È quasi Natale e, come di consueto, è tempo di chiudere le biciclette nelle sacche e partire per scoprire di un altro piccolo angolo di mondo.
Pedaleremo per la prima volta nel Continente Antico, dove i Sapiens hanno mosso i primi passi; l’unico continente, Antartide escluso, che le nostre ruote non hanno ancora solcato. Un continente che per una serie di motivi è complicato da attraversare in bicicletta.
Abbiamo deciso che il nostro battesimo dell’Africa sarà il Marocco, un paese tanto vicino a noi, quanto culturalmente distante.
Il nome Marocco deriva Marrakech, capitale del paese agli inizi dell’anno mille. Abitato fin dalla preistoria da popolazioni berbere il Marocco nella storia ha incrociato Fenici, Cartaginesi, Romani, Vandali, Bizantini, Arabi, Francesi e Spagnoli. Una stratificazione di popoli e culture.
Attraverseremo le quattro città imperiali: Fès, Meknés, Rabat Marrakech. Ci affacceremo sull’Oceano Atlantico. Ci spingeremo sulle montagne dell’Atlante. Trascorreremo una notte nel deserto in una tenda berbera. Gli ingredienti sembrano esserci tutti per vivere un’altra bella avventura.
Gli ultimi giorni prima della partenza sono stati complicati. L’influenza ha colpito, in maniera piuttosto violenta, prima Niccolò e poi Michelangelo. Entrambi, dopo tre giorni di febbre alta e stomaco in subbuglio hanno smaltito la febbre, anche se Michelangelo non è ancora in formissima.
Ci imbarchiamo su un volo Ryanair a Roma Ciampino per atterrare a Fès. Un volo decisamente scomodo e rumoroso. Una colonna sonora di colpi di tosse ci accompagna durante tutto il viaggio. Praticamente il remake di Cassandra Crossing però su un aereo. Sorvoliamo il Marocco. Il territorio appare collinare con una vegetazione decisamente scarsa. Il colore del terreno varia dal giallo all’ocra. Qua e delle macchie verdi individuano sporadiche piantagioni di ulivi.
Finalmente atterriamo. Siamo in Africa. La giornata è soleggiata e la temperatura piacevole. Sembra una fresca e bella giornata primaverile. Un’accoglienza così lascia ben sperare per il viaggio. Un’altra storia rispetto all’Islanda. Sbrighiamo le pratiche aeroportuali per entrare nel paese e cambiamo i soldi. Qui la carta di credito è utilizzata pochissimo e la maggior parte dei negozi vuole solo contanti. 6000 Dirham per 614 euro pagati con la carta di credito. Cambio non favorevolissimo, ma non ci sono grosse alternative.
Montiamo le biciclette, tra gli sguardi incuriositi di locali e turisti, e partiamo. Direzione Fès. Venti chilometri facili facili e quasi completamente in leggera discesa per rompere il ghiaccio e sciogliere le gambe. Dopo poco lasciamo la statale per una strada sterrata tra ulivi e greggi di pecore. Ai lati della strada tanta sporcizia. Due pastori poco più che bambini ci salutano cercando di comunicare, ma per noi la loro lingua è davvero incomprensibile.
Attraversiamo dei piccoli agglomerati urbani. Le case non sono bellissime, molte non sono finite ed il sistema fognario lascia più che a desiderare. I bambini giocano felici nei campi, tanti uomini lavorano a bordo strada e un viavai di mezzi di qualsiasi epoca circolano per strada senza un ordine ben preciso, ma con il clacson in perfetta efficienza. Era tanto che non vedevo tante Fiat Uno e de Bravo della Piaggio. Siamo tornati negli anni 80.
