Due giorni a spasso per Kyoto. Belli, intensi, sicuramente pochi per questa città incredibile in cui convivono, quartieri storici con quartieri estremamente moderni, tradizione e innovazione.
Due giorni che ci hanno visto pedalare per circa novanta chilometri e camminare moltissimo. Nella nostra personalissima idea di visitare Kyoto abbiamo deciso di penalizzare un pochino alcuni luoghi di interesse turistico, da cartolina. Abbiamo privilegiato la kyoto delle persone, dei mercati e dei mercatini, delle passeggiate lungofiume e delle stradine di periferia.
— Prima giornata a Kyoto—
Sveglia presto per raggiungere Kiyomizu-dera, un tempio storico risalente all’ottavo secolo, prima ancora che Kyoto diventasse la capitale del Giappone. Il nome deriva dalla cascata che scorre all’interno del complesso: Kiyomizu che significa “acqua pura”. Il tempio, o meglio il complesso di templi, si trova sulle colline di Higashiyama e sicuramente il luogo di culto più celebre della città, se non addirittura di tutto il Giappone. Li, da una bellissima terrazza in legno si può ammirare tutta Kyoto.
Si trova a circa 12 chilometri dalla nostra casa. Il Miche, dopo le fatiche di tanti giorni di bicicletta, si riposa, viaggiando sul seggiolino della bici di Micky, che non noterà troppo la differenza di viaggiare senza bagagli al seguito. Arriviamo al tempio intorno alle nove ed è già molto affollato. Fuori numerosi negozi per turisti che vendono di tutto. Dal cibo ai souvenir, dai ventagli ai kimono, dagli ombrelli alle infradito in legno giapponesi.
Finalmente entriamo nel complesso.Un corridoio di campanelline, agitate dal vento, produce un suono delicato e piacevole. Ci sono troppe persone per godercelo con tranquillità, fare il nostri rituali e recitare il sutra, perciò ci limitiamo a visitarlo.
È completamente immerso nel verde e in armonia con il bosco circostante. Una grande pagoda rosso vermiglio si innalza di fronte a noi, poi più sentieri salgono su per la collina e conducono ad una pagoda più piccola. La leggenda vuole che cadere nel primo sentiero porterà tre anni di sfortuna, mentre cadere nel secondo sentiero ne porterà due. Siamo arrivati indenni fini alla cima, anche se abbiamo un pochino temuto per Dudu, che con il suo procedere un po’ dinoccolato e la sua sbadataggine è sempre a rischio.
Concludiamo con la visita della cascata sotto la quale meditava il fondatore del tempio. Oggi è stata divisa in tre cascate più piccole. Con dei lunghi bicchierini dobbiamo bere da una delle tre fonti. Secondo quale scegliamo, ne ricaveremo salute, successo o bellezza.
Ormai è ora di pranzo, ci fermiamo in un piccolo mercato per riprendere le forze. Spaghetti di mare alla giapponese e una specie di cotoletta per Dudu e il Miche, frittate, sushi e verdure per me e Micky.
Riprendiamo la bici e andiamo alla Tadasu no Mori, ovvero la foresta della verità. È un bosco sacro associato ad un importante complesso shintoista. Qui, oltre ai torii e ai santuari shintoisti, sicuramente belli e posti in un bel contesto, c’è una installazione di una specie di ovoidi che la sera sono illuminati, così come è illuminato il bosco. Un bell’effetto, peccato che l’installazione è attiva solo la sera. Infatti il luogo non è affatto affollato.
La giornata si conclude con un giro a due templi, trovati chiusi, e con una cena in casa pronti per la mattina dopo.
Una bella dormita ci rimette in forma per affrontare il nostro secondo e ultimo giorno a Kyoto, tra i vari mercati e il lungofiume.
— Seconda giornata a Kyoto—
La prima tappa è il mercato delle pulci, soprannominato Kôbô-san, in omaggio al monaco Kobo Daishi, che ormai ci è familiare. Più di mille venditori si danno appuntamento una volta al mese per la vendita dei loro piccoli tesori. Si mescolano a stand d’alimentari di ogni genere e piccoli chioschi. Gli oggetti venduti sono i più svariati: oggetti fatti a mano, antiquariato, giochi vestiti moderni e tradizionali, vecchi giradischi e dischi. C’è da perdersi.
