Siamo a Igalo, una piccola città del Montenegro affacciata sul mare Adriatico, poco oltre il confine croato. Una località piuttosto vivace; in giro ci sono tante famiglie, ma soprattutto tantissimi ragazzi che affollano i vari stabilimenti balneari. Lungo la passeggiata tanti ristoranti, gelaterie e negozi che strizzano l’occhio alla moda occidentale.
Ci svegliamo intorno alle sei del mattino nel campeggio di Dubrovnik. In giro ci sono poche persone, ma se vogliamo essere alle 9:15 al porto vecchio c’è da lavorare.
Colazione, igiene personale, preparazione dei bagagli e smontaggio della tenda. A noi servono sempre un paio d’ore per portare a termine tutte queste attività.
Siamo pronti, superiamo le due colline e scendiamo fino al porto. All’imbarco poche persone. Arriva la barca e attracca al molo. È decisamente piccola con un pilota e un tuttofare pronti per imbarcare le persone. Siamo i primi. Per imbarcare le biciclette dobbiamo, prima scaricare i bagagli, poi issarle sulla parte superiore della barca. Niccolò e Micky mi passano le bici e io le sistemo, legandole con una corda al piccolo parapetto verniciato in giallo. Speriamo bene.
Saliamo e ci mettiamo seduti. Attendiamo dieci minuti, ma non sale nessuno. Che fortuna. Usciamo dal golfo. Ci rendiamo subito conto perché siamo gli unici passeggeri. Onde decisamente alte fanno sussultare e beccheggiare la barca, che oscilla da una parte all’altra. Michelangelo dopo poco inizia a star male, ma anche per noi non è una passeggiata. Una traversata che sarebbe dovuta durare quaranta minuti richiede oltre un’ora e dieci di navigazione.
Non appena arriviamo a Ragusavecchia facciamo subito sbarcare il Miche facendolo sedere su una panchina del molo, mentre noi ci occupiamo di sbarcare bici e bagagli. È stata dura.
Della città fondata dai greci e successivamente conquistata dai romani rimane ben poco se non qualche rovina. Oggi è una bella cittadina balneare, curata e ordinata.
Il lavoro ci insegue anche in Croazia, pertanto Micky ed io ci dobbiamo fermare un’oretta passandoci il computer.
Finalmente ripartiamo. Subito una salita al 13% ci mette a dura prova, tanto che Micky sale spingendo la bici; poi, fortunatamente, pian piano la pendenza addolcisce.
Una sosta per pranzo ad un panificio, in croato pekara. Due brioche per il Miche, mentre per Niccolò una bella fetta di burek con carne, una torta salata, tipica dei Balcani, a base di carne, formaggio o spinaci. Micky ed io un po’ di frutta e una fetta di burek al formaggio.
Continuiamo a pedalare sotto il sole, anche se è l’umidità che ci ammazza. Incontriamo due ciclisti francesi. Ci salutiamo e chiacchieriamo un po’, poi ci rincorreremo per tutto il giorno. La lunghissima salita finisce contestualmente con la frontiera del Montenegro, dove una lunga fila di auto e moto sono in attesa dei controlli.
Disattiviamo il roaming dati, visto che le tariffe per navigare in internet e parlare con l’Italia hanno prezzi altissimi.
Arriva il nostro turno. Un controllo veloce, un timbro sul passaporto e siamo in Montenegro. Ora è tutta discesa fino alla cittadina di Igalo. Durante la discesa un cartello ci informa che una scheda internet per turisti con 500 Gb di traffico si può acquistare per 10 euro.
Ci fermiamo al primo centro commerciale. Acquistiamo la SIM, la attiviamo e la mettiamo nel router portatile. Ora siamo tranquilli. Possiamo gestire il lavoro, e possiamo telefonare utilizzando Whatsapp.
Arriviamo a Igalo, non ci resta che trovare casa nella quale dormiremo. Dopo oltre mezz’ora di infruttuosa ricerca chiediamo aiuto ad un netturbino tutto vestito di giallo che parla solo montenegrino stretto. È un uomo piccolino e dai colori scuri che comunica con noi solo sbracciandosi e fischiando. Si da un gran da fare chiedendo a tutti, ma dopo aver trascorso un’altra mezz’ora in giro dietro al nostro amico netturbino ancora nessun risultato.
Dopo oltre un’ora dal nostro messaggio, Julia, la signora che ci ha affittato la casa, decide che è giunto il momento di farsi viva.
Finalmente, molta calma e molta difficoltà dopo un’ora e mezza riusciamo a prendere possesso della casa. È diversa da quella presentata su Booking.com, decisamente più bruttarella, ma siamo stanchi e non abbiamo voglia di discutere con un fantasma che risponde a fatica ai messaggi.
Decidiamo di andare a mangiare fuori per non avvilirci in una casa triste e buia.
Ci fermiamo ad un locale che vende street food e compriamo tre ćevapi, il famoso panino ripieno di piccole salsicce: uno per Niccolò, uno per il Miche e uno per me, mentre Micky prende una piadina arrotolata con kebab di pollo e verdura. I prezzi sono tornati più che abbordabili.
La cosa curiosa è che il Montenegro, pur non essendo nella UE, utilizza gli Euro come moneta corrente. Insieme al kosovo, ha deciso di adottare unilateralmente e illegalmente l’euro nel 2002 e lo utilizza da allora quale moneta di fatto; ovvero, pur non essendo una valuta a corso legale, l’euro è trattato dai cittadini come tale. Prima del 2002 i due paesi utilizzavano il marco tedesco, adottato nel 1996.
Questo comporta che la maggior parte degli acquisti lo si fa in contanti.
Cena su una panchina dell’affollatissimo parco lungomare, un ottimo gelato e poi a letto. Domani la giornata sarà particolarmente faticosa.