Ci fermiamo in un’officina che ripara ciclomotori e bici per gonfiare la mia bicicletta che ha la ruota posteriore quasi a terra. un ragazzo gentilissimo mi gonfia entrambe le ruote rifiutando di essere pagato. Sono passate le 16 da pochi minuti. Ogni negozio ha un televisore sintonizzato sulla storica finale per il terzo e quarto posto della Coppa del Mondo FIFA Qatar 202 balla quale sono impegnate Marocco e Croazia. È la prima volta che una squadra africana arriva così avanti in questa competizione. Chi non ha un televisore ha una radio accesa.
Ripartiamo per fermarci ad un centro un commerciale pochi chilometri più avanti. Dobbiamo comprare una SIM marocchina per poter avere accesso ad internet e poter fare telefonate con Whatsapp. Il Marocco è uno dei pochi paesi a non avere accordi di roaming. Chiamare in Italia costa 2 euro al minuto, ricevere telefonate 1 euro al minuto, ma il vero salasso sono i dati. 12,5 euro al megabyte. Compriamo ad attiviamo subito una fantastica scheda della Telecom Maroc per 12 euro con 10 Gigabyte di dati dentro. La inseriamo in un router portatile in modo che tutti possiamo disporre di una connessione ad internet.
Intanto il Marocco subisce un goal tra lo sgomento generale e subito dopo pareggia facendo esplodere il io folto pubblico radunatosi davanti ad un mega schermo montato all’interno del centro commerciale. Ora possiamo riprendere il viaggio. Pochi chilometri ed entriamo nella Medina. Medina, che in arabo significa città, si riferisce alla città vecchia, o come diremmo noi, al centro storico, di diverse città marocchine. È caratterizzata da vicoli stretti e intrecciati.
Dobbiamo cercare il posto in cui dormiremo. All’interno della Medina siamo letteralmente assaliti da una moltitudine di persone. Chinvuile offrirci una guida per visitare il centro, chi delle informazioni, ovviamente a pagamento, chi semplicemente vuole essere invadente. Riusciamo a resistere ed arrivare al nostro Riad dove dormiremo due notti.
Un Riad è un antica dimora delle grandi famiglie marocchine. Riad in arabo significa giardino, infatti al centro della struttura c’è un patio con una fontana nel mezzo. Tutte le camere si affacciano sul patio.
Entriamo, togliamo i bagagli e scendiamo, con la bicicletta a in mano, attraverso una strettissima scala. L’arredamento in stile arabo è bellissimo, tanto che sembra di essere in una favola di “mille e una notte”. Compiliamo i documenti di accesso, mentre un ragazzo ci serve un ottimo e caratteristico tè alla menta di benvenuto. Sono ormai le 18 e decidiamo di rimanere nel Riad. Contrattiamo per un massaggio all’olio di argan ciascuno e una cena tipica. Il tutto per 1300 Dirham.
Nell’attesa del massaggio mi avventuro nella Medina a cercare un negozio per comprare il miele. Anche se sono in un luogo nuovo e mai visitato, quale una Medina, non ho quel senso di novità. Mi sembra di camminare nei vicoli di Bari vecchia. Compro il miele e torno in tempo per il massaggio. Niccolò ed io siamo i primi. Quarantacinque minuti di piacere e rilassamento. Gli occhi chiusi, una musica di pianoforte e acqua che scorre fa da sottofondo; non sono sicuro di non essermi addormentato.
Al ritorno in camera la sorpresa. Michelangelo 37,7, Michela 38,3. Fortunatamente domani rimarremo a Fès, ma dobbiamo iniziare a pensare ad un piano B. Per ora è sufficiente una Tachipirina, una cena marocchina nella nella sala da pranzo, dove fortunatamente siamo soli, e a letto.
Prima di dormire fornisco indicazioni qualora dovesse venirmi la febbre anche a me. Se dovesse superare 37.2 voglio un Falcon messo a disposizione dalla Farnesina per il rientro, con medico a bordo e un prete in caso la situazione precipitasse.
Per domani speriamo che la situazione migliori mi modo da poter visitare la Medina in tranquillità.