Uno dei motivi per cui viaggiamo è il fascino che esercitano su di noi le altre culture; desideriamo conoscerle e comprenderle quanto più possibile. Durante le lunghe ore sui pedali parliamo spesso di ciò che vediamo, delle usanze, dei modi di vestire, di parlare, di scrivere. Le differenze sono una ricchezza. Non appena abbiamo l’occasione ci fermiamo a parlare con le persone, per capire le loro tradizioni. Mangiamo dove mangiano loro, ancora meglio se con loro, per assaporare sensazioni e sapori.
Ci svegliamo nel bosco dopo una notte incessante di pioggia. La tenda è umida dentro e bagnata fuori. Una veloce colazione con pane e miele e qualche barretta prima di uscire e preparare tutto per la partenza.
Appena fuori dalla tenda siamo assaliti da flotte di zanzare e in terra c’è il fango. Rapidamente portiamo le bici e i bagagli fuori dal bosco, così come la tenda. Ripieghiamo la tenda fradicia, carichiamo le bici e partiamo. Fortunatamente stasera non dovremo dormire in tenda. Dormiremo nella guest house di Vladimir e Tamara.
Neanche un chilometro si strada che ecco una stazione di servizio. Ci fermiamo per un caffè/cappuccino/cioccolata calda, erogati da una macchina automatica, ci laviamo la faccia, e ripartiamo.
Non appena possibile lasciamo la strada principale. È l’unica che porta a Mosca ed è trafficata da tir e auto che sfrecciano ad alta velocità.
Siamo di nuovo in mezzo alle foreste.
Leggendo i cartelli stradali, scritti sia con le lettere dell’alfabeto cirillico che con quelle dell’alfabeto latino, iniziamo a capire come si legge il russo.
Pedalare nel mezzo ad una foresta è rilassante; il tempo e i chilometri scorrono, intorno all’ora di pranzo siamo in una cittadina. Ci fermiamo ad un supermercato, per noi è il primo russo. Tanti prodotti diversi rispetto a quelli trovati fino ad ora; inutile capire cosa possano essere. I prezzi sono piuttosto bassi e noi ne usciamo con due buste piene per circa venti euro.
Dalla mattina la signora Tamara continua ad inviare messaggi a Micky su whatsapp. Le chiede a che ore arriveremo, le da indicazioni sulla strada, le chiede se ceneremo o se abbiamo bisogno di aiuto.
Decidiamo di mangiare da Vladimir e Tamara, ma dobbiamo trovare un bancomat per prelevare dei contanti.
Attraversiamo la piccola cittadina. Non è luccicante e moderna, anzi, è piuttosto rattoppata, ma non si vede tutta la povertà che ci viene raccontata. Tra i negozi ci sono teli in terra con persone che vendono cimeli dell’ex Unione Sovietica, più o meno originali.
Ci fermiamo ad un’ottica (оптика, che corrisponde a optika) per riparare la stanghetta degli occhiali di Niccolò, a cui ha perso la vite. Una signora gentilissima la ripara gratuitamente.
Finalmente il bancomat, dentro un supermercato, con la possibilità di scegliere l’italiano come lingua. Preleviamo cinquemila rubli, circa cinquanta euro. Sono sufficienti, in quanto tendiamo a pagare tutto con la carta.
Mancano ancora trenta chilometri alla nostra guest house. Lungo la strada siamo incuriositi da una signora che riempie delle bottiglie di acqua tirando su l’acqua da un pozzo. Ci fermiamo a vedere. L’acqua è limpida e fresca. Arriva un’altra macchina con le bottiglie. Ci mettiamo in fila. Dudu e il Miche discutono per chi deve girare la carrucola per immergere e tirare su il secchio dal pozzo. Decidiamo democraticamente che faranno a turno. L’acqua è ottima. Beviamo con gusto e riempiamo tutte le borracce.
Ci rimettiamo su strada per percorrere gli ultimi venti chilometri, tutti di sterrato. Ritroviamo la sabbia e le odiatissime ondine, che ci fanno sobbalzare e ci obbligano a fare zigzag nella strada per evitarle il più possibile. Enormi tir passano carichi di legna. Si nota l’effetto del disboscamento senza regole, con porzioni intere di foresta scomparse.
Ora giriamo in un viottolo nella foresta, strettissimo; ai due lati mirtilli e lamponi, che mangiamo avidamente. Di fronte a noi un albero caduto che ostruisce la via; dobbiamo sollevare le bici per superarlo.
Arrivare a casa di Vladimir e Tamara sta diventando un’avventura. Di fronte a noi una ferrovia che taglia in due la foresta. La superiamo passando tra le rotaie, alcune centinaia di metri e finalmente siamo di nuovo in una strada forestale. Poche centinaia di metri e arriviamo.
Vladimir ci sta aspettando fuori dal cancello. Un signore sulla sessantacinquina, minuto, con una faccia simpatica e dei grandi occhi azzurri. Ci accoglie calorosamente e sfoggia con orgoglio il suo inglese, un po’ arrugginito, ma ancora ottimo. Ci presenta Tamara, sua moglie e l’amore della sua vita, poi Daniel suo figlio, un ragazzone alto e muscoloso di ventuno anni che è impegnato a tagliare la legna per l’inverno. Qui è praticamente lo sport estivo più praticato.
