Due giorni sui pedali lungo la west coast della Nuova Zelanda, dove la natura è padrona incontrastata, nel bene e nel male. Dove montagne ricoperte di verdi foreste si tuffano nel mare agitato. Dove ad ogni pedalata risuona il gorgoglio dell’acqua che scorre verso il mare. Dove i fiumi sono davvero blu e i corsi d’acqua sono davvero trasparenti.
Partiamo da Fox Glacier di prima mattina dopo una bella colazione nella grande cucina comune del motel. La giornata è fresca e limpida, tanto che l’aria che ci entra nei polmoni sembra ancora più pulita.
Il percorso è prevalentemente pianeggiante con diversi saliscendi piuttosto semplici. In virtù degli oltre settanta chilometri previsti oggi il ritmo è piuttosto buono. Lungo la strada abbiamo incontrato più frane che hanno lasciato delle ferite sulle verdi montagne, indice che le precipitazioni in questa zona sono abbondanti. Un cervo ci guarda e sparisce nella foresta; numerosi possum giacciono schiacciati sul manto stradale. Sono dei piccoli animaletti, simili a Mercre, quello adottato da Flo, la piccola Robinson, nell’omonimo cartone animato, per chi è della mia generazione. Qui sono molto comuni.
Proseguiamo cercando di memorizzare i colori e gli odori di questi luoghi. Sulle montagne si vedono scendere cascate che confluiscono nei tanti fiumi e corsi d’acqua.
Anche se stiamo percorrendo la strada principale della west coast, si viaggia su una sola corsia per senso di marcia; inoltre in corrispondenza di ogni ponte la strada si restringe ad una sola corsia da precorrere a senso unico alternato.
Dopo una lunga discesa arriviamo su una spiaggia. Siamo ora affacciati sul mar di Tasmania, di fronte all’Australia. Il mare è piuttosto agitato e freddo. Ci fermiamo davanti ad un piccolo furgone che vende caffè, gelati e poco altro. È il primo punto di ristoro che incontriamo e sarà anche l’ultimo almeno fino a domani nel tardo pomeriggio.
Dudu e il Miche prendono un gelato alle more, Micky un muffin, io un toast con una fruttatina di pesci, tipo bianchetti, e una ginger beer, una bevanda analcolica dolciastra con retrogusto di birra.
Durante lo spuntino notiamo dei piccoli moscerini neri; sono i sandfly, che presto diventeranno il nostro incubo. Sono fastidiosissimi moscerini che popolano la west coast. Attaccano in forze e danno morsi che lasciano il sangue.
Ripartiamo e facciamo tutta una tirata fino a Paringa Lake, un lago blu incastonato tra il verde delle montagne sulle cui rive vorremmo passare la notte. Al nostro arrivo ci sono due cicloturisti cinesi che hanno già piantato la tenda. Stanotte avremo compagnia. Mentre montiamo la tenda notiamo che i cinesi sono completamente coperti e indossano un buffo cappello da esploratore con una retina che scende sul viso. Ben presto ne capiamo il motivo. Siamo accerchiati e aggrediti da sciami di sandfly. Le loro punture sono dolorose. Finiamo di montare in fretta la tenda e andiamo a lavarci nel lago. L’acqua è pulitissima. Una bella rinfrescata ci voleva e l’unico fastidio rimangono i sandfly che non demordono.
Al nostro ritorno alla tenda sembra di essere in un drive-in. Camper e auto affollano l’area di parcheggio alle spalle della nostra tenda; qualcuno giunto in macchina sta montando la tenda per passare una notte sotto le stelle. Stanotte avremo decisamente compagnia.
Ci chiudiamo in tenda per sfuggire ai famelici sandfly anche se siamo già a puntini rossi come la Pimpa, la canina del fumettista Altan.
Brodo di pollo con pastina e uova sode cotte con acqua del fiume. L’acqua potabile è razionata. Poi a letto. La notte con il cielo limpido e in assenza di inquinamento luminoso è meravigliosa. Si riescono a vedere milioni di stelle; se non fosse per il freddo ci sarebbe da dormire fuori guardando le stelle. Il freddo si sente anche in tenda; per le prossime notti dovremo comprare qualcosa di più pesante per dormire bene.
La mattina ci svegliamo e dopo una veloce colazione ci prepariamo in fretta per sfuggire ai sandfly. Ormai siamo terrorizzati. Le caviglie e le mani sono le zone del corpo più colpite. Si sono gonfiate e prudono da farci impazzire. Ci mettiamo i termici per avere le gambe coperte.
In sella. Pedaliamo per ore, intervallati da pause per uno spuntino. Facciamo una pausa di fronte a un blindatissimo resort, dove il cellulare ha un po’ di campo. Un occhio al lavoro e al blog, un consiglio ad una coppia che si ferma a chiederci ogni sorta di informazione per un prossimo viaggio in bici e ripartiamo.
Di bar o punti dove poter comprare qualcosa nessuna traccia; ci eravamo preparati ad essere autonomi per qualche giorno. La strada da prima è un susseguirsi di saliscendi, poi inizia la salita. Alterniamo dei tratti sui pedali ad altri a spinta. Ci stupiamo ad ogni fiume che attraversiamo per l’azzurro dell’acqua. Commentiamo ogni animale che vediamo. Salutiamo le pecore. Facciamo il verso alle mucche. Così arriviamo all’ora di pranzo che abbiamo già messo alle spalle gran parte della salita.
Ci fermiamo in un punto panoramico affacciato su un mare agitato che pochi centinaia di metri sotto di noi si infrange sugli scogli. Dal mare si elevano i knights Point, rocce tipo faraglioni. In lontananza una spiaggia che ospita una nutrita colonia di elefanti marini, la specie di foca più grande del pianeta, che da dicembre a fine marzo risalgono dall’Antartide per venire propio in questa spiaggia isolata e inaccessibile.
Consumiamo il pranzo velocemente e ripartiamo. Tra salite e lunghi saliscendi arriviamo ad Haast piuttosto stanchi. Qui passeremo la notte di Natale. Ad attenderci un bellissimo hotel. Doccia e fuori. Dobbiamo inventarci una cena. Il distributore di fronte vende il minimo indispensabile per fare qualcosa di buono. Spaghetti e polpa di pomodoro, così possiamo fare il cenone di Natale con il più classico dei cibi italiani. Spaghetti al pomodoro. A seguire ceci con il tonno.
Mentre prepariamo cena i bimbi si dedicano a fare l’albero di Natale e un bellissimo presepe con dei sassi trovati fuori e delle foglie di felce; la nostra natività neozelandese.
Un’occhiata alle previsioni per il giorno dopo ci consiglia di cercare un mezzo alternativo per affrontare il passo alpino di Haast. Siamo pieni di punture di sandfly e il giorno dopo sembra debba arrivare il diluvio del giudizio universale. I bimbi si stanno comportando bene, ma non conviene sfidare la loro pazienza e la fortuna. Una giornata pessima potrebbe rovinare il viaggio.
Ovviamente il giorno di Natale i pullman non circolano, ma possiamo prenderne uno il Boxing Day (Santo Stefano) per andare direttamente a Wanaka. Toglieremo qualche chilometro di salita e recupereremo qualche giorno che ci potrà servire in seguito.
Prenoto un pullman per il 26 e andiamo a letto. Ci aspetta una giornata di relax a Haast, un fantastico paese di tre case e un benzinaio 😀.