Siamo in Delaware, o come viene soprannominato the First State, in quanto è stato il primo a ratificare la costituzione federale. Il suo simbolo è una simpatica gallina blu; in passato utilizzata per i combattimenti tra galli, la sua forza è associata alla reputazione dei soldati del Delaware durante la guerra di indipendenza.
Più piccolo per dimensioni solo al Rhode Island, il Delaware, in un certo senso è il Molise d’America. Famoso per non essere famoso, è conosciuto per essere il territorio meno frequentato dal turismo e dai vip degli Stati Uniti, ma proprio questo è il suo fascino, oltre al fatto di avere spiagge bianche affacciate sull’oceano Atlantico e dolci colline in cui si estendono floride foreste.
Inoltre il Delaware attrae le aziende in quanto ha una tassazione molto bassa e ciò fa sì che molte società abbiano la sede legale in questo stato.
Ci svegliamo presto come al solito nel nostro hotel di Philadelphia, dopo un’altra notte resa movimentata dalle sirene della polizia che passava sotto le nostre finestre. Oggi dobbiamo percorrere circa settanta chilometri per arrivare nei pressi di Christiania, in Delaware.
Colazione sostanziosa ed usciamo. Il personale dell’hotel, molto gentile, ci apre il locale dove ci tiene custodite le bici; quindi carichiamo le borse e partiamo.
Facciamo rotta verso sud. Imbocchiamo la lunga Walnut Street, superiamo il ponte sul fiume Schuykill ed entriamo nella zona dove ha sede la University of Pennsylvania, una università risalente al 1740, nota per le facoltà di medicina economia e legge. Pedaliamo tra splendi edifici in stile gotico e parchi curati in maniera impeccabile e un tram del 1956 riconvertito in arredo urbano.
Al di là del quartiere universitario un’altra zona complicata. Le case tornano ad essere piccole e malconce, la polizia gira per le strade.
Quattro poliziotti con due volanti stanno interrogando un anziano signore afroamericano, come la maggior parte dei residenti, sulla porta delle propria casa. Più avanti altre due volanti chiudono la strada mentre quattro poliziotti cercano di entrare in una casa e una piccola folla di curiosi sta a guardare. Noi passiamo facendo finta di niente.
Impieghiamo una buona mezz’ora per attraversare questo quartiere ed arrivare in una zona più tranquilla, lungo uno stradone con semafori ogni trecento metri che troviamo tutti rigorosamente rossi.
Verso l’ora di pranzo ci fermiamo a mangiare. Panino da McDonald per Dudu e il Miche, una insalata da Wawa, una catena di minimarket e stazioni di servizio diffusissima in questa parte di America, per me e Micky.
Ci rimettiamo in sella e attraversiamo una grossa zona industriale, nella quale c’è la raffineria di petrolio più grande che abbiamo mai visto. Si estende lungo la strada per quattro o cinque chilometri; intanto un cartello ci informa che stiamo entrando in Delaware. Attraversiamo un ponte sull’omonimo fiume prima di arrivare a New Castle, una cittadina piuttosto anonima.
Sono passate le 15 e dobbiamo iniziare a pensare alla cena, dato che, essendo l’ultimo giorno dell’anno, i negozi potrebbero chiudere prima. Supermercati lungo la strada neanche l’ombra. Un Wawa a quindici chilometri da noi potrebbe salvarci la serata. Attraversiamo un parco su una bella pista ciclabile che, prima corre lungo il fiume, poi tra le paludi; è costituita da una bella passerella in legno.
Riprendiamo la strada, e, dopo poco arriviamo al Wawa. Finalmente possiamo fare la spesa per il mega cenone di capodanno. Patatine, uva e formaggio, wrap con prosciutto e formaggio. Inoltre uova per preparare delle omelette al cheddar con il microonde e infine un donut per dolce.
Puntiamo ora verso l’hotel. Sfiliamo accanto ad un aeroporto e poi alla School of Public Policy and Administration dell’Università del Delaware intitolata al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che è stato senatore per lo stato.
Arriviamo finalmente in hotel. Facciamo il check-in mentre una coppia con un bambino sta entrando. Probabilmente hanno litigato e l’uomo, un tizio dall’aspetto poco raccomandabile, piuttosto sovrappeso, calvo e completamente tatuato, si rivolge a noi più volte in maniera poco garbata. Magari ha voglia di trovare qualcuno con cui sfogarsi, ma noi non raccogliamo le provocazioni, facendo finta di non capire, forse anche in ragione della pistola che porta in bella mostra alla cintura.
Una volta in camera mangiamo e festeggiamo il capodanno all’orario italiano, per noi le 18.
Alle 20 dormiamo già tutti. Domani, il primo giorno del 2022, ci sarà da pedalare per circa settanta chilometri e le previsioni meteo sono decisamente avverse.