Giriamo tra gli stand assaggiando tutto, pescini minuscoli, pani di tutti i tipi, ma con una missione ben precisa. Comprare una piccola statua di Buddha, preziosissima per Micky per motivi affettivi, che non troviamo più. È caldissimo, e il sole ci cuoce. Noi usciamo dal mercatino dopo quasi tre ore con una scorta di incensi e un “piccolo” Buddha che per Micky fa ritorno a casa.
Prossima tappa Nishiki Market, un mercato enorme, nel centro di Kyoto, che si snoda su un’area coperta da gallerie per una lunghezza di cinque isolati. È molto antico; esisteva già nel XIV secolo, ed è sempre rimasto nello stesso luogo. L’atmosfera è decisamente giapponese. Sospesa tra tradizione e modernità, tra atmosfere lente e antiche e ambienti cosmopoliti e un po’ frettolosi. Si vedono famiglie che si godono la tranquillità del mercato e manager che consumano un pasto veloce prima di tornare al lavoro.
Si vendono soprattutto prodotti alimentari, tanto da essersi guadagnato il soprannome di “dispensa di Kyoto“. Camminare lungo questo mercato è incredibile. È ricco di profumi e di colore, e nonostante sia molto affollato, riesce comunque a essere ordinato e nei negozi si nota l’attenzione per il dettaglio. Tutto è al suo posto.
I vari negozianti offrono del cibo. Dudu ed io non possiamo sottrarci all’assaggio. Passiamo con disinvoltura dalle alghe ai mochi (dolcetti di glutine di riso ai vari gusti), dalla bevanda al miele al terribile tè di castagna. Non ci spaventa niente. Troviamo anche lo spunto per pranzare, con takoyaki per Dudu, una specie di pancake con verza, rafano e uovo per Micky e me e una specie di frittata con il würstel per il Miche.
Proseguiamo visitando negozi e negozietti prima di congedarci da questo meraviglioso mercato e tuffarci nella Kyoto di oltre un secolo fa. Gion, infatti, è un antico quartiere di Kyoto, realizzato per soddisfare le esigenze dei viaggiatori e dei visitatori che giungevano nel vicino santuario di Yasaka, e, divenuto nel tempo, uno dei quartieri più celebri per la presenza delle geishe. Il quartiere è ricco di case giapponesi in vecchio stile, chiamate machiya, alcune delle quali sono “case da tè”. Molte case del quartiere Gion sono state per secoli i luoghi di incontro tra le geishe e gli uomini di affari.
Le geishe di Gion vengono indicate con il termine locale “geiko”, che indica essenzialmente una “donna di arte. Si dice che il numero delle geiko in circolazione sia di circa cinquecento unità, un numero notevolmente ridotto rispetto al passato. Al calar del sole è possibile scorgere delle geiko che si muovono eleganti lungo le strade di Gion e noi non vogliamo farci sfuggire l’opportunità.
Ci muoviamo su è giù in bici per le strade di Gion in cerca di una geisha. Un cartello avvisa che non è possibile farsi selfie o toccare le geishe; tutti hanno gli obiettivi pronti a scattare. Machine lussuose girano per il quartiere, probabilmente con uomini di affari che hanno un appuntamento. Scorgiamo poi un cameraman, appostato lungo una strada. Lui deve sapere da dove vengono. Seguiamo il cameramen. Nel giro di mezz’ora riusciamo a vedere e fotografare ben tre geiko. Sono veramente molto particolari, eleganti e belle. Corrono strette nel kimono per sfuggire agli scatti.
La giornata sta volgendo al termine e noi vogliamo concederci un momento di relax. Ci fermiamo ad un mini market. Smoothie green con frutta e verdura e una coca per me e Micky e una coca per Dudu e il Miche. Un aperitivo lungofiume al tramonto per salutare Kyoto è quello che ci vuole. Il tramonto è stupendo e ci regala anche un inaspettato arcobaleno. Siamo felici. Una cena veloce e poi a letto. Tokyo ci aspetta
Comments
1 commentoGiovannella
Ago 22, 2018Che invidia….grazie a te però sembra di sentire i profumi,gli odori,persino la presenza delle persone…….bravo Ale!