Primo dell’anno bagnato, anno fortunato. Non è così il detto? Comunque noi, prendendolo per buono, abbiamo pedalato tutto il giorno, per quasi settanta chilometri, sotto un’acqua fitta e insistente. Fortunatamente la temperatura è stata mite, intorno ai 12-15 gradi.
Siamo nel Maryland, l’ottavo stato che incontriamo in questo viaggio, così chiamato in onore di Enrichetta Maria, moglie del re Carlo I d’Inghilterra.
Fondato come colonia inglese nel 1634 da Cecil Calvert, il secondo barone di Baltimora, annessa alla Pennsylvania nel 1682, è stata riconosciuta come Stato ed entrò a far parte della Confederazione nel 1788.
Lo stemma ufficiale dello stato riporta un motto decisamente sessista che ad ogni campagna elettorale suscita notevoli dibattiti. Esso infatti recita in un italiano arcaico: “Fatti maschii, parole femine”. Risultata, ben visibile all’interno del sigillo ufficiale dello Stato, ed era riportato nello stemma della casata inglese dei baroni di Baltimore, fondatori della colonia. Inoltre la frase sembra sia derivata da un commento fatto da papa Clemente VII nel XVI secolo, quando stava tornando in Italia al termine di un viaggio in Francia.
Ci svegliamo la mattina a Christiana. Ci affacciamo alla finestra. Sta piovendo, come del resto era previsto. Ci prepariamo e usciamo per questa prima, magnifica, pedalata dell’anno.
La visibilità è piuttosto scarsa, e dovendo percorrere un tratto di strada sprovvisto di “bike lane”, ovvero della carreggiata riservata alle biciclette, procediamo sul marciapiede. In giro non c’è anima viva.
Pedaliamo per trentacinque chilometri attraversando, dopo circa venti, la piccola città di Elkton, affacciata sul fiume Elk. Lungo la strada vecchie chiesette in legno che erano utilizzate per l’eloping, ovvero la celebrazione ufficiale di un matrimonio in forma rapida e riservata. Tuttavia, nel 1938, una legge delle stato del Maryland impose un periodo di 48 ore di pubblicazione dell’annuncio di matrimonio prima della sua celebrazione, così la fama di Elkton svanì rapidamente.
La cittadina è deserta e tutti i locali sono chiusi. Percorriamo altri quindici chilometri prima di fermarci in un centro commerciale lungo la strada. Qui sicuramente troveremo da mangiare.
Un Burger King è perfetto per scaldarci un po’ mentre mangiamo qualcosa. Fuori del locale un ragazzo magro, alto, tatuato con passamontagna nero che lascia vedere solo gli occhi, guarda con aria sospetta tutte le persone che entrano nel locale. Sono tanti i giovani, in maggioranza afroamericani, che utilizzano il passamontagna al posto delle mascherina. Non sappiamo se sia una scusa per rendersi meno riconoscibili, ma sicuramente non sono rassicuranti.
Entriamo nel fast food. Tre panini, per Micky, Dudu e il Miche, mentre il vado al Walmart adiacente per comprare uno yogurt, una barretta proteica è un cestino di fragole della Florida. Mancano poco più di venticinque chilometri al nostro hotel. La pioggia è aumentata di intensità pertanto decidiamo di rimanere un’oretta dentro Burger King per riscaldarci.
Una volta rifocillati e scaldati ci rimettiamo in sella. Percorriamo la Pulasky Highway, ovvero la strada 40. Superiamo una serie di colline fino alle rive del Susquehanna, un lungo fiume che deve il nome ad una delle tribù indiane che vivevano sulla sue rive, i Susquehannock. Nasce dal lago Otsego, situato nella parte settentrionale dello stato di New York, procede attraverso l’altopiano appalachiano per sfociare dell’Oceano Atlantico nella baia di Chesapeake, nel Maryland.
Attraversiamo il fiume, in fila indiana, per mezzo di un lungo ponte in ferro. Sotto di noi la nebbia ci consente di vedere a stento l’acqua. Nel mezzo al fiume un’isoletta coperta di alberi, ormai spogli.
Un ultimo sforzo e siamo a Walmart. Micky, Dudu e il Miche entrano per cercare qualcosa per cena, io rimango a guardare le bici. Mi portano una tazza di caffè caldo col quale riscaldarmi mentre loro fanno la spesa.
Tacchino macinato, insalata e una torta al cocco da far cadere i denti per quanto era dolce.
Alle 16:15 siamo già in hotel. Ci serve per scaldarci, lavare ed asciugare i vestiti. Abbiamo un piccolo monolocale, con due letti, e angolo cottura. È carino e spazioso, una delle sistemazioni migliori di questo viaggio.
Dudu e il Miche si dedicano un po’ ai compiti, poi cena e a letto. Domani sarà il penultimo giorno di pedalata prima di Washington DC. Attraverseremo Baltimora in una giornata nella quale non dovrebbe piovere e la temperatura dovrebbe essere mite.