Lasciamo Tatabánya di prima mattina dopo aver fatto una abbondante colazione in camera.
Sono le nove del mattino ed è già caldo; mancano poco meno di sessantacinque chilometri per arrivare a Budapest.
Impieghiamo un po’ per uscire da Tatabánya una città dalla forte identità industriale, con una periferia decisamente bruttina.
Appena fuori siamo immersi in un paesaggio collinare che ci accompagnerà fino alla capitale. Passiamo tra campi di mais e campi di luppolo sotto un sole cocente.
Ci fermiamo nella piccola cittadina di Bicske per uno spuntino. È domenica e quasi tutti i negozi sono chiusi. Un forno ben fornito è una soluzione perfetta. Tranci di pizza e Coca Cola gustati insieme ad un amico a quattro zampe che reclama la sua parte di colazione in maniera educata.
Ora è tutta una tirata fino a Budapest dove arriviamo intorno all’ora di pranzo. Prendiamo possesso della camera ed usciamo.
La prima tappa è la sinagoga di Budapest, la più grande d’Europa e seconda più grande del mondo dopo quella di New York.
Possiamo solo ammirarla da fuori in quanto chiusa, quindi andiamo a fare un giro ai ruin pub, locali distintivi di Budapest.
Sono pub alternativi situati in edifici abbandonati o semi-diroccati. Noi entriamo nel primo e più famoso ruin pub, il Szimpla Kert, un affollatissimo labirinto di stanze e cortili, pieno oggetti stravaganti, graffiti e installazioni artistiche. Una ragazza canta e suona la chitarra; in giro si vedono persone strane o semplici turisti. Noi curiosiamo affascinati dalla particolarità del luogo.
L’architetto di famiglia ci porta ora a visitare il Párisi Udvar, un edificio storico situato nel cuore di Budapest, la cui architettura è un mix di stili architettonici, che includono elementi neogotici, neorinascimentali e Art Nouveau, ora trasformato in un hotel di lusso.
Proseguiamo camminando lungo la Váci utca, la principale via dello shopping, arriviamo in piazza Vörösmarty dove si trova la pasticceria Gerbeaud, una delle più antiche e prestigiose di Budapest. È quasi ora di cena e la pasticceria non vende dolci da asporto. Ci rifugiamo in un locale abbastanza spartano che serve i lángos, uno dei cibi di strada ungheresi, una specie di pizza fritta, servita bollente e condita con vari ingredienti: noi prendiamo il classicissimo, con panna acida e formaggio grattugiato.
Sono quasi le nove di sera, il sole sta tramontando; passeggiamo lungo il sul lato di Pest del Danubio, tra il Parlamento ungherese e il Ponte delle Catene quando, sulla riva del fiume, la nostra attenzione è richiamata da una installazione rappresentante una serie di vecchie scarpe abbandonate.
È un memoriale dedicato agli ebrei ungheresi uccisi tra il 1944 e il 1945. In quel periodo, infatti, migliaia di ebrei furono rastrellati, portati sulle rive del Danubio, costretti a togliersi le scarpe e poi fucilati, cadendo direttamente nel fiume che si portava via i loro corpi. Le scarpe, un bene prezioso durante la guerra, venivano raccolte dai carnefici.
Insieme alle scarpe ci sono foto, candele e preghiere lasciate da persone comuni. Facciamo una riflessione sulla guerra e sulle lezioni che la storia ci avrebbe dovuto insegnare e che purtroppo non abbiamo imparato.
L’ultima tappa della giornata è il parlamento, uno dei simboli più riconoscibili di Budapest e uno dei palazzi parlamentari più grandi del mondo. Abbiamo aspettato a visitarlo di notte, dalla sponda di Buda, quando l’edificio è illuminato da una calda luce dorata che contrasta con il cielo notturno e si riflette sul Danubio.
Siamo stanchi ma valeva la pena aspettare per vedere questo spettacolo: immagine iconica di Budapest.
Torniamo in hotel distrutti, ma pronti per affrontare una intera giornata da turisti.
Ci concediamo un’oretta in più di sonno, prima di scendere per la colazione e tuffarci nei rumori, negli odori e nelle meraviglie di questa città.
