Al termine di una giornata piacevole, trascorsa per lo più in mezzo alla natura, siamo in un hotel a quattro stelle a Levittown, un census-designated place, ovvero un luogo designato per il censimento; una località senza una forma di amministrazione riconosciuta, né dei confini precisamente definiti. L’hotel nel quale dormiremo, per essere un quattro stelle, è decisamente scadente, ma è onesto e pulito in linea con il prezzo pagato; probabilmente le stelle sono l’eredità di un tempo, quando era un hotel di lusso.
La giornata inizia la mattina nel motel OYO. Facciamo una sostanziosa colazione a base di uova, cotte con il nostro set di preparazione cibi da microonde, ci prepariamo e usciamo. Imbocchiamo subito uno stradone che seguiremo per gran parte della mattinata. Dovremo percorrere poco meno di ottanta chilometri, pertanto non possiamo concederci troppe pause o pause troppo lunghe. Il Miche ha fame, pertanto ci fermiamo per uno spuntino nel parcheggio di un campo da golf, mentre tre grossi falchi volteggiano sopra di noi.
Riprendiamo le bici fino ad arrivare nei pressi di Princeton, una cittadina famosa per la sua prestigiosa università; fu fondata dai quaccheri nel 1696 e qui si riunì nel 1776 la prima legislatura del nuovo Stato di New Jersey.
Ci fermiamo per pranzare in un piccolo locale lungo la strada. Zuppa di pollo per Micky e me, sandwich con pastrami per Dudu e il Miche. Il sandwich con il pastrami è un panino a base di carne speziata e affumicata servito in infinite versioni: con formaggio, cetriolini, cipolle, pomodori, insalata, salse varie e chi più ne ha più ne metta. Leggenda narra che il primo panino a base di pastrami fu preparato a New York, nel 1887, dal macellaio ebreo di origine lituana Sussman Volk. Questi disse di aver ricevuto la ricetta da un amico rumeno, in cambio della custodia dei bagagli. La ricetta piacque a tal punto da diventare in poco tempo molto popolare e Volk si convinse a chiudere la macelleria ed aprire un ristorante.
Un ragazzo barbuto si ferma a parlare con noi, consigliandoci una strada sterrata che corre in una riserva naturale tra due fiumi. È strano come la pronuncia cambi da una persona all’altra. Qualcuno, come il ragazzo barbuto, si capisce benissimo, mentre qualcun altro farfuglia qualcosa che deve essere interpretato.
Imbocchiamo la stradella sterrata. Siamo soli, a parte qualche scoiattolo e le immancabili anatre che, per l’abbondanza di corsi d’acqua presenti in questa zona, sono numerosissime. Ogni tanto incontriamo qualche paziente pescatore con lo sguardo fisso sul galleggiante che, nell’attesa si vederlo sparire sott’acqua, si gusta una birra.
La tranquilla gita tra colori e rumori di una natura travolgente, si trasforma ben presto in un Camel Trophy. Pedaliamo con le ruote immerse nel fango per dieci centimetri, che rendono complicato anche stare in piedi. Percorrere i restanti quaranta chilometri in queste condizioni significa arrivare a notte inoltrata. Decidiamo quindi di uscire e prendere una strada asfaltata il prima possibile.
Riusciamo a guadagnare l’asfalto dopo circa sei chilometri, proprio nei pressi del centro di Princeton. Attraversiamo il college con l’impressione di pedalare in una perfetta cittadina inglese di epoca vittoriana. Effettivamente l’università di Princeton è stata realizzata in stile gotico collegiale, un sottogenere dell’architettura neogotica, popolare tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo per gli edifici dei college e dei licei negli Stati Uniti e in Canada.
Qui Albert Einstein ha trascorso i suoi ultimi anni di ricerca. Tutto è curatissimo, i prati sono perfettamente tagliati, le strade pulite, le facciate degli edifici manutenute. Un po’ di fango ci ha consentito di visitare questo luogo così bello e prestigioso.
Proseguiamo il viaggio. Prima un campanile altissimo in stile gotico nel quale potrebbe vivere un mago di un romanzo fantasy, poi attraversiamo l’ennesimo ponte. Lo percorriamo su una pista ciclabile fatta di tavole di legno nuovissime. Esattamente a metà ponte il legno cambia colore; diventa più scuro. Siamo in Pennsylvania.
Il nome Pennsylvania significa “Penn’s Wood”, ossia i boschi di Penn. Originariamente, infatti, la Pennsylvania era un appezzamento di terra boscosa donata al quacchero William Penn dal Re Carlo II di Inghilterra, come pagamento di un debito. La Pennsylvania è anche conosciuta col nome di Keystone, chiave di volta. Qui sono stati firmati numerosi importanti documenti americani, come la dichiarazione di indipendenza a Philadelphia.
Imbocchiamo un altro stradello sterrato che costeggia un canale. Fortunatamente non c’è fango. Lo seguiamo per circa venti chilometri. Usciamo per fare la spesa ad un Walmart, dopodiché lo riprendiamo per fare gli ultimi tre chilometri che ci portano in una strada di grande comunicazione e all’hotel.
Domani arriveremo a Philadelphia, dove rimarremo un giorno per visitare i luoghi più importanti della città, tra sacro e profano, tra la dichiarazione di indipendenza e Rocky.