Siamo in un hotel a pochi chilometri dal parco storico di Sukhothai al temine di una giornata dai ritmi un pochino più rilassati. Abbiamo percorso quarantotto chilometri con una temperatura superiore ai trenta gradi.
La sveglia suona prima del solito per poter visitare le rovine dell’antica Sukhothai. Una veloce colazione e, poco dopo le sette e mezzo, siamo in sella.
Percorriamo velocemente gli otto chilometri che ci separano dal parco storico. Arrivando possiamo scorgere sulla destra una serie di canali e isolette con delle rovine piuttosto ben conservate. Siamo ufficialmente nell’antica Sukhothai.
— Pillola di storia —
Sukhothai fu la capitale del Regno di Sukhothai, primo grande regno siamese, che tra il tredicesimo e il quindicesimo secolo si estendeva per gran parte dell’odierna Thailandia. Il Sukhothai è stato il primo regno Thai, creato dopo la sconfitta dei khmer che controllavano l’area, importante luogo di frontiera per l’Impero Khmer. Durante il Regno di Sukhothai, oltre alla diffusione della religione buddhista, fu creato un sistema unificato di scrittura, attraverso la fusione dei vari alfabeti khmer, che è alla base della lingua Thai, nella forma usata ancora oggi.
— fine—
Paghiamo il biglietto per noi e per le bici, prendiamo una piantina del sito ed entriamo. Fortunatamente ci sono pochissime persone e possiamo godere del sito, patrimonio dell’UNESCO, senza l’affollamento che lo contraddistingue per gran parte della giornata. Le rovine dei palazzi e dei templi buddhisti, costruiti in mattoni rossi e grandi pietre porose di colore marrone scuro, le porte e le mura della città, le dighe e gli stagni, i laghetti e i canali per il sistema di controllo dell’acquedotto sono conservati e mantenuti in maniera eccellente. Ci aggiriamo rapiti da un’atmosfera che ci riporta in un tempo lontano, circondati da una forte spiritualità. Delle persone pregano i Buddha, altre arrivano in comitiva con tanto di guida. Noi intanto ci siamo riempiti gli occhi di bello e possiamo riprendere il nostro cammino.
Lungo la strada, fuori dall’antica capitale, negozi ricchi di prodotti locali, tessuti, oggetti di legno intarsiato, oro lavorato, attendono i primi turisti. Li superiamo dirigendoci verso la nuova Sukhothai, una piccola città pochi chilometri dalla vecchia capitale del Regno. Li ci fermiamo per comprare una nuova camera d’aria per la bici del Miche, visto che quella di scorta è stata utilizzata in occasione della foratura. La comunicazione con due anziani signori del negozio è, a dir poco, complicata, forse perché a loro non interessa troppo comunicare con noi. Dopo un buon quarto d’ora arriviamo al risultato di comprare la camera d’aria ce ne possiamo andare.
Riprendiamo la strada e, dopo circa un’ora di pedalata iniziamo a cercare un posto dove pranzare. Il solito localaccio, ricavato in uno spiazzo tra i rovi, può essere il posto giusto. Un signore anziano e tre signore ci accolgono con tanti sorrisi e hanno voglia di parlare con noi. A gesti ci indicano dove sistemare le bici per averle all’ombra, poi tentano di spiegarci quello che hanno in bella mostra, con gesti e versi (bellissimo verso del pollo).
Spiedino di pollo alla brace per il Miche, Dudu e me, noddles per Micky, consumati seduti su delle tavole intorno ad un vecchio tavolo. I proprietari, compiaciuti per i loro insoliti ospiti, fanno di tutto per metterci a nostro agio e ci riescono perfettamente; a volte basta poco.
Paghiamo e ringraziamo. La signora aggiunge del ghiaccio alle nostre borracce per rendere l’acqua più fresca e poi ci lascia ripartire.
Decidiamo di non fermarci più fino all’hotel, salvo poi ricrederci per strada di fronte ad un cocomeraio. Compriamo un cocomero da portare in camera e mettere in fresco per la sera. A vendere i cocomeri una signora sulla quarantina, che si innamora a prima vista del Miche. Baci e abbracci con il Miche che fa delle facce tra l’imbararazzo e il fastidio. Andiamo via con uno sconto sul cocomero.
Arriviamo nei pressi dell’hotel. Proprio nella strada adiacente c’è il mercato. Una serie di bancarelle che vendono frutta, verdura, carne, pesce, uova e dolci, cibi cucinati, rigorosamente thai.
Lasciamo le bici. Non possiamo lasciarci sfuggire un giro in un luogo così particolare. Il mercato racconta sempre molto delle persone del posto. Gli odori sono forti, così come l’aspetto di certi cibi. Le carni in mostra sotto il sole, sormontate da nuvole di mosche. I pesci vivi, lasciati a boccheggiare in tinozze con due dita di acqua e fatti a prezzi al momento dell’acquisto. La frutta ammucchiata a terra su grossi teli e gli insetti in banchi venduti come caramelle. Può sembrare il mercato degli orrori, ma è affascinante e pullula di vita. Noi, senza badare troppo all’aspetto, ne approfittiamo per qualche assaggio.
Partiamo dalla frutta con delle fragole da intingere in un mix di zucchero, sale e peperoncino e un ananas sbucciato e fatto a pezzi, seguito da un frutto rosso e sconosciuto dal sapore a metà tra una mela e un finocchio. Passiamo poi alle uova. Prendiamo degli spiedini di uova il cui guscio è riempito con una sostanza a base di uova, spezie e pepe, frullata e bollita. Mangiabili ma non eccezionali. A questo punto io mi butto e assaggio un grillo, inaspattamente buono; il sapore è quello di un pesciolino fritto. Dudu prende delle frittelle dolci ripiene di cipollina e il Miche una coppetta si mais servita con degli sciroppi. Per tutti una esperienza insolita, interessante e divertente.
Rientriamo in hotel per un po’ di compiti per i piccoli e lavoro o relax per i grandi, dopodiché non ci resta che organizzarci per la cena. Fortunatamente nelle vicinanze un piccolo chiosco serve dei noddles. Perfetti per una cena veloce prima di andare in camera a mangiare il nostro cocomero fresco e dormire.
Comments
1 commentoGiovannella
Dic 24, 2018Sono disposta a pagare per vedere Ale che mangia i grilli.Zoom sul viso…….