Andiamo subito verso il ponte delle catene, uno dei ponti storici di Budapest, nonché uno dei simboli della città. Quattro grandi leoni in pietra, due per lato adornano l’ingresso del ponte. Il ponte sospeso attraversa il Danubio, collegando le due parti della città: Buda e Pest.
Attraversiamo per andare a prendere la storica funicolare che conduce alla cima della collina del Castello di Buda, che come da tradizione dei nostri viaggi è chiusa per manutenzione.
Saliamo in autobus e, mentre aspettiamo il cambio della guardia a palazzo Sandor, passiamo dalla vicina pasticceria Ruszwurm, una delle più antiche di Budapest. Li dobbiamo assolutamente assaggiare il krémes, punto di forza della pasticceria, un dolce composto da due strati di pasta sfoglia che racchiudono una generosa quantità di crema alla vaniglia, simile alla crema pasticcera ma più soffice e ariosa.
Torniamo a palazzo Sandor, residenza ufficiale del capo di stato ungherese, per il cambio della guardia. Di fianco a noi la scultura del Turul, l’uccello mitologico legato alle leggende sull’origine dei Magiari. Alle 12 in punto arriva la guarnigione pronta e schierata. Si posizionano davanti a noi e danno vita ad una specie di balletto con il fucile, onestamente più ridicolo che impressionante; esso prevede anche più passaggi nel quale ci viene puntato il fucile. Fa un certo effetto negativo. Di tutti i cambi della guardia visti nei vari paesi sicuramente è quello che ci è piaciuto meno.
Andiamo ora in piazza degli eroi, completamente transennata per lavori. Non ci rimane che scendere per Andrássy út, una delle vie più famose di Budapest e patrimonio dell’UNESCO, che vorrebbe ricordare il ring di Vienna o gli Champs-Élysées di Parigi. Vorremmo prendere il tram così come abbiamo fatto a Vienna, ma non c’è alcuna linea di mezzi pubblici.
Prendiamo allora due monopattini elettrici a noleggio. Equipaggi: sul primo Niccolò alla guida con Micky dietro, sul secondo io alla guida con Michelangelo dietro. Percorriamo i viali fino ad arrivare alla basilica di Santo Stefano, la chiesa neoclassica più grande Ungheria, dedicata al Santo, il primo re e fondatore dello Stato ungherese.
Un passaggio ora al monumento antifascista prima di arrivare al momento clou della giornata. L’ingresso ai bagni Gellert, un famoso complesso termale ai piedi della Collina Gellért, lungo la riva del Danubio. Questi bagni sono famosi per la loro storicità e per la loro architettura in stile Art Nouveau, oltre che per le loro acque curative.
Passiamo 3 ore tra piscine termali con temperature dai 35 ai 40 gradi, saune e bagni di vapore in un’atmosfera davvero unica. Sembra di essere tra la fine dell’800 ed i primi anni del 900, circondati dal lusso e dalla raffinatezza dell’Art Nouveau tra decorazioni in maiolica, mosaici, vetrate colorate e statue.
Dopo tre ore siamo letteralmente cotti; barcolliamo dalla stanchezza.
Attraversiamo il ponte della Libertà e ci sediamo al Pipa Étterem: è un ristorante tradizionale che serve cucina tipica ungherese. Ordiniamo del gulasch, uno dei piatti più famosi, e un altro ottimo piatto a base di carne.
Torniamo all’hotel soddisfatti. In meno di due giorni siamo riusciti a vedere e a provare quanto desideravamo. Domani lasceremo Budapest per spostarci verso est in direzione Romania.
Comments
1 commentoFrancesca
Ago 15, 2024Che meraviglia! Come sta Niccolò? Buon proseguimento!
Alessandro Falleni
Ago 15, 2024Ciao,
Niccolò sta benino, grazie. A dire la verità questa volta abbiamo pensato di interrompere il viaggio, ma con la sua medicina (che utilizziamo solo in casi eccezionali) è migliorato rapidamente.
Grazie mille,
Un abbraccio da tutti e quattro