nostra sinistra, le antiche mura difensive corrono lungo la collina, intervallate da bastioni con i classici tetti a pagoda. Entriamo subito nel centro storico, un intreccio di vicoli stretti e casette in legno: sembra di essere in una cartolina.
Arriviamo in hotel, un edificio moderno con stanze ampie e confortevoli. Il tempo di prendere possesso della camera, fare una doccia e siamo pronti a uscire. Sono quasi le sette di sera, ed è ora di cena. I ristoranti si stanno già svuotando: qui si mangia presto.
Entriamo in un locale. Ordiniamo e paghiamo direttamente dal tablet sul tavolo e, poco dopo, arriva la cena: vermicelli coreani, serviti in diverse varianti. Tutto è davvero buono.
Nel frattempo, ci arriva una notifica sul cellulare: un altro anziano si è perso. Il secondo in due giorni.
Torniamo in hotel stanchi, ma già affascinati da questo paese. Domani ci inoltreremo nella campagna coreana.