Ne abbiamo sempre sentito parlare durante le lezioni di storia, ma in realtà nessuno ha mai saputo realmente dove fosse la Tracia. Ecco, ora lo sappiamo bene. Ci troviamo in Tracia, precisamente nella Tracia orientale, ovvero nella parte turca della regione.
La Tracia è una regione storica, posta nell’estrema punta sudorientale della penisola balcanica. Oggi divide il proprio territorio tra Grecia, Turchia e, in piccola parte, Bulgaria.
È il giorno di ferragosto. Ci svegliamo ad Alessandropoli, nella Tracia occidentale, dopo essere giunti ieri con un pullman da Salonicco.
Dopo una discreta colazione consumata nell’hotel in cui alloggiamo ci prepariamo e ci mettiamo in sella.
La giornata è calda ed un vento fastidioso ci soffierà contro per tutto il giorno, rendendo la nostra andatura più lenta e faticosa.
Imbocchiamo la lunga strada che da Alessandropoli porta verso la frontiera. Il verde dei campi nel quale eravamo immersi fino a qualche giorno fa si è tramutato in giallo. Tutto appare secco.
Deviamo nell’interno per incontrare un paesino. Una pasticceria aperta con una discreta folla di persone ben vestite richiama la nostra attenzione. Ci fermiamo. Quattro gustose paste per Niccolò e Michelangelo, un caffè frappè greco per Micky e uno per me.
Il caffè frappè greco è una sorta di bevanda nazionale. Inventato casualmente a Salonicco e facilissimo da preparare.
Si mettono in un bicchiere due cucchiaini di caffè solubile e due cucchiaini di zucchero. Un dito d’acqua fredda per montare il tutto con un frullino montalatte fino all’ottenimento di una schiuma compatta. Infine dei cubetti di ghiaccio, mezzo bicchiere di acqua e mezzo di latte. Il caffè frappé greco è pronto.
Riprendiamo il nostro viaggio verso Costantinopoli. Dei cartelli ci danno indicazioni per seguire la visa Egnazia, che dovremo per un pochino abbandonare perché non passa dalla frontiera tra Grecia e Turchia.
Arriviamo nella zona del delta del fiume Evro, che segna il confine tra le due nazioni. Intorno a noi campi di grano e di cotone, nemmeno pedalassimo lungo le sponde del Mississippi.
È ora di pranzo. Ci fermiamo non un paese minuscolo. Non c’è niente di aperto. Mangiamo con quel che abbiamo seduti in un campetto di basket circondato da una bella pineta. Frutta e panini per riprendere le forze e sfida a fare canestro con le pigne prima di ripartire.
Ci rimane qualche collina da superare prima della frontiera, ma in lontananza si vedono sventolare enormi bandiere rosse con una mezzaluna e una stella a cinque punte, entrambe bianche.
Superiamo una lunga fila di camion e arriviamo alla frontiera greca; il solito controllo veloce dei passaporti accompagnato da un sorriso e via.
Attraversiamo il lungo ponte sul fiume Evro. I militari greci nella prima metà, i militari turchi nella seconda; separati da pochi metri e entrambi bene armati. I rapporti tra i due paesi non sono esattamente amichevoli. Ora davanti a noi l’imponente frontiera turca che ci appare come una grande porta di accesso al paese.
I controlli sono un pochino più scrupolosi, ma non ci sono problemi. Appena passata la frontiera turca c’è un duty-free shop. Fuori un viaggiatore solitario. Un ragazzo di Barcellona. Trentun’anni, bel ragazzo, sorridente e una bici carica come chi non tocca casa da anni.
È partito da Spalato, ma anziché fermarsi ad Istanbul prosegue per Armenia e Georgia, prima di tornare a casa. Facciamo due chiacchiere prima di salutarci.
Entriamo nel duty-free shop; abbiamo bisogno di una scheda per l’accesso ad internet. L’offerta esposta parla di 20Gb più sms e chiamate. All’interno ci vengono offerti 5Gb a 40 euro. Ci sembra eccessivo quindi ce ne andiamo. Proveremo a cercarla quando arriveremo a nella città dove dormiremo.
Pedaliamo per dieci chilometri prima di arrivare a Ipsala, l’antica città tracia di Cypsella. Il nostro hotel è subito all’inizio della piccola cittadina. Un posto carino e pulito anche se non parlano una parola di inglese. Farsi capire è un impresa.
Niccolò e Michelangelo rimangono in camera per fare la doccia, mentre Micky ed io andiamo in centro per cercare una scheda internet. 20Gb 35 euro. Non economico come in altri paesi, ma va bene.
Consumiamo la cena in un localaccio vicino all’hotel. A farci da interprete di un menù scritto solo in turco un signore che ha un’azienda vinicola nelle vicinanze. Il proprietario è un ragazzo gentilissimo. I tempi sono lunghi, ma non abbiamo particolare fretta.
Una tradizionalmente cena turca a base di meze, tipici antipasti turchi messi in dei piattini al centro del tavolo. Poi vari tipi di carne e insalate.
Quando andiamo via il proprietario ci offre dell’acqua di colonia per rinfrescarci le mani. È una particolare colonia, chiamata “kolonya”, simbolo dell’ospitalità dell’Impero ottomano, e descritta come “il profumo nazionale della Turchia”, diffonde una fragranza di fiori di fico, gelsomino, rosa o agrumi.
Tradizionalmente, viene spruzzato sulle mani degli ospiti al momento in cui entrano nelle case, negli hotel e negli ospedali; quando finiscono i pasti, o prima e dopo i momenti di preghiera. Oggi dato che è molto alcolica si utilizza anche come disinfettante per le mani. È davvero buona.
Torniamo in hotel. Domani ci avvicineremo sensibilmente ad Istanbul che raggiungeremo dopodomani.