Ci fa subito vedere il nostro alloggio. Una casetta su due piani costruita interamente in legno. Meravigliosa, sembra la casa di Biancaneve e i sette nani. L’ha costruita Vladimir.
La quantità di calorie che sto immagazzinando mi sta facendo rapidamente assumere la stazza di un boscaiolo russo, quindi, perché non provare a tagliare la legna? Chiedo a Vladimir se è possibile e lui mi risponde che non posso andare via senza averne tagliata un po’.
Daniel , prima mi mostra come si fa e poi mi lascia l’ascia e mi dice: “accetta l’accetta” (vabbè la dovevo scrivere 😂).
Con tutta la forza che ho mi accanisco sul malcapitato pezzetto di legno che vola in due pezzi. Andava bene anche un po’ meno. Faticoso sicuramente, ma non occorre essere Maciste.
Mentre Micky sistema i bagagli io apro la tenda nella speranza che si asciughi un po’. Domani sera dormiremo nuovamente sotto le stelle.
La tenda è completamente fradicia. Con uno straccio la asciugo esternamente, poi Dudu mi aiuta a montarla e passo all’interno.
Vladimir mi chiama per mostrarmi il Samovar, una specie di bollitore che mantiene l’acqua calda per il rito del tè. Quello di Vladimir è molto antico; è alimentato a legna. Una meraviglia.
Mette dell’acqua nel serbatoio del samovar, mette nei legnetti nella piccola fornace e accende il fuoco. Fino ad oggi conoscevamo la tradizione del samovar soltanto attraverso i libri di Tolstòj e Dostoevskij; oggi siamo qui a eseguire questo antico rito.
Intanto la cena è pronta, rigorosamente russa. Vladimir fa da padrone di casa e da traduttore. Abitando nella foresta quasi tutto è fatto con quello che la foresta offre, che Tamara conosce perfettamente, e che loro stessi raccolgono.
Il menù prevede: zuppa di funghi con dei ravioli, tipo quelli cinesi, ripieni di carne, fatti a mano da Vladimir, frittelle di patate del loro orto, funghi in agrodolce, cetrioli in vari modi, pomodori gialli e rossi, bacche rosse raccolte nel bosco e una bevanda fatta con le stesse bacche spremute. Infine delle frittelle dolci con marmellate di susine del loro albero e una di mirtilli e un’altra bacca che non conosciamo; entrambe fatte lo stesso pomeriggio.
Tamara regala a Micky un vasetto di marmellata di susine, quella che ci è piaciuta di più.
Tutto ottimo, ma la cosa più bella sono i racconti e le esperienze di Vladimir. Era un ufficiale della Marina russa, stessa carriera che sta tentando il figlio, ora cadetto. Vladimir è in pensione ed ha conservato lo spirito nobile ed etico dell’ufficiale. Ama parlare di tutto e ama confrontarsi.
Ci racconta della sua terra delle tradizioni, belle e brutte. È preoccupato per il futuro. Secondo lui uno dei pregi della Russia è anche uno dei suoi problemi principali. La vastità e l’abbondanza di tutto. Hanno tanta acqua dolce e buona, tante foreste e per questo non si pongono il problema del sovrasfruttamento delle risorse naturali. Vede che rispetto a qualche anno fa il livello dei laghi si sta abbassando e le foreste sono sempre meno estese. Il disgelo viene sempre prima.
Rimarremmo tutta la notte a parlare con Vladimir, ma il giorno dopo dobbiamo pedalare per almeno settanta chilometri. Dobbiamo andare a letto.
Il letto invece del piumone ha le vecchie e pesanti coperte. A me piacciono di più. Sentire il peso della coperta calda addosso è una sensazione piacevole.
Comments
1 commentoВладимир
Ago 18, 2019Наша семья получила подлинное удовольствие от встречи в своём гостевом домике «Гнездо аиста» в Идрице с очень красивой и оптимистичной семьей Александра. Нам кажется, что перед ними нет никаких непреодолимых препятствий. Взрослые и дети не выбирают легких путей для себя и своих «лошадок» – велосипедов, но это даёт им возможность широко и всесторонне узнать окружающий мир.
Мы очень благодарны Александру и его семье за интересный рассказ о нашей встрече в Идрице! Надо иметь настоящий талант, чтобы за короткое время в условиях путешествия создать литературное произведение, рассказывающее читателям блога и о природе России, и о некоторых русских традициях, и об экологически чистых продуктах питания, которыми мы угощали путешественников – продуктах, выращенных самой природой без участия человека.
Спасибо Вам, дорогие друзья! Хорошего Вам пути, добрых встреч с новыми людьми и удачи во всем и всегда!
С любовью,
Тамара, Владимир
Francesca
Ago 24, 2019Mi piace molto il mostro modo di viaggiare, e quello che mi piace di più è il fatto che riusciate sempre a entrare in contatto con la cultura locale. Mi chiedevo come troviate gli alloggi, perché non è sempre facile finire a dormire a casa di gente del posto. Per esempio, Vladimir e Tamara come li avete trovati? Grazie!